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"Prima paghi, poi tocchi e fai sesso": chiusa casa bordello

Chiusa dagli agenti della Squadra Mobile di Ravenna un'indagine relativa ad un giro di prostituzione tra la città bizantina e Terni. Sono tre le persone finite in manette

Chiusa dagli agenti della Squadra Mobile di Ravenna un'indagine relativa ad un giro di prostituzione tra la città bizantina e Terni. Sono tre le persone finite in manette in esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal pubblico ministero Monica Gargiulo: si tratta di un 38enne catanese, e di due dominicane, madre e figlia, rispettivamente di 42 e 24 anni. L'indagine era partita circa tre mesi dalla dettagliata denuncia di una prostituta e di un trans al Commissariato di Faenza.

I due avevano riferito che per prostituirsi nella casa del siciliano avevano dovuto pagare cifre tra i 70 euro al giorno e i 500 euro alla settimana. Le verifiche degli investigatori erano partite dai clienti, spesso agganciati tramite annunci espliciti pubblicati su internet o su riveste di incontri.

Quando gli agenti della squadra Mobile, fingendosi clienti, sabato scorso si sono presentati al suo appartamento di Ravenna, sull'ingresso hanno trovato ad accogliergli, oltre a una giovane dominicana in biancheria intima e tacco 12, anche un cartello di quelli che venivano affissi nei bordelli prima della legge Merlin. C'era scritto: "Avviso della casa di tolleranza: è vietato molestare le signorine prima di avere pagato la marchetta".

Oltre alle tre dominicane identificate nell'appartamento ravennate, secondo gli inquirenti il giro aveva tirato dentro anche prostitute e trans brasiliani per un totale di una decina di persone. La loro sistemazione variava a seconda del periodo: in estate veniva privilegiato l'appartamento romagnolo, in inverno quello umbro. Per la 24enne e il siciliano - la prima nel carcere di Forlì, l'altro in quello di Ravenna - lunedì c'é stata l'udienza di convalida: si sono entrambi avvalsi della facoltà di non rispondere.

Per la madre, detenuta a Terni, l'udienza è stata fissata per martedì mattina. Sul catanese, che si trovava con obbligo di dimora, pende una condanna confermata in appello a sette anni e quattro mesi di carcere per una violenta rapina commessa in un appartamento di Lido di Savio, sul litorale ravennate, assieme a due complici la notte del 16 aprile 2010 ai danni di due prostitute brasiliane e del loro cliente ravennate. Giusto il giorno prima del fermo, il suo legale, l'avvocato Luca Berger, aveva presentato ricorso in Cassazione.

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