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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ravenna celebra il partigiano "Bulow": Arrigo Boldrini dalla Resistenza al Parlamento

Con un nome di battaglia preso 'in prestito' da un comandante prussiano, condusse i partigiani ravennati nella lotta al nazifascismo. Dopo il conflitto entrò a far parte dell'Assemblea Costituente e fu eletto alla Camera

A 77 anni dalla Liberazione di Ravenna, la città celebra la figura di Arrigo Boldrini, storico leader del movimento partigiano ravennate scomparso nel 2008, con l'intitolazione di un tratto di via D’Alaggio. “Abbiamo condiviso con Anpi – ha dichiarato il sindaco di Ravenna Michele de Pascale - di intitolare una strada di Ravenna ad Arrigo Boldrini. Bulow, oltre ad essere figura chiave della Liberazione e riferimento assoluto nella storia democratica del Paese, nonché uno dei padri costituenti, fu un uomo di grande sensibilità umana, aperto verso i giovani e la cultura in evoluzione, convinto sostenitore della parità fra uomo e donna e dell’eguaglianza dei cittadini, ricoprendo un costante e riconosciuto ruolo di frontiera democratica progressista. Per questo ci è sembrata particolarmente indicata per l’intitolazione via D’Alaggio in Darsena, oggetto di importanti interventi di riqualificazione e luogo del cuore dei ravennati e delle ravennati, particolarmente frequentato dai giovani, che avranno così modo di conoscere una figura determinante per la storia della città e che ha contribuito in prima persona a fondare le basi democratiche della Repubblica italiana”.

Una vita per Arrigo Boldrini (foto Massimo Argnani)

Arrigo Boldrini: il partigiano "Bulow"

Nato il 6 settembre 1915 a Ravenna, Arrigo Boldrini è divenuto una figura di primo piano, non solo per la storia ravennate, durante la fase della Resistenza guidando i partigiani ravennati con il nome di "Bulow", un soprannome di battaglia preso in prestito dal comandante prussiano Friedrich Wilhelm von Bülow che aveva contribuito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo. Un nome di battaglia che, si racconta, gli fu suggerito da Michele Pascoli, uno dei compagni partigiani di Boldrini che, colpito da un suo piano strategico, esclamò in dialetto: "Mo' chi sit, Bulow?" ("Ma chi sei, Bulow?").

Durante la fase della Resistenza, infatti, Boldrini ebbe un’intuizione: quella di sviluppare nel Ravennate una forma di lotta differente rispetto a quella del resto d'Italia, una tattica plasmata sul territorio ravennate definita “pianurizzazione”, che permetteva di collegarsi e appoggiarsi al mondo contadino. Decisivo nel corso della guerra clandestina fu anche la sua amicizia con il presidente del Cln provinciale: Benigno Zaccagnini, sua vecchia conoscenza giovanile. I due si erano infatti conosciuti nella parrocchia di Santa Maria in Porto. Per favorire la liberazione di Ravenna, la notte del 18 novembre 1944 Bulow partì in barca insieme ad alcuni compagni per un avventuroso viaggio a sud, oltre le linee nemiche, con l’obiettivo di incontrare le forze alleate. Insieme agli angloamericani fu concordata così quella che passò alla storia con il nome di "Operazione Teodora".

In seguito, fra il 4 e il 6 dicembre Boldrini fu protagonista della battaglia di Liberazione di Ravenna, combattuta nelle valli a nord della città, uno scontro lungo e difficoltoso che vide, alla fine, l’assestamento della linea di fronte sul fiume Senio. La cosiddetta battaglia delle valli venne sostenuta interamente dalle forze partigiane contrapposte alle divisioni tedesche. L’impegno e la tattica militare di Boldrini furono premiate il 4 febbraio 1945 con la Medaglia d’Oro al valor militare conferita dal generale McCreery e con il comando della 28^ Brigata Garibaldi “Mario Gordini” che proseguì la guerra come unità inserita all’interno della VIII Armata alleata. Un onore riservato a poche altre brigate partigiane.

Al termine della seconda guerra mondiale Boldrini divenne dirigente del Partito Comunista ed entrò a far parte dell’Assemblea Costituente. Da quel momento proseguì la sua carriera in Parlamento dove ricoprì anche l’incarico di vicepresidente della Camera (dal 1968 al 1976). Concluse la sua esperienza da senatore nel 1994, dopo aver aderito a Pds e Ds. Sempre legato ai valori della Resistenza e alla denuncia dei neofascismi fu presidente dell'Anpi dalla fine della guerra al 2006. Si spense nella sua Ravenna il 22 gennaio 2008.

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