Nuova luce al palazzo dell'ex Anagrafe di via Gardini: lavori per 200mila euro
L'edificio, che presenta importanti fenomeni di dissesto, è al centro di un progetto di intervento di messa in sicurezza, il cui studio di fattibilità è stato recentemente approvato dalla Giunta
Nuova luce a Casa Ghigi, il cosiddetto Palazzo dell'ex anagrafe di via Raoul Gardini. L'edificio, che presenta importanti fenomeni di dissesto, è al centro di un progetto di intervento di messa in sicurezza, il cui studio di fattibilità è stato recentemente approvato dalla Giunta. Un progetto dal valore di 200mila euro, che ha come scopo quello di eliminare i fenomeni di dissesto più evidenti che interessano il fabbricato e in particolare il consolidamento del porticato e dello scalone del Palazzetto dell’ex Anagrafe. Gli interventi interessano sia le fondazioni che la parte in elevazione del porticato e del vano scale, attualmente puntellati. L’obiettivo principale dello studio di fattibilità redatto e approvato è la conservazione del bene, che presenta un alto valore dal punto di vista storico-architettonico e pertanto ricade nella definizione di “bene culturale”.
Nel 2021 il sindaco Michele de Pascale aveva annunciato che sarebbe stato realizzato un intervento strutturale sul Palazzo dell’ex anagrafe. "L’idea - aveva detto allora il primo cittadino - sarebbe quella di riportare nella sua sede originale lo sportello anagrafico. Paradossalmente il centro storico è l’unico luogo del nostro vasto comune dove manca la possibilità di fare la carta d’identità e ricevere i servizi anagrafici. Stiamo ragionando di un’operazione pubblico-privata per realizzare appartamenti nei piani superiori e, con quelle risorse, intervenire sul piano terra per riportarvi l’anagrafe. In parallelo c’è un dialogo aperto con lo Stato che ha proprio un progetto in corso per concentrare i servizi statali delle città in un unico luogo, che potrebbe essere l’edificio della Banca d’Italia. Si tratterebbe di un intervento che porterebbe a nuova vita un angolo bellissimo del nostro centro ora purtroppo poco valorizzato”.
La storia recente dell'edificio
Nel 1965, a seguito della decisione dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari di trasferirsi in altra sede, il Comune di Ravenna acquistò nuovamente l’immobile, al fine di accentrare in un’unica sede gli uffici per i Servizi Demografici, fra cui l’Anagrafe, lo Stato Civile, l’Elettorale, la Leva ed i Servizi Militari, la Statistica e i Servizi Tributari. Durante gli anni '90 il fabbricato fu sottoposto ad alcuni interventi localizzati, quali la demolizione e ricostruzione di alcuni controsoffitti (1992-1993), la riorganizzazione del piano terra del corpo più antico al fine di realizzare l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (1995-1996), la riorganizzazione degli uffici posti al piano secondo in una delle due ali precedentemente soprelevate (1996) e un intervento di pulitura e parziale reintegrazione delle porzioni lapidee nel portico su via Romolo Gessi (1997).
Fra questi, l’intervento maggiormente significativo è la realizzazione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, che comportò la rimozione di vari divisori interni che alteravano la leggibilità della struttura originaria del fabbricato e il livellamento del piano di calpestio del piano terra con demolizione delle pavimentazioni preesistenti, al fine di rendere i locali percorribili anche da persone con ridotte capacità motorie
L'edificio
L’edifico denominato “Casa Ghigi” è articolato in più corpi di fabbrica, risalenti ad epoche diverse, che sono stati oggetto di successive modifiche e rifacimenti, anche importanti, a causa dei vari utilizzi che vi si sono succeduti. In particolare si distinguono: il Corpo A, più antico, e i Corpi B e C, che sono il risultato di un complesso di interventi più recenti. La porzione più antica del fabbricato (Corpo A) risale al periodo della dominazione veneziana della città di Ravenna e comprende il porticato su via Raul Gardini. È sviluppata su tre piani, collegati fra loro da una scala interna posizionata in corrispondenza della parete perimetrale est. Oltre al porticato, anche alcuni degli ambienti interni al piano terra sono coperti da struttura a volta, in particolare in corrispondenza dell’originario corridoio di ingresso al fabbricato, che attualmente è suddiviso in più locali. La copertura, costituita da una struttura in legno a falde inclinate, è caratterizzata da un frontone detto “a timpano mozzo” sul lato prospiciente il vicolo Marco Fantuzzi.
