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Cronaca

Dalla Romagna parte l'appello per sostenere la Sanità pubblica: "Siamo a un punto di non ritorno"

L'appello, firmato da vari sindaci e istituzioni del territorio romagnolo, chiede maggiori risorse finanziare e azioni concrete per la sanità pubblica. L'ex senatore Errani: "Siamo un movimento di cittadini"

"I necessari provvedimenti per la messa in sicurezza del nostro servizio sanitario nazionale non sono più rinviabili. Il momento è ora": questo è il fulcro dell'appello per la sanità pubblica che è stato presentato venerdì mattina al Mercato Coperto di Ravenna. Un appello che richiede precisi impegni e riforme a livello nazionale e che è stato firmato da medici, operatori sanitari, sindacalisti, rappresentanti istituzionali e politici del territorio romagnolo, fra cui i sindaci di Ravenna, Rimini, Cesena, Cesenatico, Bertinoro, Forlimpopoli, Santarcangelo di Romagna e Santa Sofia, e anche dal direttore di Ausl Romagna Tiziano Carradori.

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Risorse finanziarie, innovazione e formazione del personale sanitario: questi sono alcuni dei temi principali attorno al quale si è sviluppato l'appello. Un'iniziativa civica, come riferiscono i primi firmatari, ma che vuole raccogliere grandi adesioni. Lo chiarisce l'ex senatore, già presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani. "Non è un appello contro qualcuno o qualcosa - spiega - Dobbiamo mettere questo grande tema al centro della discussione pubblica". Un appello, che si può firmare sulla piattaforma su Change.org, che non nasce all'interno di partiti o associazioni, ma si presenta come un "movimento di cittadini". "Siamo partiti così perché vogliamo che questo impegno cresca", afferma l'ex senatore, con l'obiettivo di moltiplicare le adesioni e raccogliere altre iniziative nate su tutto il territorio nazionale. "Con la pandemia ci siamo illusi che fosse partita un'altra consapevolezza. Non è così", continua Errani sottolineando i problemi dei mancati finanziamenti, della "strategia" di privatizzazione in corso e della fuga dei professionisti sanitari, così come la mancanza di innovazione. "Se non riusciamo a rendere i cittadini partecipi di questa discussione - chiarisce l'ex senatore - rischiamo di riportare il tema sempre e solo su un piano economico". "Siamo all'ultimo posto nei paesi Ocse nel rapporto finanziamento-Pil - ribadisce Errani - dobbiamo costruire una coscienza politica, non di parte, sulla riforma del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo costruire un movimento, non delegare a partiti o regioni".

Appello per la Sanità pubblica: l'incontro al Mercato coperto di Ravenna (foto Massimo Argnani)

A spiegare i motivi che hanno portato alla formulazione di questo appello c'era anche Giovanni Bissoni, ex assessore regionale alla Sanità: "Abbiamo bisogno di una nuova visione del nostro servizio sanitario" ha specificato Bissoni, sottolineando alcuni dei provvedimenti più urgenti per rafforzare la sanità italiana. "Il tetto del personale è stata la scelta più drammatica - afferma l'ex assessore - Meccanismi di governo della spesa che hanno portato a un arretramento del funzionamento del nostro sistema". Problemi che si sono sommati fino all'arrivo della pandemia e che avrebbero fatto emergere "la debolezza della nostra offerta ospedaliera - prosegue Bissoni - In Europa soltanto la Spagna ha il nostro stesso numero di posti letto". Un sistema che per Bissoni ha reagito al Coronavirus nel miglior modo possibile, considerando le risorse a disposizione, ma che ora paga le sue carenze, in particolare quella di medici, con lunghe liste d'attesa da recuperare e la necessità di un rafforzamento a livello territoriale. Per rendere concreto questo rafforzamento "abbiamo bisogno di più risorse economico-finanziarie - sottolinea Bissoni - dei 2,7 miliardi per rafforzare la sanità territoriale all'Emilia Romagna non arriverà praticamente nulla" - questo perché la nostra Regione sarebbe già vicina agli obiettivi fissati a livello nazionale. Per fare un esempio concreto, Bissoni evidenzia che all'Emilia Romagna giungeranno "circa 50 milioni di euro in tre anni, rispetto al mezzo miliardo che arriverà alla Lombardia". Quello che spaventa, a oggi, sono le "priorità che il Governo Meloni ha fissato": dall'autonomia differenziale alla riforma fiscale. La flat tax sarebbe un "colpo mortale al sistema di welfare", secondo Bissoni.

