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Cronaca

Rapito, ucciso e gettato nel fiume: il Nuovo sindacato Carabinieri parte civile per l'omicidio Minguzzi

E' iniziato in Corte d'Assise al Tribunale di Ravenna il processo sul 'cold case' del delitto di Pier Paolo Minguzzi, giovane Carabiniere di leva di Alfonsine sequestrato la notte del 21 aprile 1987, strangolato e gettato nel Po di Volano

E' iniziato lunedì, in Corte d'Assise al Tribunale di Ravenna, il processo sul 'cold case' del delitto di Pier Paolo Minguzzi, giovane Carabiniere di leva di Alfonsine sequestrato la notte del 21 aprile 1987 mentre rincasava, strangolato e gettato nel Po di Volano, incaprettato a una grata sradicata da un casolare abbandonato. Alla sbarra i tre imputati di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere del 21enne studente universitario, rampollo di una famiglia di imprenditori di Alfonsine e militare alla caserma di Mesola, nel ferrarese.

Si tratta di due ex Carabinieri all'epoca in servizio ad Alfonsine, Orazio Tasca, 55enne, e Angelo Del Dotto, 57 - già condannati nel 1988 per il sequestro di Roberto Contarini e l'omicidio del Carabiniere Sebastiano Vetrano - e l'idraulico del paese, il 64enne Alfredo Tarroni. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri. Le indagini sono state seguite dalla squadra mobile di Ravenna insieme allo Sco di Roma, coordinate dal procuratore Alessandro Mancini e dal pm Marilù Gattelli. I tre devono rispondere in concorso di omicidio pluriaggravato, di sequestro di persona a scopo di estorsione (fu chiesto un riscatto di 300 milioni di lire) e di occultamento di cadavere (il corpo fu gettato nel Po di Volano zavorrato da una grata da dove riemerse una decina di giorni dopo). 

Due i Pm in aula: Marilù Gattelli e Lucrezia Ciriello. Tre le parti civili per le quali la Corte, presieduta dal giudice Michele Leoni (a latere la collega togata Federica Lipovshek) ha ammesso la costituzione: i familiari del defunto (madre, sorella e fratello), il ministero della Difesa e il Nuovo sindacato Carabinieri (Nsc) con l'avvocato Maria Grazia Russo. "Siamo i collettori della verità - commenta il segretario generale nazionale del sindacato, Massimiliano Zetti - coloro che devono tutelare la memoria del collega e nella giusta sede difendere la lesione dei diritti soggettivi del sindacato, nonché contribuire alla ricerca della verità".

L'omicidio

La vittima, un giovane benestante imprenditore locale nel settore del commercio e della lavorazione della frutta, dopo avere accompagnato a casa la fidanzata quella notte scomparve senza lasciare traccia; la sua auto venne ritrovata l’indomani mattina in una via del centro, regolarmente parcheggiata. Nei giorni successivi alla scomparsa del ragazzo, la sua famiglia ricevette la richiesta di pagamento di una riscatto per 300 milioni di lire; il 1 maggio 1987 il corpo senza vita del giovane venne rinvenuto nel Po di Volano, in provincia di Ferrara, legato a una inferriata.

Le indagini, effettuate dalla Squadra Mobile di Ravenna con la collaborazione del Servizio Centrale Operativo di Roma, sono state riaperte sul finire del 2017 con provvedimento del Procuratore della Repubblica, su richiesta della famiglia della vittima e sono consistite principalmente in una minuziosa analisi di quanto già in atti e all’escussione di varie persone infornate sui fatti, anche in relazione a un analogo grave accadimento, avvenuto circa tre mesi dopo nella stessa cittadina, che vide coinvolti i tre indagati in un'estorsione ai danni di un altro imprenditore di Alfonsine e che ebbe come epilogo la morte di un giovane Carabiniere del luogo, fatto per il quale vennero condannati a gravi pene detentive. L’attività svolta ha evidenziato significativi elementi comuni tra i due gravi fatti delittuosi e la sussistenza di un importante quadro indiziario nei confronti dei tre indagati, motivi che hanno determinato l’Autorità giudiziaria inquirente a procedere nei loro confronti.

Foto Massimo Argnani

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