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Cronaca

E' il giorno dell'accusa: "Tutta l'indagine urla prove contro Cagnoni". Lui per la prima volta assente

Tutti gli occhi dei presenti in aula, piuttosto piena rispetto alle ultime udienze, erano in cerca del dermatologo: ma Cagnoni, per la prima volta durante il processo, non era in aula

Tutti gli occhi dei presenti in aula, piuttosto piena rispetto alle ultime udienze, erano in cerca del dermatologo: ma Cagnoni, per la prima volta durante il processo, non era in aula. Si è aperta così l'udienza di martedì mattina in tribunale, quella dedicata all'arringa finale del pubblico ministero Cristina D'Aniello. E' il momento dell'accusa, che riannoda i fili di lunghissime udienze, per illustrare alla corte un "film", quello di chi è fermamente convinto della colpevolezza dell'imputato.

La seconda parte ==> Sangue dal ballatoio alla cantina, bastone e impronte: tutte le prove che per il pm inchiodano Cagnoni

Nell'ultima udienza si era conclusa con l'imputato che aveva dichiarato di trovarsi in carcere "Ai piedi di Cristo", e con la decisa replica dell'accusa che aveva sottolineato che "Ai piedi di Cristo ci si pente" l'istruttoria pubblica del processo a Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri, dalla quale si stava separando, il 16 settembre 2016. Un imputato che per tutto il processo, partito a ottobre, si è dimostrato molto attivo: sempre presente in aula a fianco del suo avvocato e amico Giovanni Trombini, intento a prendere appunti e a inviare lettere ad amici e giornali, chiedendo di poter rilasciare dichiarazioni spontanee in aula e anche, in più di un caso, a perdere le staffe, come quando ha inveito insultando la madre della moglie uccisa. Ma stavolta Cagnoni manca.

Processo Cagnoni, la requisitoria del Pm (foto Massimo Argnani)

La requisitoria del pubblico ministero Cristina D'Aniello inizia poco prima delle dieci, e si capisce subito che si andrà per le lunghe: del resto durante gli otto mesi di istruttoria dibattimentale il materiale analizzato è stato tantissimo, tra testimonianze, tabulati telefonici, accertamenti tecnico-scientifici, dattiloscopici e genetici e filmati: indelebile nella mente dei presenti in aula quello del ritrovamento del cadavere di Giulia, che quando venne proiettato in aula causò un malore all'imputato. Filmato che, mette subito in chiaro il Pm, non verrà mostrato nuovamente, "perchè sono immagini che tutti voi avete ancora bene in mente”. "Non esistono delitti perfetti, ma indagini perfette - attacca il pubblico ministero - Questa è stata un'indagine che ha visto lavorare donne e uomini della Polizia di stato in maniera brillante e continua, persone che con pietas si sono impegnate non per trovare in Cagnoni il colpevole, ma per dare giustizia a Giulia Ballestri e alla sua famiglia. Da parte della difesa, al contrario, ci sono stati momenti di continua messa in discussione delle modalità e dei comportamenti di Polizia e della Procura, fino ad avere dubbi sulla loro imparzialità e all'eccezione (respinta) di legittima suspicione. Tuttavia tutti gli accertamenti emersi fino a oggi - di grande rilevanza probatoria - vanno sempre calati nel caso specifico: "E in questo caso, i dati raccolti urlano elementi probatori nei confronti di Matteo Cagnoni". Elementi che passano anche tramite le testimonianze, "tra tutti un testimone altamente qualificato - spiega il pm - La stessa vittima, Giulia Ballestri: perchè abbiamo potuto ascoltare la sua voce tramite ciò che raccontava ad amici e parenti e attraverso i messaggi che inviava al nuovo compagno Stefano e agli amici, e di fronte a questa voce nulla può Cagnoni nel dire che sua moglie era fabulante e inventava le cose: Giulia non inventava niente, Giulia aveva paura".

La scomparsa di Giulia

La scomparsa di Giulia viene denunciata domenica 18 settembre, intorno alle 14, dal fratello Guido e dal compagno Stefano intorno alle 14. Ma in realtà le scomparse sono due, e si dividono sulla "linea dantesca" Ravenna-Firenze: oltre a essere sparita Giulia, infatti, è sparito anche Cagnoni, che a un certo punto non si riesce più a contattare telefonicamente, tanto che viene inviata una pattuglia a Firenze per cercarlo nella villa dei genitori (dove effettivamente si era recato). "La logica vorrebbe che, vista la scomparsa della moglie, l'imputato tornasse a Ravenna e desse le chiavi del loro appartamento di via Giordano Bruno per vedere se Giulia potesse magari avere avuto un incidente in casa: ma invece Cagnoni fa ipotesi illogiche, come ha sempre fatto in questo processo, resta a Firenze e dà il permesso di far sfondare l'ingresso dai pompieri - insiste il pm - Tuttavia Giulia non è in via Giordano Bruno: si avvisa la Procura, non è più un soccorso pubblico ma si cerca una persona scomparsa. La si cerca a Marina Romea, ma niente. Ci si ricorda poi della casa abbandonata di via Padre Genocchi: lì, alle 00.30 della notte, verrà trovata Giulia – o meglio, il suo cadavere.

