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Cronaca

Il ricordo doloroso della madre di Matteo: "Per me era tutto, ora è un angelo"

"In un mondo fondato su veri valori e senza individui spregevoli camuffati da amici, Matteo sarebbe ancora tra noi e avrebbe potuto curare il proprio malessere imparando a gestirlo. Per questo chi è responsabile deve pagare senza alcuno sconto"

"Non sono molto brava a parlare, soprattutto in queste circostanze. Una cosa che voglio fare prima di ricordare Matteo è fare un ringrazianmeto veramente sentito a tutti voi: vi abbraccerei uno a uno, perchè in questi giorni dolorosissimi mi siete stati tutti vicini e io ho apprezzato il vosto calore. Grazie di essere qui accanto al nostro dolore per ricordar il nostro Matteo. Ho pensato di scrivere due righe: forse dovevo scrivere un poema, ma non era proprio il caso. Ci ho messo tutta me stessa e spero che voi rivediate Matteo in quelle poche righe che ho scritto.

A tutti coloro che pensano che Matteo, detto anche "Balla", fosse un drogato, lasciatevelo dire: non lo conoscevate affatto. Allora chi era Matteo? Matteo aveva molta cura di se stesso, ultimamente usava la sigaretta elettronica e badava molto a ciò che mangiava. Una frase che mi ripeteva spesso era: "Mamma, dobbiamo mangiare in modo sano, così ci manteniamo in forma". Perchè lui teneva molto anche alla mia salute, rimproverandomi se fumavo o bevevo un bicchiere di vino. Gli intensi allenamenti giornalieri cui si sottoponeva con passione per migliorare costantemente nello sport che praticava non sarebbero stati compatibili con un regolare uso di droghe. A scuola Balla aveva un discreto rendimento, pur essendo molto vivace e sullo stile di Pierino la Peste - io penso che le insegnanti questo lo possano confermare. La volontà di Matteo, quindi, non cedeva in preda a crisi d'astinenza o al bisogno di farsi. Il suo problema era un altro: soffriva di improvvisi quando imprevedibili momenti di ansia, frustrazione, panico e disperazione profonda, durante i quali si sentiva rifiutato, incompreso e abbandonato da tutti. Infatti, quando precipitava in una delle sue crisi, si sentiva incapace, un fallito, non apprezzato da nessuno. Per me invece lui era tutto, e lo apprezzavo tantissimo: purtroppo non riuscivo a farglielo capire. Nonostante Matteo praticasse uno sport duro come la kick boxing si sentiva fragile e insicuro: a volte bastava anche una sola parola da una figura di riferimento - genitore, allenatore, insegnante, amico - per farlo sprofondare in un baratro di angoscia e solitudine. Non cercava lo sballo, ma l'annullamento temporaneo, la fuga da un malessere lacerante, incontrollabile e insopportabile. Consapevole del suo disturbo e con il desiderio di guarire, era seguito da specialisti, purtroppo con scarsi risultati: forse anche perchè a volte evitava di assumere i farmaci perchè lo facevano sentire uno zombie e gli toglievano quella carica e quella vitalità che lo contraddistinguevano. A chi pensa che Balla si sia lasciato andare voglio urlare che Matteo amava la vita. Il 17 aprile, il giorno prima del suo funerale, avevamo programmato una gita al mare con le persone che amava, e lui voleva esserci, come voleva essere con me e il suo adorato cagnolino Ziro in vacanza a Lido di Savio per la prossima estate. Ziro non era semplicemente il suo cane, ma la sua ombra, il suo amico fedele, il compagno di lunghissime scorribande, l'abbraccio sicuro in ogni notte: insomma, per Matteo il "number one". Balla era solare, allegro, ingenuo, non amante delle regole ma buono e generoso come sa bene chi di voi lo conosce. Semplicemente un ragazzo di 18 anni, con le sue speranze, attese, fragilità, esuberanza, come riconosco negli occhi di tutti voi ragazzi qui attorno. Vi confesso una cosa: non vedeva l'ora di partecipare al matrimonio di sua cugina, anche per potersi finalmente comprare la famosa giacca a 3 bottoni per essere veramente figo. Il merito della sua eleganza, però, non sarebbe stato attribuibile alla giacca, ma alla sua straordinaria bellezza interiore ed esteriore. In un mondo fondato su veri valori e senza individui spregevoli camuffati da amici, Matteo sarebbe ancora tra noi e avrebbe potuto curare il proprio malessere imparando a gestirlo. Per questo chi è responsabile deve pagare senza alcuno sconto. Senza di loro, presto Matteo avrebbe indossato in una felice occasione la sua fatidica giacca. Ma questo solo per un giorno, non per sempre, non per l'estremo saluto al suo funerale. Matteo, mi piace immaginarti angelo, tra gli angeli sicuramente a insegnargli uno dei tuoi immancabili ganci, come sei solito fare. Cerca però di non fare troppo casino e non contestare anche lì sempre tutto, anche in Paradiso, perchè lo so, tu lo farai comunque. Auguri Matteo".

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