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Cronaca

"Criminalità e disagio sociale inficiano la qualità della vita"

Ravenna scivola di nove posizioni, passato dal 18esimo al 27esimo, nella classifica sulla qualità della vita per il 2012 nelle 103 provincie italiane pubblicata da Italia Oggi

Ravenna scivola di nove posizioni, passato dal 18esimo al 27esimo, nella classifica sulla qualità della vita per il 2012 nelle 103 provincie italiane pubblicata da Italia Oggi sulla base dei dati raccolti dall’Università La Sapienza di Roma in una poderosa indagine scientifica. Il capoluogo bizantino è stata sorpassata da Aosta, Sondrio, Forlì-Cesena, Rovigo, Macerata, Modena, Ancona, Brescia e Lecco, province all’incirca dello stesso livello economico.

"Questo dato, tutto sommato ancora discreto, anche se in repentina discesa, solleva forti preoccupazioni se scorporato tra le 9 grandi classi in cui sono state raccolte, tratte da statistiche ufficiali, le 103 graduatorie analitiche - evidenzia Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna -. Siamo addirittura cresciuti dal 14° al 9° posto per affari e lavoro (in sostanza l’apparato produttivo) e dal 13° all’11° per il tempo libero; siamo all’11° (dal 10°) per il tenore di vita (consumi, pensioni, depositi bancari, ecc.) e al 10° (dal 4°) per l’ambiente. Tra queste eccellenze, l’ambiente fa comunque riflettere, sia per la discesa di sei posizioni dal 2011, sia, soprattutto, perché alcuni dati fondamentali, tutti in regresso, sono decisamente critici: come il biossido di azoto (dal 16° al 24° posto), le polveri sottili-PM10 (dal 43° al 58°), il trasporto pubblico (dal 33° al 36°), il verde pubblico (dal 43° al 65°) e la depurazione delle acque reflue (dal 47° al 52°)".

"Siamo abbastanza dotati di servizi finanziari e scolastici (31° posto) e sanitari (35°). Poco soddisfacente è la posizione in classifica sulla popolazione (51.a dalla 49.a), anche perché i dati cruciali, che riguardano le nascite, gli immigrati e la media di persone per famiglia, ci collocano tutti e tre al 74° posto: la media familiare di appena 2,2 persone, le poche nascite e i molti immigrati rappresentano una società “vecchia” che, nonostante l’espansione incontrollata dell’immigrazione, si sta inaridendo", continua Ancisi.

"Ma il quadro drammatico, che non può essere minimizzato o denegato, è che, nonostante un territorio ricco di affari, con un buon tenore di vita, una buona capacità di spesa e un’apprezzabile dotazione di servizi, la sofferenza per la sicurezza e l’ordine pubblico e per la salute sociale è altissima e generalizzata : siamo al 97° posto (dal 93°) sia per la criminalità che per il disagio sociale - continua Ancisi -. Magari a Ravenna le forze di polizia sono più efficienti nello scoprire i reati e i crimini sono meno feroci e sanguinari. Ma non si venga più a raccontare che il dato tragico della diffusione della criminalità, non solo micro, è dovuto al fatto che altrove i reati sono poco denunciati: basta osservare la posizione di Ravenna nell’elenco delle graduatorie analitiche per capire che l’abnorme diffusione riguarda praticamente quasi tutte le tipologie di reato, poche delle quali si prestano a non essere sempre e ovunque denunciate: vedi i reati contro le persone (94° posto), i reati contro il patrimonio (97°), gli omicidi colposi e preterintenzionali (101°), le lesioni dolose e le percosse (98°), i sequestri di persone (99°), il traffico di droga (75°), lo sfruttamento della prostituzione (98°), gli scippi e i borseggi (84°), i furti di auto (93°), i furti in appartamento (94°), gli altri furti (98°), le rapine in banche e uffici postali (102°), le truffe informatiche (86°)".

"Le graduatorie del disagio sociale ci collocano addirittura al 100° posto per gli infortuni sul lavoro (nonostante i tanto celebrati protocolli per la sicurezza nelle attività industriali, portuali, ecc.), al 94° per la sicurezza stradale, al 91° per i tentati suicidi, al 75° per i suicidi, al 75° per i disabili, al 63° per i divorzi e le separazioni, al 47° per la disoccupazione giovanile, al 36° per i reati sessuali sui minori.
Dunque, lo stato degradante della salute sociale, il cosiddetto welfare, a Ravenna richiede una profonda rivisitazione delle politiche di governo della comunità locale, a cominciare dalle priorità di investimento delle risorse pubbliche, umane e finanziarie - conclude Ancisi -. Nessuna riforma può essere nemmeno pensata se non se ne prende coscienza della necessità o se addirittura la si nega".

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