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Cronaca Bagnacavallo

Bagnacavallo, Legambiente contro il nuovo centro commerciale: "Ennesima colata di cemento"

"È incredibile - ha commentato Yuri Rambelli, presidente del circolo di Legambiente A. Cederna - che la "ricetta" per lo sviluppo del commercio sia ancora quella di realizzare nuovi centri commerciali"

Gli ambientalisti si oppongono al realizzazione di un nuovo centro commerciale a Bagnacavallo, parlando di "ennesima colata di cemento inutile che porterà solamento traffico, smog e ulteriore desertificazione dei centri urbani". Per Legambiente, "il “boom” dei centri commerciali, nella Bassa Romagna così come nel resto della Provincia di Ravenna, a partire dagli anni '90 non ha incrementato l'offerta, ma l'ha semplicemente spostata, costringendo i negozi a chiudere o a spostarsi, “desertificando” i centri storici e costringendo tutti, anche quelli che prima andavano a far la spesa a piedi o in bicicletta, ad usare l'auto".

"Ciò nonostante sono ancora molti gli spazi commerciali e per uffici realizzati in questi anni che risultano ancora vuoti o sottoutilizzati - chiosano -. Eppure, nonostante il risultato sia evidente, c'è ancora chi pensa di poter “sviluppare” il mercato realizzando nuovi centri commerciali, come il recente progetto che prevede la realizzazione di 1.500 metri quadri di superficie alimentare e diverse migliaia per il commercio extralimentare, interessando un'area totale di quasi 34 ettari a ridosso dello svincolo autostradale di Bagnacavallo".

“È incredibile - ha commentato Yuri Rambelli, presidente del circolo di Legambiente A. Cederna - che la “ricetta” per lo sviluppo del commercio sia ancora quella di realizzare nuovi centri commerciali, come se non ci fossero già 4 grandi centri nel raggio di 20km, come se l'ESP di Ravenna non avesse appena chiesto di raddoppiare la superficie e soprattutto come se la capacità di spesa dei cittadini fosse infinita e bastasse quindi aprire nuovi negozi per far aumentare i consumi. Nella migliore delle ipotesi invece, la creazione di nuovi centri commerciali porterà all'abbandono di altri spazi già occupati, creando nuovo degrado e altri metri cubi di cemento inutilizzati”.

Continua Rambelli: "Da un lato quindi ci si lamenta del progressivo spopolamento dei centri storici, si firmano patti e accordi per lo sviluppo sostenibile, per “liberare l'aria”, per la mobilità ciclabile, e dall'altro si continua invece, con la programmazione, o meglio, con l'assenza di una vera programmazione, a promuovere modelli commerciali, economici e di mobilità che sono insostenibili, che trasformano le città in aree deserte, degradate e abbandonate all'incuria e alla microcriminalità, spostando tutto il tessuto commerciale fuori, con nuove colate di cemento e con insediamenti che producono traffico e smog".

“Un centro abitato è vivo se viene frequentato dalle persone, che tra l'altro rappresentano la migliore alternativa al degrado. Viene però da chiedersi a cosa serva tutta la programmazione di cui si è parlato in questi anni - ha aggiunto Rambelli - se poi si fanno varianti che vanno esattamente nella direzione opposta. Che trasformano le città in dormitori e spostano tutto il resto fuori, lontano. È tempo che il mondo della politica si renda conto che ai proclami, alle dichiarazioni di intenti per la tutela dell'ambiente, della qualità della vita, e soprattutto a tutela dell'economia reale, quella fatta dai cittadini, devono poi seguire azioni coerenti”.

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