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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Non c'è più religione", la Cgil replica al vescovo: "A scuola c'è, eccome"

"Il primo gradino - conclude la sindacalista - verso l'integrazione passa da un proficuo dialogo interculturale e interreligioso, aperto e senza alcun veto e, soltanto la scuola pubblica, in quanto laica, può garantire tale dialogo”.

"La scuola pubblica italiana è laica e plurale. E' la scuola di tutti e per tutti, senza alcuna distinzione di sesso, di genere, di razza e di religione. Avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica italiana è per le famiglie e gli studenti una libera scelta, tra l'altro regolamentata dalla normativa vigente". Questo il commento del segretario generale della Flc Cgil di Ravenna Marcella D'Angelo, replicando al monito del vescovo Lorenzo Ghizzoni.

“La Chiesa cattolica è legittimata, sulla base delle disposizioni concordatarie, ad organizzare le ore di insegnamento della religione cattolica secondo i propri principi - afferma D'Angelo - ma non può pretendere di invadere l'autonomia dei dirigenti scolastici per quanto attiene le ore di attività alternative alla religione. Nei confronti degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica, devono essere posti in essere da parte dell'amministrazione scolastica, tutti gli adempimenti necessari per garantire le ore di attività alternative deliberate dal collegio dei docenti in base ad alcune possibili opzioni legislativamente normate: attività didattiche/formative; attività di studio e/o individuali con assistenza di personale docente; libera attività di studio o di ricerca individuale senza assistenza di personale docente (per studenti di istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado); non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica.

“Per quanto riguarda la programmazione delle ore di attività alternativa alla religione cattolica - continua D'Angelo - è un compito che spetta al collegio dei docenti, non di certo alla Chiesa e sono escluse le attività curriculari comuni a tutti gli studenti. I dirigenti scolastici ne sono a conoscenza e non mi risulta avvallino tale tesi. Ingerenze da parte della Curia nell'autonomia scolastica, sono fuori luogo e potrebbero indurre a letture tendenziose, pericolosissime sempre, ma in particolar modo in questo periodo storico. Il primo gradino - conclude la sindacalista - verso l'integrazione passa da un proficuo dialogo interculturale e interreligioso, aperto e senza alcun veto e, soltanto la scuola pubblica, in quanto laica, può garantire tale dialogo”.

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