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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Reddito Isee a zero per 183 famiglie, Ancisi: "Percepiscono contributi, ma nessuno controlla"

Secondo il capogruppo di Lista per Ravenna, c'è il rischio che molte dichiarazioni non siano veritiere e danneggino famiglie davvero bisognose.

Nel 2016 sono stati 313 i nuclei familiari che hanno avuto diritto al contributo per il pagamento dell’affitto. Di questi, 183 hanno dichiarato un reddito ISEE pari a zero. Un dato eclatante, che fa quantomeno sospettare che non tutte le dichiarazioni siano veritiere. La questione è stata fatta emergere dal capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi.

Ma andiamo con ordine: nel 2015 lo Stato istituì un “Fondo di sostegno per l’accesso alle abitazioni in locazione” per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro. Al distretto socio-sanitario di Ravenna-Cervia-Russi ne toccarono 464mila, per i quali arrivarono 983 domande. Di queste, solo 313 hanno ottenuto un contributo. Il punto critico, tuttavia, sta nel fatto che più della metà di queste domande (183 proveniva da nuclei che avevano dichiarato un reddito Isee di 0 euro. “Come è possibile? Come vivono queste persone – domanda Ancisi -? Anche perché un terzo di loro ha meno di 40 anni!”

Gli altri 130 “vincitori” non se la passano ovviamente bene: 28 hanno dichiarato un reddito Isee tra 5,48 e 995,46 euro, 70 tra 1.015 e 1.978, 20 tra 2.004 e 2.624. “Il più ricco – commenta Ancisi – fa dunque la fame, considerando che a Ravenna la soglia della povertà è stata fissata dal Comune a 7.500 euro di reddito Isee”. Ad aver dichiarato zero reddito sono sia italiani (81) sia stranieri.  “Troppo frequentemente, il reddito ISEE non rappresenta la reale condizione economica, nascondendo le attività di lavoro in nero e quelle illegali, oppure consentendo truffe e sotterfugi. Clamorosa è stata a Milano la “truffa dei figli fantasma”, stranieri che dichiaravano una maxifamiglia allo scopo di ottenere 960 euro pro-capite l’anno per bambini che non risiedevano nemmeno in Italia. Il problema è che, nelle nostre parti, dalla Regione a Ravenna, non solo nessuno controlla niente, ma si impostano i provvedimenti in modo che le famiglie più bisognose ne sono danneggiate o escluse”.

“La storia di cui sopra è un capolavoro di ipocrisia politica. Si prendono per buoni redditi zero, o poco più, di famiglie in affitto, a cui si offrono tre mesi di canone: come fanno a pagare gli altri nove mesi? non mangiano, non si vestono, si muovono solo a piedi, ecc.? Nessuno se lo chiede nemmeno. Si dovrebbe innanzitutto verificare se queste famiglie sono in carico all’assistenza sociale del Comune, se sono aiutate da parenti o da altri enti o persone, qual è il loro vero tenore di vita (le assistenti sociali dovrebbero compiere visite a domicilio), se la condizione di bisogno è causata da eventi recenti, ecc. Per gli stranieri, dovrebbe essere obbligatoria la dimostrazione, tramite i rispettivi consolati, che le loro famiglie non possiedono immobili nei paesi d’origine. Nei casi di inattendibilità del reddito dichiarato, passare la pratica alla Finanza”.

“Gli stranieri residenti a Ravenna – prosegue Ancisi - sono il 12% della popolazione, ma quelli che hanno ricevuto il contributo sull’affitto sono il 60%. Per concorrere al contributo basta avere il permesso di soggiorno di un anno. Pressappoco la stessa sproporzione a danno degli italiani da una vita vale per gli altri aiuti assistenziali in cui l’ISEE fa testo (la concessione di un alloggio popolare, i contributi e i sussidi economici, le rette scolastiche, il servizio mensa, ecc.). Ma a Ravenna la spesa pubblica sociale è pressoché la stessa almeno da una decina di anni, mentre le famiglie indigenti sono almeno triplicate. Politiche dell’accoglienza ingannevolmente ‘buoniste’, sostenute da strutture assistenziali ben strutturate ed incisive ad essa riservate, fanno sì che gli stranieri facciano la parte del leone negli aiuti pubblici, benché il budget disponibile sia lo stesso (circa 10 milioni di euro) di quando erano la metà”.

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