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Cronaca

Quarantene differenziate a scuola, la rete 'no dad': "Eliminare le discriminazioni"

"Stiamo assistendo a una progressiva deprivazione dei diritti dei minori, che non solo vengono discriminati a scuola in base al proprio stato vaccinale, ma se non vaccinati sono privati della possibilità di recarsi a scuola con i mezzi pubblici, di fare sport, di svolgere attività culturali"

Il nuovo DL n. 1/20221 prevede quarantene differenziate a seconda dello stato vaccinale degli studenti, in caso emergessero positività nelle classi. Una novità che non piace alla Rete Nazionale Scuola in Presenza e a Persone contro la dad Ravenna, come spiega la referente locale Monica Ballanti: "Si discriminano ingiustamente gli alunni le cui famiglie per scelta legittima hanno deciso di non vaccinarsi, creando un’illegittima disparità di trattamento e costringendo implicitamente i bambini e i ragazzi a ripetute e costanti vaccinazioni (anche a distanza di appena 4 mesi), senza che siano stati testati gli effetti collaterali che ciò può comportare e nonostante, non ci si stancherà mai di ricordarlo, i minorenni anche con la nuova variante siano colpiti solo lievemente dal virus. La circolare del Ministero della Salute, inoltre, in tal caso consente alle Istituzioni scolastiche di prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti. Questi provvedimenti violano le più basilari regole di tutela dei diritti civili sancite dalla Costituzione e dalle norme internazionali, determinando situazioni di lesione della privacy degli studenti e di discriminazione e bullismo legalizzate, in nome del diritto tiranno alla salute collettiva che vede i bambini e i ragazzi sacrificare la propria libertà e salute per tutelare quella degli anziani e dei fragili già tutti vaccinati".

"Addirittura - denuncia Ballanti in una lettera inviata a diverse scuole superiori di Ravenna, oltre che al sindaco, alla Regione, all'Ausl, all'Ufficio scolastico regionale e a varie cariche politiche nazionali - si sono verificati a Ravenna episodi incresciosi di ragazzi cacciati da scuola perché non avevano portato la documentazione cartacea del proprio stato vaccinale, alcuni anche perché l’avevano disponibile solo online sul proprio telefono e non l’avevano stampata. I dirigenti così facendo hanno violato la legge sulla privacy di rango superiore rispetto alla circolare ministeriale, mentre avrebbero dovuto segnalare immediatamente la violazione a Ministero della Salute e Garante Privacy e, nel contempo, disapplicare la circolare ministeriale illegittima. Per i non vaccinati o non guariti nei termini summenzionati, si applica la didattica digitale integrata per la durata di dieci giorni; con almeno tre casi di positività nella classe, si applica alla medesima classe la didattica a distanza per la durata di dieci giorni; per il caso in esame corre l’obbligo di precisare che, alla luce della nuova normativa, i requisiti per poter frequentare in presenza, seppur in regime di autosorveglianza, devono essere dimostrati dall’alunno interessato. L’istituzione scolastica, per effetto dell’intervento legislativo, è abilitata a prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti in questo specifico caso. Ai sensi di quanto previsto dalla norma di legge, infatti, nell’ipotesi in cui si siano verificati due casi positivi nella classe, è consentito proseguire la didattica in presenza solamente “per coloro che diano dimostrazione di avere concluso il ciclo Peraltro, nelle circolari scolastiche che si succedono freneticamente nelle scuole ravennati non è dato sapere quali siano i dati forniti dal sistema sanitario nazionale, i tempi di conservazione dei dati, né a quali dati nello specifico si faccia riferimento, non è indicato chi sia il personale specificamente formato, né chi sia abilitato a controllare e trattare i dati super sensibili quali quelli sullo stato vaccinale dei minori".

"Stiamo assistendo a una progressiva deprivazione dei diritti dei minori - contesta la referente - che non solo vengono discriminati a scuola in base al proprio stato vaccinale, ma se non vaccinati sono privati della possibilità di recarsi a scuola con i mezzi pubblici, di fare sport, di svolgere attività culturali (cinema, teatro, ecc.) e sociali (ristoranti, bar, ecc.). Siamo spettatori di uno Stato che in nome del diritto tiranno alla salute collettiva calpesta il divieto di discriminazione fra gli studenti e la Carta fondamentale dei diritti dell’EU art. 21, la normativa sulla Privacy ed ogni fondamentale libertà che dovrebbe invece essere garantita in uno stato civile democratico. Si chiede quindi l’immediata revoca dei provvedimenti discriminatori, l’intervento del Garante dell’infanzia e adolescenza e del Garante della privacy per ripristinare un minimo di legalità e di equità e si chiede alle istituzioni tutte di proteggere i bambini e ragazzi che hanno sofferto più di tutti".

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