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Cronaca

Il ristorante ravennate fa pubblicità con il marchio di Cannavacciuolo: lui li denuncia

A fare la denuncia ai carabinieri era stato lo stesso chef avvisato via Facebook da un'amica di un volantino pubblicizzante la riapertura del locale ravennate con menù di pesce e crudité curato da Cannavacciuolo

Tre persone sono finite a giudizio con l'accusa di avere indebitamente usato il marchio registrato dello chef pluristellato Antonino Cannavacciuolo, noto anche per le sue partecipazioni a format di settore come MasterChef Italia, in occasione dell'avvio tra il settembre 2018 e il dicembre 2019 di un ristorante di Marina di Ravenna. Per tutti - come precisato dal Resto del Carlino - il processo per violazione dell'articolo 473 del codice penale partirà a fine mese davanti al Tribunale monocratico di Ravenna. Si tratta di un 63enne di Lumezzane (Brescia) e di due cubani, un uomo e una donna, di 32 e 50 anni residenti a Marina Romea. I tre, difesi dagli avvocati Marco Agosti, Chiara Belletti e Luigi Berardi, sono stati indicati come amministratori di diritto o di fatto della società bresciana legata alla gestione del locale.

A fare la denuncia ai carabinieri della Stazione di Orta San Giulio (Novara) era stato lo stesso chef avvisato via Facebook da un'amica di un volantino pubblicizzante la riapertura del locale ravennate con menù di pesce e crudité curato da Cannavacciuolo. Era poi emerso un camion vela con la gigantografia dello chef accostato al nome del ristorante. Cannavacciuolo, originario di Vico Equense (Napoli) ma residente nel Novarese, aveva allora dato incarico alla sua segretaria di fingersi cliente per chiedere informazioni. La successiva telefonata al locale di conferma dei fatti era stata registrata.

Gli inquirenti erano poi risaliti alla tipografia a Cesena e ai presunti committenti. Infine la 32enne, sentita dai carabinieri di Marina di Ravenna coordinati dal Pm Marilù Gattelli, aveva affermato di avere ricevuto quel menù da Cannavacciuolo nel 2016 in occasione del programma 'Cucine da incubo' quando lei gestiva un ristorante a Suzzara (Mantova), e di avere pensato che si potesse usare per fare pubblicità. (Ansa)

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