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Cronaca

Bakkali condanna le molestie dell'Adunata alpina, il commento razzista: "La cultura dello stupro è nel dna dei suoi compaesani"

La donna in questione ha condiviso il post di Bakkali (che, ricordiamo, è di origini marocchine ma italiana a tutti gli effetti) commentandolo con parole durissime e razziste

La polemica sulle molestie segnalate da centinaia di donne che sarebbero avvenute durante l'Adunata nazionale degli Alpini a Rimini arriva anche a Ravenna. A intervenire sul caso è la presidentessa del consiglio comunale di Ravenna Ouidad Bakkali, che ha pubblicato un post sui suoi canali social prendendo posizione. "Quello che sta emergendo sull'Adunata di Rimini è grave e non può lasciare indifferenti - scrive Bakkali -  Bene la condanna di molti, a partire dal Ministro Guerini,  su quanto si sta ricostruendo grazie alle segnalazioni di decine e decine di donne e ragazze. Non si cada però nel cameratismo e nella difesa ad oltranza, perchè qui al centro della questione non c'è il corpo degli Alpini e la loro storia, ma il corpo delle donne e le condotte di branchi di uomini che hanno molestato verbalmente e fisicamente donne e ragazzine in un clima predatorio che ha reso le strade di Rimini (come di altre città) insicure e ostili. Il loro essere alpini o meno mi interessa nella misura in cui questa appartenenza veicoli a questi uomini un senso di impunità che li rende intoccabili e che minimizzi quanto accaduto. Queste immagini trasudano un tipo di cultura che ha un nome ben preciso ed è cultura dello stupro (...). A questa cultura bisogna rispondere in modo netto educando gli uomini e tenendo accesa l'attenzione su quanto successo fino a che non siano presi provvedimenti concreti che chiariscano che quanto successo è grave e che no, non è goliardia, ma sono reati contro le donne".

Ma la vera polemica è nata dopo che il post di Bakkali è stato condiviso da una donna su Facebook con un commento inquietante, poi a sua volta ricondiviso dalla presidentessa del consiglio comunale ravennate. Nello specifico, la donna in questione ha condiviso il post di Bakkali (che, ricordiamo, è di origini marocchine ma italiana a tutti gli effetti) commentandolo con parole durissime e razziste: "Questo personaggio dovrebbe andare ad insegnare ai suoi compaesani come si trattano le donne. Mi risultano che su 100 casi di molestie 99 sono a carico dei suoi soci non integrati e con nessuna intenzione di farlo. La cultura dello stupro, come scrive lei, è nel loro DNA. Invece si stare in Italia a fare la pdiota, dovrebbe tornarsene al suo paese e cercare di educare il branco ed insegnare alle donne a ribellarsi".

La risposta della presidentessa del consiglio comunale non si è fatta attendere. "Lo ricondivido per rendere chiara l'idea della subcultura che ancora esiste e che porta a questo linguaggio e a questo razzismo, senza comprendere che la difesa dei diritti delle donne è una lotta globale, intersezionale e urgente", ha scritto Bakkali sui social. "Oltre alla solidarietà a Ouidad Bakkali, ho anche segnalato il post alle autorità competenti - commenta il caso Massimo Manzoli di Ravenna in Comune - Vediamo se hanno tempo/voglia di intervenire".

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