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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Fondo per la non autosufficienza, i mumeri del 2012: 600 assistenze domiciliari

In questi anni le risorse sono passate dai 12.680.000 del 2007 ai 20.648,000 euro del 2013, consentendo il finanziamento, come da disposto normativo regionale, anche della spesa a favore delle persone disabili, prima finanziata da fondi di natura sanitaria

Il consuntivo 2012 del fondo regionale per la non autosufficienza nel Distretto di Ravenna è stato il tema affrontato nei giorni scorsi dalla commissione consiliare 2 “Sanità e Servizi Sociali”. Attraverso tale fondo vengono stanziate ai Comuni risorse finanziarie aggiuntive alla spesa sociale e sanitaria storica e consolidata, per incrementare i servizi a sostegno della domiciliarità e consentire alle persone ultrasettantacinquenni di vivere il più a lungo possibile nel proprio contesto di vita, considerando l’inserimento in strutture residenziali solo se strettamente necessario e comunque più tardi possibile.

In questi anni le risorse sono passate dai 12.680.000 del 2007 ai 20.648,000 euro del 2013, consentendo il finanziamento, come da disposto normativo regionale, anche della spesa a favore delle persone disabili, prima finanziata da fondi di natura sanitaria. Grazie al Fondo sono stati potenziati servizi quali l’assistenza domiciliare, la consegna a domicilio di pasti, farmaci, spesa, il trasporto gratuito per visite specialistiche o per motivi sanitari, il telesoccorso e la teleassistenza, il portierato sociale in contesti abitativi che vedono una forte presenza di persone anziane e sole, l’assegno di cura ed il contributo per l’assistente familiare, le dimissioni protette per anziani dimessi dall’ospedale ma ancora bisognosi di assistenza infermieristica, l’attività delle Palestre della Mente, ovvero attività di stimolazione per prevenire il deterioramento cognitivo  e di supporto ai familiari delle persone affette da Alzheimer, il Centro di Adattamento per l’Ambiente domestico, per consulenze ed informazioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati e per la richiesta di ausili per persone non autosufficienti, nonché per l’erogazione di specifici contributi per finanziare gli interventi necessari.

LE CIFRE - I dati a consuntivo 2012 parlano di oltre 600 persone seguite in assistenza domiciliare, oltre 45 mila pasti distribuiti, circa 1000 utenti beneficiari dell’asssegno di cura e  quasi 300 utenti beneficiari del contributo per l’assunzione di un assistente familiare (badante). All’incontro erano presenti l’assessora ai servizi sociali Giovanna Piaia e i funzionari Maurizio Piolanti, Responsabile del Servizio Assistenza Anziani dell’Ausl di Ravenna, Patrizia Casetti, Responsabile dell’Ambito Non Autosufficienza di ASP Ravenna Cervia e Russi, Roberta Serri, coordinatrice dell’Ufficio di Piano per l’Integrazione Socio sanitaria del Comune che hanno presentato il resoconto sulla gestione del fondo.

IL COMMENTO - “Sembrano numeri poco significativi su una popolazione ultra75 enne di circa 20.000 persone (dati sulla popolazione residente al 31/12/2012) – afferma l’assessore ai servizi sociali Giovanna Piaia - ma in realtà occorre tenere presente alcuni importati fattori: innanzitutto il fatto che nella nostra regione si “invecchia” ancora bene ed in salute,  seguendo stili di vita che consentono a molte persone anziane di vivere ancora di completa autonomia, anche grazie al ricco contesto sociale, culturale e di socializzazione che ha sempre contraddistinto la nostra realtà. Non da ultimo, va però ricordato che una parte di servizi “sfuggono” ancora al monitoraggio che il Comune sta  esercitando sui servizi di natura socio sanitaria: il riferimento è al fenomeno della assistenti familiari (badanti) assunte in modo non regolare e al proliferare delle case famiglia che soggiaciono a requisiti normativi meno cogenti e restrittivi rispetto ai servizi residenziali e domiciliari”.
“Preoccupa, infine – prosegue Piaia - il futuro del fondo della non autosufficienza statale che alimenta le risorse regionali: già da due anni il governo ha “congelato” tali risorse costringendo le Regioni a finanziare gli interventi con proprie poste di bilancio.

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