La villa del delitto: “Era perfettamente chiusa”

Parallelamente alle ricerche di Giulia, a Firenze si cerca Cagnoni: la Questura effettua una chiamata alla villa dei genitori a cui risponde la madre dell'imputato, Vanna Costa: a quel punto non si sta ancora cercando l'imputato Cagnoni, ma il marito Cagnoni, per chiedere informazioni sulla scomparsa della moglie. A Ravenna viene chiamata la vigilanza Colas per poter entrare nella villa di via Padre Genocchi: anche loro per avvisare i proprietari chiamano l'abitazione di Firenze, dove un addetto parla prima con la madre e poi con il padre Mario Cagnoni, a cui dicono esclusivamente che sono in cerca delle chiavi (nessuno sa che in quella casa di lì a poco verrà trovato il corpo di Giulia Ballestri). "Sì, perchè la villa risulta perfettamente chiusa: sono chiusi in cancelli, le porte d'ingresso, le finestre, tutti gli ingressi, con allarme funzionante e inserito – a differenza di ciò che disse Cagnoni che raccontò di averlo dismesso “a causa dei topi” - tanto che il servizio alla Colas risulta sempre pagato e la stessa Colas quando entra domenica deve digitare il codice per disattivarlo e la Polizia quando va via ridigita il codice" spiega la D'Aniello, che chiede poi che venga proiettato il video in cui si vede l'ingresso della Polizia nella villa quella domenica sera - "Quando la Polizia arriva sul terrazzo della villa, la porta-finestra è chiusa: sono gli agenti che la aprono. E questo lo sappiamo perchè ce lo ha detto la Polizia testimoniando. Ma se fosse stata aperta, non cambierebbe comunque di una virgola la ricostruzione di questo processo, al netto di "ladri acrobati" e scale inesistenti". Per l'imputato, infatti, l'assassino di Giulia - "probabilmente dei ladri acrobati" - sarebbero entrati da quella porta che dà sul terrazzo, che sarebbe stata aperta. Per l'accusa non è così.

Il ritrovamento del cadavere: “Cagnoni già sapeva”

Il ritrovamento del cadavere avviene alle 00.30 della notte tra domenica 18 e lunedì 19 settembre. Alle 00.48 il commissario Bandini invia un sms alla polizia: “trovato cadavere”. Alle 00.57 la Colas comunica a Firenze che nella villa è stato trovato un cadavere: risponde Vanna Costa. "Nessuno le dice che è stato trovato il corpo di una donna, né tanto meno quello di Giulia Ballestri, tanto che chi parla della Colas nemmeno sapeva di chi fosse il corpo", spiega il pubblico ministero. Eppure già alle 00.23 (quando Cagnoni dovrebbe sapere solo, come da telefonata delle 00.11, che la Polizia stava entrando nella villa di Ravenna), l'imputato manda un messaggio a un'amica con cui aveva appuntamento lunedì mattina dicendole “Dobbiamo rinviare, grosso guaio”. "Perchè dice “grosso guaio”? La logica porterebbe a pensare, al limite, all'ingresso nella casa disabitata di alcuni ladri: non certo al ritrovamento del cadavere della moglie - puntualizza il pm - E invece, alle 00.29, Cagnoni telefona addirittura al suo avvocato (dal quale si era recato domenica sera, a Bologna, e che aveva già chiamato pochi minuti prima) e alle 00.43 invia un messaggio alla sua segretaria dicendole “E' successa una tragedia, disdici gli appuntamenti”. Quale tragedia? Solo 14 minuti dopo verrà detto loro che è stato trovato un cadavere – generico – nella villa. Cagnoni non poteva sapere della morte di Giulia, a meno che naturalmente non sia lui ad ammazzarla". Cagnoni, in tutta risposta, aveva detto che "mai sarei stato così sciocco da uccidere mia moglie e poi mandare messaggi del genere”. “Questi messaggi - replica il pm - non vengono inviati il giorno in cui Giulia viene uccisa, ma solo quando Cagnoni scopre che la Polizia sta entrando nella villa: e lui sa che in quella villa c'è il corpo di Giulia. Sta progettando la sua fuga e capisce che non ha più tempo, quindi indossa la maschera del vedovo inconsolabile”". 

