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Cronaca

Processo Cagnoni, l'amante: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

Quarta udienza del processo al dermatologo accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri: parla Stefano Bezzi, l'uomo con cui Giulia aveva intrapreso una storia d'amore

Seduto a pochi metri dall'uomo accusato di avere ucciso quella che era diventata la donna della sua vita. L'aula di Corte d'Assise è affollatissima, anche più di venerdì scorso, quando durante la terza udienza del processo a Matteo Cagnoni, accusato di aver assassinato il 16 settembre 2016 la moglie Giulia Ballestri dalla quale si stava separando, hanno depositato la loro testimonianza Guido Ballestri, fratello di Giulia, e la migliore amica della vittima Elisabetta.

Omicidio Ballestri, al via il processo (foto di Massimo Argnani)

Cagnoni, elegante come sempre, osserva con attenzione l'uomo seduto al banco dei testimoni: è Stefano Bezzi, l'uomo con cui Giulia aveva intrapreso una storia da oltre un anno prima della sua tragica morte. Stefano è seduto di fronte alla Corte d'Assise di Ravenna (presieduta dal giudice Corrado Schiaretti affiancato dal collega togato Andrea Galanti e dai sei giudici popolari) e, con tono di voce basso e cupo, inizia a rispondere alle domande del Pm Cristina D'Aniello e a rivivere il suo rapporto, prima d'amicizia e poi d'amore, con Giulia. Ad ascoltare le sue parole, in aula, c'è anche il fratello di Giulia, Guido.

"Un tunnel da cui non sapeva uscire"

Stefano e Giulia si conoscevano fin da ragazzi, ma nel 2015 il loro rapporto, incontrandosi ogni giorno nella scuola dove accompagnavano i figli, si era trasformato in amicizia. "Ci raccontavamo le nostre vite, le difficoltà che entrambi stavamo affrontando - spiega Stefano - Giulia mi diceva che con Matteo si era ritrovata in un tunnel da cui non sapeva come uscire. Il marito le aveva fatto terra bruciata attorno, non poteva più frequentare i suoi amici e i suoi parenti, era controllata in maniera assillante, non poteva neanche passare due ore dall'estetista in pace che lui subito la chiamava. Le prendeva il cellulare e le cancellava i numeri telefono, poteva chiamare la sua famiglia ma non esprimersi liberamente, era condizionata. A lavoro stava bene, la scelta di smettere non fu sua che, anzi, voleva aumentare la sua presenza nell'azienda di famiglia in quanto il padre iniziava ad avere problemi di salute. Iniziavano anche ad avere problemi economici: il suocero elargiva loro un assegno mensile, ma erano una famiglia dispendiosa, l'aspetto esteriore era molto importante, tutto doveva essere - o meglio, sembrare - perfetto per lui. Questo Giulia me lo raccontava ancora prima che iniziassimo la relazione e io, infatti, inizialmente pensavo che lo facesse solo per distrarsi".

L'inizio dell'amore

Quando il rapporto diventa più intimo, racconta Stefano, lui e Giulia iniziano a incontrarsi prima nell'ufficio di lui, poi a Milano Marittima. "Ci sentivamo soprattutto tramite Instagram, perchè era più difficile essere scoperti". Giulia iniziò a parlare con suo marito dei problemi che aveva il loro matrimonio. "Quando lei gli diceva che il rapporto non funzionava più, lui le imponeva di prendere delle medicine dicendole che era depressa e che l'avrebbero fatta stare meglio, mentre invece le facevano avere degli sbalzi": la stessa cosa aveva raccontato durante la terza udienza l'amica Elisabetta, farmacista, che disse a Giulia che quelle erano medicine potenti per il bipolarismo. "Quando lo scoprì disse che non le avrebbe più prese, ma lui sapeva essere molto insistente. A dicembre Giulia iniziò un percorso da uno piscologo amico del dottor Cagnoni - racconta Stefano, che per tutta la mattina continua a chiamare così il dermatologo - Anche lo psicologo, pur senza sapere della nostra relazione, capì che Giulia non era depressa, ma che si trattava di un matrimonio finito. Diceva che i rapporti sessuali con il marito non erano piacevoli, anche da prima che iniziassimo una relazione, ma lui non lo accettava e le ripeteva "E' un obbligo e un dovere di moglie finchè starai sotto questo tetto".