Per Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Romagna, sono due i punti chiave da affrontare: "Il nostro sistema sanitario se non supera il sottofinanziamento strutturale è insostenibile anche con la migliore delle riforme" e con esso l'obiettivo di raggiungere "le migliori cure possibili per i cittadini", specifica De Pascale, aggiungendo che "se non si incrementano le risorse, si esce dal dettato Costituzionale". Secondo tema per il sindaco ravennate sono gli "elementi di resistenza all'innovazione delle cure". Il faro deve rimanere quello di un miglioramento delle cure: "Abbiamo bisogno di un alto livello di cambiamento" che deve andare avanti in vari settori, dalla farmaceutica alla valorizzazione dei team multi-professionali, senza dimenticare l'integrazione socio-sanitaria. Servono non solo i finanziamenti, per De Pascale, ma anche "concretezza e cambiamenti reali".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Enzo Lattuca, sindaco di Cesena e vicepresidente della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Romagna, che specifica come questo sia "un appello che parte dalla Romagna" per rivolgersi all'intero territorio nazionale. In Romagna c'è "l'intenzione di affrontare questo problema - rimarca Lattuca - Il benessere è la cosa più importante, il bene principale che dobbiamo garantire ai nostri cittadini". Il sindaco cesenate pone poi l'accento sulla mancanza di un "dibattito nazionale sul sistema sanitario. La pandemia aveva messo attenzione sul tema - continua Lattuca - è passato pochissimo tempo e il tema è già finito sulle pagine dei giornali specialistici". Il Governo italiano, per Lattuca dovrà quindi guardare alle "cose da fare da oggi in avanti".

Oltre alle istituzioni politiche, erano presenti all'incontro di venerdì anche alcune voci dei sindacati territoriali. "Abbiamo la necessità di guardare avanti - afferma Marinella Melandri, segretaria Cgil Ravenna - Quello della sanità pubblica è u diritto di cittadinanza irrinunciabile per avere una vita dignitosa nel nostro Paese". "Siamo arrivati a un punto di non ritorno", aggiunge Melandri reclamando investimenti per l'innovazione in ambito sanitario e una risposta alla carenza di professionisti della sanità, mettendo sempre al centro i bisogni delle persone. "Le risorse messe innanzitutto sulle professioni - aggiunge la segretaria della Cgil - rischiamo di consegnare a una gestione privata anche il futuro di quella che deve essere una evoluzione necessaria del nostro sistema sanitario".

Quello attuale appare "un sistema volto a creare ulteriori disuguaglianze se non supportato da ulteriori risorse finanziarie", sostiene Paolo Palmarini, segretario Uil Fpl Ravenna che pone l'attenzione su ferie e straordinari accumulati dal personale sanitario italiano: "Come è possibile bloccare il turnover e puntare sul potenziamento della sanità territoriale?". "Non c'è un centesimo per la spesa corrente, quella per assumere il personale - prosegue Palmarini - Non sono muri e tecnologie a curare le persone", quindi bene quegli investimenti "ma è evidente che se non si aumentano le risorse per il sistema sanitario nazionale, il rischio è che senza personale non si possa innovare, né dare risposte alle necessità".