Il Corpo B è costituito dal salone pubblico e dall’antistante velario, realizzati negli anni '20 del Novecento in luogo della preesistente corte esterna e sormontati da una copertura in lastre di vetro (successivamente sostituite da pannelli semitrasparenti) sorrette da una struttura in ferro battuto con decorazioni floreali in corrispondenza delle giunzioni. Ad est e ad ovest del salone vi sono altri locali disposti su tre piani, originatisi con la ristrutturazione e la soprelevazione dei corpi di fabbrica minori preesistenti alla realizzazione del salone pubblico, a cui si accede tramite i vani scala posizionati ai lati del velario. Proseguendo oltre il salone pubblico, si accede al Corpo C, sviluppato su due livelli e dotato di un vano scala autonomo. Esso è separato dal salone pubblico mediante un terrazzo stretto e lungo, sul quale si affacciano gli ambienti posti al piano primo. Al piano terra comprende il locale caldaia ed altri ambienti di servizio.
Gli interventi da eseguire nel dettaglio
Dalla analisi si deduce la necessità di intervenire sia mediante opere di consolidamento del terreno, sia mediante interventi di rinforzo a livello delle fondazioni e delle strutture in elevazione.
Vano scale - Per quanto riguarda il vano scale, il dissesto è legato a tre distinte circostanze: la prima è l’inadeguatezza della capacità portante delle pareti d’ambito, segnalata dalle vistose lesioni già descritte; la seconda è la mancanza di ammorsatura tra le suddette pareti e la scadente qualità della parete est; la terza è l’inadeguatezza strutturale delle rampe, costituite da materiale assemblato in configurazioni inaffidabili (volte assai ribassate costituite da mattoni accostati in foglio e con riempimenti sottili di materiale disomogeneo). La soluzione prescelta prevede innanzitutto la realizzazione di un intervento che tenda a creare un collegamento rigido fra le diverse strutture di fondazione e di elevazione, essendo stata rilevata la presenza di pareti murarie senza efficaci ammorsamenti.
Per creare un legame a livello delle fondazioni è prevista la realizzazione di un cordolo in cemento armato, ammorsato alla fondazione delle pareti murarie esistenti mediante nasi di collegamento. Per le pareti in elevazione, il collegamento sarà realizzato mediante perforazioni armate, allo scopo di ammorsare le pareti sud e nord con la parete est in maniera continua. Sono pertanto previste perforazioni orizzontali e/o inclinate inghisate alla struttura muraria e realizzate per tutta l’altezza delle murature. Sulle pareti murarie fortemente lesionate e sulla parete nord in cui è stata rilevata la presenza di una cavità, si prevede un intervento con metodo scuci-cuci, sostituendo, in piccoli tratti orizzontali, i vecchi laterizi con mattoni pieni legati con malta cementizia. Per irrigidire la struttura in elevazione, costituita da pareti murarie con tessitura molto disomogenea è prevista inoltre la realizzazione di un intonaco armato sulle murature previamente spicconate e pulite. Tale intervento consiste nella applicazione a pressione di malta cementizia su rete elettrosaldata preventivamente posta in opera e collegata alla muratura esistente mediante perforazioni armate.
Il consolidamento delle scale appare assai problematico, in ragione della necessità di asportare la cappa stabilizzante delle volte (costituite da materiale povero) per una eventuale sostituzione con una struttura portante in c.a. o in acciaio; l’operazione porterebbe inevitabilmente al danneggiamento pesante, per non dire al disgregamento, della struttura portante in laterizio (per altro di poco pregio e comunque intonacata nella situazione attuale). In ogni caso, non potendo fare affidamento sul meccanismo di funzionamento precario alterato a seguito dei dissesti, si dovrebbe intervenire comunque con strutture nuove, con difficoltà di cantiere enormi dato il ristretto ambito di lavoro. In sintesi, vista la situazione statica delle rampe, collegate in maniera insufficiente alle murature circostanti, alle quali trasferiscono spinte laterali che non risultano efficacemente contrastate, è prevista la demolizione delle rampe e la successiva ricostruzione, mediante una struttura in cemento armato, che ricalca la forma e la geometria delle scale attuali e rivestimenti in marmo analoghi a quelli presenti. Le rampe sono collegate a livello dei solai mediante travi in c.a. che trasmettono il carico alle pareti longitudinali, mentre a livello dei pianerottoli si realizzano strutture in cemento armato che trasferiscono il carico alle medesime pareti longitudinali, alle quali si collegano con carotaggi armati.
