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Cronaca

Matteo Cagnoni torna in aula per parlare della "villa del delitto"

Il dermatologo che a giugno è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della moglie Giulia Ballestri, ora rinchiuso in carcere a Bologna, mercoledì ha fatto ritorno nel Tribunale di Ravenna

Matteo Cagnoni torna in aula: questa volta, però, non si siede al banco dell'imputato, ma a quello del testimone. Il dermatologo che a giugno è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della moglie Giulia Ballestri, ora rinchiuso in carcere a Bologna, mercoledì ha fatto ritorno nel Tribunale di Ravenna in quanto chiamato a testimoniare in merito a un tentato furto in quella che poi divenne la "villa del delitto", la casa di via Padre Genocchi dove il 16 settembre 2016 la moglie di Cagnoni venne ritrovata priva di vita in un lago di sangue.

L'imputato Hazizi Kastriot, 43enne albanese muratore difeso dall'avvocato Luca Casadio, venne scoperto dai Carabinieri la sera del 9 novembre 2014, poco prima di mezzanotte, mentre tentava di intrufolarsi nella villa abbandonata di proprietà del padre di Cagnoni. L'uomo è stato citato a giudizio per tentato furto aggravato e tra i testimoni c'è proprio Matteo Cagnoni, che quella sera si trovava a Firenze e che due giorni dopo il fatto presentò denuncia ai Carabinieri di Ravenna, con tanto di delega del padre Mario. Caso vuole che secondo la tesi difensiva del processo che ha visto Cagnoni come imputato dell'omicidio della moglie sarebbe stato proprio un ladro straniero, introdottosi in cerca di riparo o di oggetti da rubare, a trovare Giulia Ballestri in casa e a ucciderla. Teoria che, vista la condanna all'ergastolo, non ha convinto la Corte d'Assise.

Il 43enne, senza fissa dimora, avrebbe dapprima tentato di forzare la porta d'ingresso della villa utilizzando una chiave inglese; poi, fallito il tentativo, si sarebbe arrampicato sul terrazzo al primo piano utilizzando una scala e forzando una tapparella per entrare, facendo scattare l'allarme. Il malvivente fu scoperto dai vigilanti privati e poi dai Carabinieri, che gli tolsero la scala bloccandolo di fatto sul balcone. Secondo la difesa dell'avvocato Casadio, l'uomo si sarebbe intrufolato in casa non per rubare, ma in cerca di un luogo caldo in cui trascorrere la notte. Durante la sua breve testimonianza, Cagnoni ha modificato in alcuni punti la sua versione dei fatti rispetto alla prima denuncia, spiegando di averla sporta prima di aver effettuato un sopralluogo nella villa in base alle informazioni che aveva ricevuto dalle forze dell'ordine.

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