A rappresentare nel dettaglio le istanze del settore sanitario pubblico è Francesco Feletti, segretario locale di Anaao (sindacato di medici e dirigenti sanitari italiani): "Il privato non investe nelle stesse cose in cui investe il pubblico", in particolare non nell'emergenza-urgenza, nella ricerca o in altri settori che non creerebbero grandi profitti. Investimenti che invece hanno valore importantissimo per i cittadini, spiega Feletti: "Stiamo mandando a pezzi la rete dei professionisti, i pazienti sono smarriti. Una volta c'era una rete che funzionava", una rete che accompagnava i pazienti dal medico di base alla diagnostica, dagli specialisti fino ai chirurghi. "Tutto questo si sta perendo e se lasciamo spazio al sistema privato questo non ci sarà più". Feletti avverte infine che il sistema sanitario nazionale sta perdendo medici "al ritmo di 7 al giorno", carenze che poi saranno difficili da rimpiazzare velocemente. Oltre a queste si contano 10 milioni ore all'anno di straordinario non pagate e un numero esorbitante di ferie accumulate. "I medici pubblici meno pagati d'Europa - che poi, prosegue il segretario di Anaao - vanno a lavorare nel privato". Il problema però non sarebbero solo a livello di risorse, ma anche a livello normativo: "Ci sono 35mila cause ogni anno nei confronti di medici - rileva Feletti - il 97% delle quali si conclude con un nulla di fatto". "Ci dobbiamo chiedere che sanità vogliamo domani - conclude Feletti, chiedendo al Governo di - investire su personale, formazione, tecnologia e ricerca. E ci vuole anche una visione".

Cisl Romagna: "Il momento per la sanità è adesso"

"Decenni di disattenzione, hanno ridotto il sistema sanitario pubblico in condizioni precarie, mettendo a rischio il suo funzionamento futuro e il principio di universalità, eguaglianza ed equità nell'accesso alle cure. La mancanza di attenzione verso i cambiamenti demografici e le conseguenze socioeconomiche hanno caratterizzato i governi successivi, di diversi orientamenti politici, che si sono succeduti alla guida del Paese, includendo il mancato investimento nella sanità, nella scuola e nel lavoro. Questa mancanza di coraggio e lungimiranza è culminata nell'ultima rinuncia ai finanziamenti disponibili tramite il MES - sostiene con una nota Cisl Romagna - Scopriamo così ora la drammaticità della carenza di medici e personale sanitario, in particolare nel sistema pubblico dove manca una doverosa valorizzazione economica, l’inadeguatezza dei modelli organizzativi  e la troppa lentezza con cui se ne persegue il mutamento in ragione dell’evolvere dei bisogni, l’assenza dei necessari interventi sul sistema di regole che sottendono ai percorsi formativi e alla definizione dei contenuti professionali di medici e personale sanitario, tecnico-amministrativo e socio sanitario, nonché al loro inserimento nel sistema, e tanto altro ancora, riportato in innumerevoli analisi pienamente condivisibili a cui non seguono però azioni conseguenti".

"Il momento è adesso. Abbiamo bisogno di uno scatto in avanti, di recuperare uno spirito di collaborazione che non annulli le differenze ma riesca invece a metterle a fattor comune per il bene della collettività, per individuare e sostenere le scelte coraggiose che sono necessarie ora e che non sono più rinviabili. Almeno in tema di sanità occorre avere il coraggio di abbandonare la logica della veloce ricerca di consenso. Per questo chiediamo a Governo e Regioni, senza alcuna distinzione di colore politico e partitico, una seria e partecipata riflessione su quanto è accaduto e sta accadendo. Da tempo chiediamo alle istituzioni di collaborare con la popolazione per elaborare una strategia condivisa. Riteniamo che un percorso condiviso e collaborativo possa essere la chiave per affrontare con successo le sfide che ci attendono. La sanità non può e non deve diventare terreno di strumentalizzazione per nessuno, deve piuttosto essere il campo per realizzare gli impegni da tutti richiamati durante la pandemia: in termini di organizzazione, di strutture, di assunzione di personale, per continuare a garantire servizi universalistici di qualità accessibili a tutti", conclude Cisl Romagna che si dichiara pronta a collaborare con tutti coloro che sono "sinceramente interessati a discutere in modo costruttivo per trovare soluzioni efficaci tralasciando polemiche inutili e pretestuose".

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