Per aumentare la capacità portante è previsto poi un intervento di consolidamento del terreno sottostante le fondazioni delle murature del vano scale e il nuovo cordolo in cemento armato, mediante l’iniezione di resine espandenti, attraverso canne valvolate in materiale plastico o in rame, nello strato costituito da materiale di riporto. Lo scopo di tali iniezioni è quello di saturare i vuoti macroscopici eventualmente presenti nel terreno, agglomerare le parti disaggregate e migliorare le caratteristiche geomeccaniche del terreno stesso. Mediante tali iniezione si realizza inoltre la messa in forza del cordolo in cemento armato collegato alle fondazioni esistenti. L’intervento tecnico prescelto rappresenta, inoltre, un miglioramento del comportamento sismico delle strutture interessate. La creazione di efficaci ammorsamenti fra le pareti ortogonali sia a livello delle fondazioni che per le strutture di elevazione infatti migliora localmente l’organizzazione strutturale degli elementi resistenti. L’aumento della resistenza strutturale delle singole pareti murarie viene invece ottenuto mediante la realizzazione di intonaco armato applicato alla muratura. Per quanto concerne le scale, essendo praticamente impossibile un consolidamento strutturale delle rampe e dei pianerottoli, per non alterare l’attuale configurazione architettonica del vano scale si è preferito prevedere la ricostruzione della scala in cemento armato, in modo da ricalcare interamente la geometria della struttura esistente. Per quel che riguarda l’intervento di ricostruzione delle rampe del vano scale sud, nella progettazione si è tenuto conto delle norme relative alla eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici.
Porticato - La grave situazione statica del pilastro posto sullo spigolo sud-est del fabbricato dipende da due distinte circostanze: la prima è l’inadeguatezza delle fondazioni; la seconda è la scarsa qualità del nucleo interno in muratura (in gran parte disgregato) essendo praticamente inefficacie il rivestimento in lastre di pietra. La soluzione prescelta prevede la sostituzione del nucleo in muratura della colonna d’angolo lesionata con un’anima in acciaio e la realizzazione di un intervento di rinforzo a livello fondazionale sia per il pilastro sullo spigolo sudest sia per le altre colonne del porticato. Si ritiene opportuno infatti sostituire la fondazione in muratura della colonna d’angolo con un plinto in cemento armato e proteggere le esistenti fondazioni di tutte le colonne del porticato collegandole reciprocamente con un cordolo in c.a., in modo da ottenere i seguenti risultati: creare omogeneità per le fondazioni delle colonne; garantire una continuità assai benefica nel caso di non escludibili cedimenti differenziali o scosse sismiche; creare una protezione efficace nei confronti di modeste escavazioni nella sede stradale in Via Romolo Gessi o di fenomeni di fatica a seguito del transito dei mezzi; aumentare il coefficiente di sicurezza relativo alla capacità portante.
Per realizzare i suddetti interventi è innanzitutto necessario sostituire le opere di puntellamento attualmente presenti nella colonna d’angolo con un sistema di puntellatura in elementi di acciaio aventi funzione portante, in grado di sopportare interamente i carichi di competenza della colonna. Le arcate del porticato non convergenti nel pilastro d’angolo sud-est dovranno invece essere puntellate, cautelativamente, mediante opere provvisionali in legname e tubi di ferro (sistema tubo-giunto), prima di procedere allo scavo intorno alla fondazione in muratura esistente per la realizzazione del cordolo in cemento armato. Dopo aver predisposto le suddette opere provvisionali e realizzato il cordolo lungo tutto il porticato e attorno alla fondazione in muratura delle colonne è prevista la rimozione delle lastre in pietra di rivestimento della colonna d’angolo sud-est, la demolizione del nucleo in muratura fortemente degradato e della muratura di fondazione insufficiente a sopportare i carichi gravanti su di essa. A livello delle fondazioni si sostituisce quindi la fondazione in muratura della colonna d’angolo con un plinto in cemento armato; l’intervento si completa ricostruendo la colonna demolita con un’anima in acciaio, rivestita poi con le lastre esistenti restaurate, in modo tale da non modificare l’aspetto della colonna stessa. In tal modo si ricostituisce un elemento portante che garantisca un adeguato margine di sicurezza.
Per aumentare la capacità portante è previsto, analogamente a quanto detto per il vano scale, la realizzazione di un intervento di consolidamento del terreno sottostante le fondazioni delle colonne del porticato, mediante l’iniezione di resine espandenti, nello strato costituito da materiale di riporto, al medesimo scopo di saturare i vuoti macroscopici, agglomerare le parti disaggregate e migliorare le caratteristiche geomeccaniche del terreno stesso. Anche in questo caso, mediante le iniezioni si realizza inoltre la messa in forza del cordolo in cemento armato collegato alle fondazioni esistenti. L’intervento a livello fondazionale e nel pilastro d’angolo deve essere eseguito con rimozione e recupero delle parti di pavimentazione originale interessate dai lavori e successivo riposizionamento dei materiali asportati, garantendo quindi l’assenza di alterazioni rispetto alla situazione attuale.
Per quanto concerne il comportamento sismico, l’intervento di sostituzione del nucleo in muratura del pilastro d’angolo si configura come intervento di miglioramento necessario per aumentare la resistenza strutturale. Mediante la realizzazione del cordolo di fondazione si tende invece a modificare favorevolmente il comportamento d’insieme del sistema edilizio costituente il porticato: il cordolo in cemento armato tende a creare, infatti, un collegamento continuo efficace delle fondazioni in muratura delle singole colonne, impedendo i movimenti differenziali dei diversi elementi strutturali del porticato.