Durante la deposizione di Cagnoni, il pm gli ha fatto notare a più riprese che alcune risposte non coincidevano, anzi, stridevano nettamente con quanto detto a Firenze durante il primo interrogatorio. "La sensazione è che per l'imputato ci sia una verità prima del processo e una verità “riaggiustata” dopo il processo, che le ricostruzioni di Cagnoni siano state “stiracchiate” in base a ciò che è emerso durante le udienze - sintetizza la D'Aniello - Ad esempio dice che la seconda telefonata all'avvocato Trombini l'avrebbe fatta per dirgli che sarebbe andato in questura a Ravenna (dove era stato convocato domenica sera), mentre al Gip di Firenze disse che lo aveva richiamato dopo aver scoperto del ritrovamento del cadavere della moglie (avvenuto, in ogni caso, dopo quella telefonata all'avvocato)". La verità, per l'accusa, è proprio in quel verbale di Firenze: "Cagnoni, infatti, chiama Trombini perchè sa che hanno trovato Giulia, non ha bisogno della telefonata successiva perchè lui, ovviamente, è l'assassino, mentre quando arriva qui deve “aggiustare” la ricostruzione, spiega decisa il pubblico ministero. Cagnoni ha spesso giustificato queste contraddizioni con un alteramento del suo stato psicofisico in carcere: ma per l'accusa ciò è del tutto inverosimile. "Molto più verosimile che Cagnoni sapesse e avesse inteso che anche la Polizia già sapesse della morte di Giulia", aggiunge il pm. Così come sarebbe inverosimile che l'imputato si fosse recato a Bologna dall'avvocato, penalista, perchè pensava che Giulia avesse "abbandonato il tetto coniugale" (quando la mamma di Giulia gli aveva detto semplicemente che la moglie non rispondeva alle telefonate). "In realtà è lui che se n'è andato a Firenze con i figli, quindi al limite è lui che ha abbandonato il tetto coniugale - spiega la D'Aniello - E poi già alle 13 di domenica aveva chiamato l'avvocato, quando ancora non avrebbe neanche potuto immaginare un ipotetico abbandono del tetto coniugale". Chiamata, questa, che emerge dai tabulati telefonici, che in questo processo rivestono una grossa importanza: durante la telefonata di lunedì 20 settembre (dopo il fermo dell'imputato, ndr) intercorsa tra i genitori di Cagnoni e il fratello Stefano è proprio quest'ultimo che, parlando dell'omicidio, dice al padre che "i telefoni tengono traccia di tutto”. Il padre risponde “lo so, ce lo ha detto anche ieri l'avvocato”: l'avvocato da cui, in teoria, erano andati per parlare di abbandono del tetto coniugale.

"Anche la mamma di Cagnoni sapeva già tutto"

Mentre la Polizia cerca Cagnoni a Firenze, domenica sera, gli agenti trovano i figli di Giulia e Matteo che dormono in una stanza della villa. E qui emerge un elemento importantissimo che lascia a bocca aperta i poliziotti: la madre di Cagnoni, infatti, dice che i bambini sono lì "perchè la loro mamma è stata ammazzata tre giorni fa nella villa abbandonata di Ravenna dopo una rapina”. Il marito a quel punto rimprovera la moglie: “Ma che stai dicendo?”. La donna, infatti, non poteva sapere nulla, se non che nella loro villa era stato trovato un cadavere: eppure, in quel momento, ha dato proprio quella versione che poi, nei mesi seguenti, è stata "adottata" e riproposta dalla difesa. Per l'accusa “era l'alibi che la famiglia aveva confezionato": l'anziana avrebbe solo sbagliato i tempi. E quando Cagnoni scopre che la Polizia sta cercando, inoltre, dice alla madre "Ho io le chiavi di quella casa, pensano che sia stato io". Ma a fare cosa, chiese il Pm a Cagnoni durante la sua deposizione "Sapevo che Giulia non si trovava e che avevamo la Scientifica in casa: mi venne il sospetto che in quella casa fosse successo qualcosa a Giulia”. Una deduzione che, secondo il pm, un innocente non farebbe mai.

La premeditazione

Tutta la ricostruzione del pm è poi tesa a dimostrare l'aggravante della premeditazione: tutto infatti, per il pubblico ministero, urla la premeditazione di Cagnoni. Come il fatto che il dermatologo abbia disdetto le visite del 16 settembre, che faceva ogni venerdì in una clinica di Bologna, già il 14 settembre, due giorni prima dell'omicidio. E anche la "scusa dei quadri", per l'accusa non regge: il famoso quadro che Giulia e Matteo sarebbero andati a fotografare nella villa il giorno dell'omicidio, infatti, era già stato fotografato da Cagnoni l'8 settembre. "Quindi quando Cagnoni chiede alla moglie di andare con lui nella villa per fare le foto ai quadri, sta semplicemente lanciando un'esca per attirare Giulia sul luogo dove aveva progettato il delitto. E Giulia per l'accusa lo sapeva – o meglio, lo sospettava - visto che pochi giorni prima scriveva a Stefano “Devo andare con lui a fotografare dei quadri, ma non mi fido”. Durante la requisitoria del pm emergono anche elementi nuovi: come la scaletta sul ballatoio su cui era appoggiato il quadro, macchiata di sangue, che per il pm l'aggressore avrebbe poi rimesso a posto dopo l'omicidio; cosa che si inserisce nei grossolani tentativi di pulizia fatti con stracci e liquidi che poi l'assassino avrebbe portato via. Difficile pensare che un ladro estraneo possa aver avuto la premura di fare ciò, per il pubblico ministero. E la ferocia con cui l'assassino si è accanito su Giulia dimostrerebbe che “Chi l'ha uccisa voleva eliminarla", spiega il pubblico ministero.

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

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La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

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