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Cronaca

Lavoro, al porto di Ravenna il 58% delle ditte è irregolare

Oltre la meta' delle aziende controllate al porto di Ravenna (esattamente il 58%) ha mostrato irregolarita' riconducibili soprattutto a lavoro sommerso e a gestione appalt

Più della metà delle aziende controllate al porto di Ravenna (esattamente il 58%) ha mostrato irregolarità iconducibili soprattutto a lavoro sommerso e a gestione appalti. In totale sono stati denunciati 16 datori di lavoro. E' il risultato, ancora parziale, di una verifica condotta per settore tra le oltre 200 imprese che operano nello scalo romagnolo. Tra il 17 e il 20 aprile i controlli si sono concentrati su logistica, facchinaggio, manutenzione e servizi.

E sono proseguiti tra il 15 e il 17 maggio su cantieristica e metalmeccanica. I dati raccolti dagli ispettori della direzione territoriale del Lavoro in collaborazione con Inail, Inps, carabinieri del comando provinciale e della tutela del Lavoro mostrano 297 casi di irregolarita' riconducibili ai lavoratori di 38 aziende (72% contro il 35% di dato nazionale). Sette di questi erano stati assunti in nero.

Sul fronte aziende, sono 125 gli illeciti penali contestati, con sanzioni erogate per un totale di circa 181 mila euro. In un caso l'attivita' e' stata sospesa. Gli illeciti amministrativi ammontano invece a 446 per un totale di circa 118 mila euro e comprendono giorni di riposo non concessi e anomalie sulla riqualificazione del rapporto di lavoro. Sul fronte opere edilizie in area portuale, 10 imprese delle 14 controllate sono risultate non in regola cosi' come le condizioni di lavoro per 15 dipendenti. La seconda fase dell'operazione ha coinvolto 61 aziende controllate con 295 lavoratori intervistati. Di questi, e' finora emerso che tre erano in nero. Inoltre un'attivita' e' stata sospesa.

il sindaco Fabrizio Matteucci e l’assessore alle attività produttive Massimo Cameliani esprimono apprezzamento per l’operato svolto dagli organi di accertamento e dall’”Osservatorio sulla cooperazione”. “Il quadro che è emerso è preoccupante - dichiarano Matteucci e Cameliani –. Il comportamento delle aziende che violano le norme a tutela dei lavoratori e sulla sicurezza sul lavoro non solo non tutela la salute e le condizioni dei dipendenti, ma mette in pericolo la tenuta di quelle imprese sane e in regola del nostro territorio, dotate di professionalità e competenza, che rispettano le normative della legislazione e della contrattualistica del lavoro”.

“In questi settori, soprattutto a ridosso delle vere e proprie attività portuali – commenta il segretario provinciale della Filt Cgil, Danilo Morini - attecchiscono modalità e tipologie di rapporto di lavoro di assoluta precarietà, senza regole e tutele per i lavoratori, sia sul versante contrattuale che su quello della sicurezza. Il rischio è quindi duplice: in primo luogo riguarda i lavoratori che si vedono privati di ogni elementare tutela ed in secondo luogo riguarda il sistema delle imprese e delle cooperative nel quale rischiano di prevalere i soggetti senza scrupoli, che spesso operano fuori dalla legalità, generando una concorrenza distruttiva nei confronti delle imprese sane e che fanno del rispetto delle regole il loro agire”.

“Riteniamo quindi – conclude il segretario provinciale della Filt - che una regolamentazione legislativa a tutela del lavoro, dei contratti, della sicurezza e delle imprese accreditate, analoga a quella oggi operante per le aziende portuali ai sensi della Legge 84/94, andrebbe realizzata per tutta la filiera della logistica di prossimità portuale al fine di contrastare i fenomeni di illegalità riscontrata. In questa direzione consideriamo infine non ulteriormente rinviabile la sottoscrizione dell’allegato al protocollo sulla sicurezza nel porto di Ravenna. Bisogna infatti allargare le tutele ed i vincoli del protocollo a tutte le imprese ed a tutti i lavoratori  del facchinaggio, della logistica e del trasporto che, pur non essendo direttamente ascrivibili ad attività portuali, operano nell’alveo del porto di Ravenna”.

Anche Agci, Confcooperative e Legacoop Ravenna esprimono una grande soddisfazione per l’intervento che, in seguito a controlli in ambito portuale, ha portato a individuare numerosi casi di lavoro nero. Ringraziano inoltre la Direzione territoriale del lavoro che, con la collaborazione di Carabinieri, Inail e Inps, ha portato a termine l’operazione.

“E’ necessario continuare su questa strada perché il rischio è che la ‘moneta cattiva scacci quella buona’, e le aziende, sane, in regola, rispettose della legge, sono la moneta buona: sono un  patrimonio di esperienza, di qualità e di professionalità che appartiene a tutto il territorio”,. evidenziano le tre centrali cooperative di Ravenna in una nota, che da tempo “denunciano la presenza di imprese che operano fuori dalla legge. Ci sono aziende che possono proporre tariffe più basse perché non rispettano gli obblighi di legge sia nel lavoro che sulla sicurezza: è una vera e propria concorrenza sleale, che distorce il mercato e impoverisce il tessuto imprenditoriale”.

Per Agci, Confcooperative e Legacoop, “bisogna chiamare le cose con il loro nome: non si può nascondere il timore che alcuni casi, che ricordano da vicino il fenomeno del ‘caporalato’, siano presenti anche nella nostra provincia e stiano diventando una vera e propria piaga per l’economia del territorio nonché un ostacolo a una sana ripresa. Questo fenomeno va contrastato con forza con il contributo di tutti i soggetti economici e istituzionali del territorio”.

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