La scoperta della relazione clandestina

Giulia ad agosto 2016 racconta a Stefano che il marito ha scoperto della loro relazione. "Mi disse che aveva le prove, aveva assunto degli investigatori e sapeva anche cose che ci eravamo detti all'interno delle mura di casa mia. Le disse che lo aveva disonorato, che avrebbe chiesto il divorzio ma che, per rispetto, non avrebbe più dovuto sentirmi fino al 13 settembre, giorno in cui sarebbero andati dall'avvocato e che a suo dire sarebbe stata una "data miracolosa". Ovviamente non abbiamo smesso di sentirci, anche perchè lei era spaventata e, durante un nostro incontro, scoprì di essere ancora controllata da un investigatore, nonostante lui le avesse giurato sui suoi figli che aveva smesso di farla seguire. La minacciava dicendole "Ti sputtano di fronte ai tuoi figli, così capiscono che persona sei"; durante una cena addirittura fece sentire delle registrazioni telefoniche tra Giulia e me ad alcuni suoi amici. "Per fortuna che ci ha scoperti, perchè sennò non mi avrebbe mai lasciata libera", mi diceva Giulia. Per lei era una sorta di liberazione: nell'ultimo periodo si era impaurita, beveva solo dalle bottiglie sigillate che apriva lei, aveva paura a bere bottiglie aperte da lui. In spiaggia, negli ultimi mesi estivi, controllava quando lui le portava gli aperitivi e rimaneva perplessa, perchè fino a giugno lui non voleva assolutamente che lei bevesse o fumasse: una volta mi raccontò che mentre stava cucinando si era aperta una birra e lui gliel'aveva subito svuotata nel lavandino. "Non capisco, vorrebbe che bevessi mentre prima non voleva", si insopettiva Giulia. Aveva paura, e io anche. Le scrivevo "Ti porto via", ma lei aveva paura per i suoi figli. "Rischio troppo, è uno psicopatico - rispondeva nei messaggi Giulia - Devo stare attenta, sono nella tana del lupo".

L'aggressione a Stefano

Tra Matteo e Stefano, secondo quanto racconta l'amante di Giulia, ci fu un solo incontro, tutt'altro che piacevole, un mese prima che Giulia venisse uccisa. "Era agosto. Sono andato a Marina Romea e non appena ho parcheggiato mi sono visto arrivare addosso il dottor Cagnoni che, senza parlare, ha iniziato a prendermi a calci e pugni - ricorda Stefano - Ho avuto una reazione istintiva dandogli uno spintone, ma poi ho cercato di mantenere la situazione sotto controllo. Mi sono allontanato e gli ho detto che avrei chiamato i Carabinieri: non appena ho tirato fuori il telefono se n'è andato. Poi sono andato a farmi refertare in ospedale, ma con Giulia ne ho parlato solo qualche giorno dopo: sul momento ho contattato una sua amica, che mi disse che il dottor Cagnoni era arrivato in spiaggia e aveva portato via Giulia tenendole un braccio dietro al collo in maniera irruenta. Mi spaventai e chiamai il maresciallo dei Carabinieri di Marina Romea per avvisare e per chiedergli un consiglio: non sapevo dove la stava portando e cosa stava accadendo dentro la sua testa. Sapevo che aveva una pistola in cassaforte: un giorno lei me la portò credendo di poterla affidare a me, perchè ho il porto d'armi; la sicura non era inserita. Giulia mi disse che non avrebbe mai dato al marito le chiavi della cassaforte: quando lui gliele chiedeva per prendere i suoi orologi, che Giulia sapeva benissimo non essere presenti dentro la cassaforte, si rifiutava di dargliele e lui le diceva "Pensi che io voglia farti del male usando una pistola?". Da quando era stata scoperta aveva tanta paura. "Andava bene anche un ballerino del Pineta o un cameriere, ma non lui", le diceva il marito riferendosi a me". Già, sua moglie aveva intrapreso una storia proprio con quello che lui chiamava "camionista ignorante", secondo i racconti della migliore amica di Giulia. "Le diceva che l'avrebbe ammazzata, ma poi gli giurava sulla testa di un suo figlio che non lo avrebbe fatto. Da tempo aveva iniziato a dirle in modo inquietante che ci avrebbe fatto un "regalo" a tutti e due, ma poi non le spiegava di cosa si trattasse. Mi disse "Se mi scrivi e dopo otto ore non mi senti, inizia a preoccuparti e a cercarmi".

Gli ultimi giorni di Giulia

La sera di martedì 13 settembre, il "giorno fatidico" in cui Giulia e Matteo si recano dall'avvocato dopo aver trovato, giorni prima, un accordo sulla separazione, inizia la crisi di Giulia. "La mattina dopo viene nel mio ufficio senza avvisarmi: era sconvolta, non era più lei. Mi racconta che lui l'aveva presa in giro, l'aveva ingannata cambiando le carte in tavola, così l'accordo non era stato raggiunto. Era ancora più intenzionata a separarsi. Giovedì sera ci siamo sentiti e ci siamo dati appuntamento per il mattino dopo. Le ho mandato un messaggio della buonanotte". Quello è stato l'ultimo messaggio tra i due. Il pm D'Aniello conclude leggendo un messaggio che Giulia mercoledì 14, a due giorni dalla sua morte, scrisse a Stefano: "Ha detto che presto mi lascerà libera".

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

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