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Cronaca

Tunisini davanti al tribunale: "Carabiniere assassino"

Si sono dati appuntamento in centro storico e hanno marciato fino al tribunale di Ravenna un centinaio di stranieri, in prevalenza tunisini, che hanno deciso di manifestare in ricordo di Hamdi Ben Hassan

Si sono dati appuntamento in centro storico e hanno marciato fino al tribunale di Ravenna un centinaio di stranieri, in prevalenza tunisini, che hanno deciso di manifestare in ricordo di Hamdi Ben Hassan, il 27enne tunisino deceduto nella nottata tra sabato e domenica al termine di un inseguimento con i Carabinieri. Al corteo c'erano un centinaio di persone, tra cui anche diverse donne. Il corteo è sfilato in ordine, scortato dalle pattuglie della Polizia.

La nuova manifestazione dei tunisini (Rafotocronaca)

Dal centro storico è passato per viale Randi, raggiungendo il Palazzo di Giustizia. Qui è stato invocato il nome del pubblico ministero Cristina D'Aniello, che indaga sul sanguinoso episodio di via Bassano del Grappa. I manifestanti hanno invocato giustizia per il giovane deceduto, definendo “assassini” i Carabinieri con grida, cartelli e striscioni. Molti ravennati, compresi gli utenti di RavennaToday.it, hanno invece espresso solidarietà nei confronti delle forze dell'ordine.

E' stato sottolineato come la sparatoria della notte di Pasqua sia stata conseguenza del mancato rispetto dell'alt dell'auto sulla quale la vittima viaggiava insieme altri due magrebini. Rimarcata anche la pericolosità della fuga dei tre extracomunitari, che a folle velocità, secondo le ricostruzioni dei fatti, hanno imboccato le vie della città, fortunatamente in quel momento scarsamente trafficate, senza causare incidenti. La manifestazione segue quella di domenica, quando un gruppo di tunisini si è radunato di fronte al pronto soccorso dell'ospedale di Ravenna.

IL PRI: "INACCETTABILI INSULTI ALLE FORZE DELL'ORDINE" - “Non sono accettabili cortei o  manifestazioni che, da parte di chicchessia, insultino e denigrino le forze dell’ordine in un momento così delicato della vita cittadina”, affermano il vicesindaco Giannantonio Mingozzi  e il capogruppo del Pri Alberto Fussi. “Proprio quando si cerca di realizzare una corretta integrazione degli immigrati che ne hanno titolo nella nostra comunità, occorre che il  rispetto delle leggi sia  un vincolo ineludibile da parte di tutti”, aggiungono i due esponenti repubblicani.

“In questo siamo pienamente d’accordo con il Sindaco  Matteucci nel sostenere  il principio di legalità nel quale tutti i ravennati nella stragrande maggioranza si riconoscono e per il quale  impegnano tutto il proprio dovere civico e ogni valore di convivenza - continuano Mingozzi e Fussi -. I repubblicani esprimono il loro totale appoggio a tutte le forze dell’ordine, carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizia municipale ed allo stesso Prefetto, che operano tutti i giorni per la salvaguardia della legalità e della tutela dei cittadini  con la fermezza necessaria affinché possano evitarsi  situazioni ancora più drammatiche”. A tale proposito il Gruppo PRI si riserva di presentare in Consiglio Comunale un proprio Ordine del giorno.

IL PDL - Duro il commento di Alberto Ancarani, vicecapogruppo del Pdl: "Benché non siano state spaccate vetrine non solo non solo non sono state manifestazioni per nulla pacifiche ma hanno viceversa rappresentato una violenza politica agghiacciante perché sono state l’emblema del rifiuto di quelle persone per il rispetto delle regole che sono alla base del nostro stato di diritto. Le grida che risuonavano in piazza del Popolo andavano da “Allah Akbar” a “Carabiniere assassino”. Questo non è evidentemente chiaro al Sindaco Matteucci che vergognosamente non ha speso una parola sulla gravità della manifestazione di domenica ma ha preferito fare la solita predica paternalista e pure stantia accusando l’opposizione di “incendiare”".

"Ora - continua l'esponente del Pdl -, visto che giovedi 12 è in programma una seduta di consiglio comunale noi pretendiamo che egli venga a riferire al consiglio sull’esito del Comitato per l’ordine e la sicurezza svoltosi martedi e soprattutto che spieghi ai rappresentanti del popolo seduti nei banchi di palazzo Merlato perché sia stato permesso che si svolgesse una manifestazione non autorizzata (sappiamo benissimo che è competenza della questura, ma avrà parlato con il questore, si deduce…), perché non siano stati rimossi i volantini indegni che venivano in essa distribuiti nonché affissi lungo le strade interessate da tale sceneggiata, quali contromisure siano state chieste al Prefetto e alle forze di polizia affinchè non abbiano a ripetersi simili eventi, ma soprattutto cosa intenda fare per restituire a questa città quel senso di tranquillità che è venuto meno. Sempre che egli si sia accorto che qualcosa non va, cosa di cui iniziamo a dubitare".

Conclude Ancarani: "Non riteniamo di essere né razzisti né tantomeno responsabili di esasperare gli animi. Gli animi sono già esasperati da chi pur avendo la responsabilità politica di farlo, non ammette che integrare chi non vuole integrarsi non solo è un esercizio inutile ma diventa addirittura controproducente. Non abbasseremo i toni perché abbassarli significa fingere di non vedere".

ANCISI - Per Alvaro Ancisi, di Lista per Ravenna, "è finito il tempo delle chiacchiere, della “Ravenna sicura”, del “qui non c’è emergenza”, del “siete tutti razzisti”, perché l’emergenza c’è, è grave e continuare a negarlo è suicida. Non ci sono altre strade che nell’immediato, stroncare, con dispiego di forze dell’ordine da richiedere in aiuto anche da altre città, ogni manifestazione di ribellione (come sono i cortei non autorizzati e regolati), identificandone gli organizzatori e i partecipanti e perseguendone ogni stato di illegalità". Ma occorre anche "dichiarare lo stato di allarme e commissariare la gestione dell’emergenza umanitaria, trasferendola dal sindaco al prefetto, come già fecero (con successo) l’anno scorso la Lombardia e la Liguria; adottare misure straordinarie e richiederne al Governo e al Ministero dell’Interno per poter revocare i permessi di soggiorno a quanti “hanno dimostrato con la loro condotta di essere socialmente pericolosi” e sottoporli “a respingimento o sospensione” (lo ha già fatto la questura di Bologna per 44 casi, alla data del 21 gennaio scorso). Ed infine "selezionare rigorosamente quanti dimostrino ai servizi per l’immigrazione del Comune di Ravenna, con fatti concreti, certificati dalla dirigente la volontà di volersi correttamente inserire nella comunità ravennate: a tutt’oggi non sono più di una ventina. Per gli altri, il tempo della tolleranza sul suolo ravennate è scaduto".

L'INSEGUIMENTO - Hamdi Ben Hassan era alla guida dell'Audi A3 che, nella notte tra sabato e domenica, è fuggita all'alt dei carabinieri e ha speronato quattro volte l'auto dei militari che lo ha inseguito dal litorale fino al centro città, dove è stato ferito nel corso di una sparatoria. Già noto alle forze dell'ordine per spaccio di droga, secondo i connazionali che protestano. la vittima sarebbe fuggita al posto di blocco perché era alla guida con una patente sequestrata e perché aveva bevuto prima di mettersi al volante.

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