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Cronaca

Peschereccio naufragato, si apre l'inchiesta: "Ignorate le regole sul traffico navale"

Partiti gli interrogatori negli uffici della Guardia Costiera. Nel frattempo è stata vietata la navigazione nel punto di affondamento. Nessuna fuoriuscita di carburante, ma il monitoraggio continua

Mentre continua il monitoraggio ambientale in mare, si apre l'inchiesta a seguito dell'incidente marittimo avvenuto mercoledì a circa 11,5 miglia nautiche dal porto di Ravenna (oltre 21 km dalla costa), che ha coinvolto la nave mercantile Mika, di 82 metri di lunghezza e 1660 tonnellate di stazza lorda, e il peschereccio Lugarain, di 23 metri di lunghezza, che ha portato all'affondamento di quest'ultimo. 

L'inchiesta sull'incidente

Nella mattina di giovedì, negli uffici della Guardia Costiera di Ravenna sono iniziati gli interrogatori di tutti i marittimi imbarcati sulle navi coinvolte, ai fini dell’inchiesta sommaria sull'incidente al largo della costa ravennate. Agli atti di indagine, i militari della Capitaneria hanno già acquisito i tracciati radar e Ais delle navi coinvolte, dai quali è possibile verificare, con assoluta certezza, le rotte e le manovre eseguite dalle navi nei momenti precedenti la collisione e le eventuali attività in corso.

Inoltre, il personale specializzato “Port State Control” della Capitaneria di Porto di Ravenna si è recato a bordo del mercantile straniero “Mika” e, a seguito di ispezione dettagliata, ha sottoposto a “fermo amministrativo” la nave a causa di diverse carenze che, come spiega la Capitaneria, non sarebbero relative a danni strutturali successivi all’impatto, ma "derivanti dal mancato rispetto delle vigenti Convenzioni marittime internazionali".

In ogni caso, da una prima disamina dei fatti, emergerebbe che l'incidente si è verificato nella parte iniziale del canale di ingresso al porto di Ravenna, previsto dal vigente “Schema di Separazione del Traffico Navale”, approvato dalla Capitaneria di porto proprio a maggior tutela della sicurezza per disciplinare la navigazione marittima a seguito di precedenti collisioni avvenute al largo della costa romagnola. "Evidentemente - spiegano dagli uffici della Capitaneria - non sono state rispettate le disposizioni, i divieti e le prescrizioni". Non sarebbero state rispettate quindi "l’osservanza delle direttrici di traffico navale, il rispetto delle precedenze in mare, le attività vietate (tra le quali, appunto, l’esercizio della pesca marittima)".
 
"Sarebbe stato sufficiente attenersi alle disposizioni dell’ordinanza - aggiunge la Capitaneria - per evitare la collisione e, quindi, l’affondamento del peschereccio". Saranno comunque le attività investigative in corso presso la Capitaneria di Porto a far piena luce sui fatti, confermando le eventuali responsabilità penali e amministrative a carico dei responsabili, che potrebbero essere "aggravate dalla circostanza di aver ignorato le regole imposte recentemente dalla Capitaneria di Porto di Ravenna proprio a salvaguardia della sicurezza della navigazione marittima".

Il monitoraggio ambientale

Nel frattempo sono state adottate le prime iniziative relative alla tutela marittima ambientale. In particolare, dal Comando della Capitaneria di Porto fanno sapere che è stato emanato un “Avviso urgente ai naviganti” e diffusi messaggi radio per indicare la presenza del relitto del peschereccio, appoggiatosi su un fondale di circa 25 metri. Inoltre, a tutela della sicurezza della navigazione, la Capitaneria ravennate ha emanato un’ordinanza che vieta la navigazione alle navi con pescaggio superiore a 10,5 metri entro un raggio di 200 metri dal punto di affondamento del peschereccio.

Mercoledì sono proseguite senza sosta le attività di perlustrazione di tutta la zona, con impiego di due motovedette della Guardia Costiera, la CP 847 e la CP 713, di un elicottero AW 139 proveniente dalla base aeromobili Guardia Costiera di Pescara, e del nucleo subacquei dei Vigili del Fuoco proveniente da Bologna che ha posizionato una boa di segnalamento per individuare in superficie il punto di affondamento. Inoltre, i Vigili del Fuoco hanno ispezionato il relitto non rilevando fuoriuscite di carburante dalle casse combustibili del peschereccio affondato. I comandanti delle due imbarcazioni coinvolte hanno ricevuto formale diffida "per l’adozione di urgenti misure atte ad eliminare i potenziali effetti dannosi all’ambiente marino e costiero". 

"La lieve iridescenza superficiale che si è formata a seguito del naufragio - precisa la Capitaneria - è stata contenuta e recuperata da un mezzo antinquinamento del Consorzio Castalia, intervenuto su richiesta della Capitaneria di porto di Ravenna, a seguito dell’autorizzazione del Ministero della Transizione Ecologica". Le operazioni di monitoraggio di tutta la zona interessata, riprese dalle prime ore di giovedì, non avrebbero rilevato presenza significativa di idrocarburi in superficie.

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