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Cronaca

Schiuma bianca lungo la costa: Arpae spiega questo curioso fenomeno

"Queste "schiume" in mare - analizza il responsabile della struttura Daphne - sono spesso dovute alla sostanza organica particellata presente nell´acqua di mare"

E' un mare "schiumoso" quello che in questi giorni si sta presentando agli occhi dei bagnanti del litorale romagnolo. Molti hanno rinunciato al bagno, ma nessuna paura: si tratta di un effetto naturale, dovuto alla decomposizione di micro-alghe che, sotto l’effetto del mare mosso dei giorni scorsi, hanno creato una sorta di grande emulsione che hanno provocato il fenomeno. Entra nel dettaglio Carla Rita Ferrari, responsabile della struttura oceanografica Daphne: "Con le consistenti precipitazioni che da maggio stanno interessando il nord-est della penisola, le portate dei fiumi mostrano significativi incrementi, con aumento di apporti in mare di sali di azoto e fosforo (nutrienti). Questi elementi innescano fioriture algali (fenomeni eutrofici), sia microalgali (non visibili a occhio nudo, ma solo al microscopio) che alterano la colorazione delle acque e riducono la trasparenza, sia di macroalghe. La fioritura di macroalghe e conseguente accumulo interessa particolarmente i primi metri della fascia di balneazione e la zona interna alle barriere frangiflutti e a ridosso di moli e porti".

"Le macroalghe verdi sono del tutto innocue e appartengono alla famiglia delle Ulvacee, che stagionalmente fanno la loro comparsa - illustra Ferrari -. Queste macroalghe restano fissate al substrato solo nei primi stadi di sviluppo, in seguito si staccano e tendono ad essere trasportate dalle correnti e dal moto ondoso, accumulandosi nei pressi dei porti e sulle spiagge. I fenomeni eutrofici sostenuti da microalghe stanno interessando l’intera costa emiliano-romagnola dalla battigia fino al confine delle acque territoriali, con concentrazioni elevate soprattutto nella parte settentrionale dell’area, direttamente investita dagli apporti del bacino padano, a seguito delle intense precipitazioni che hanno interessato tutta la pianura padana".

Precisa ancora Ferrari: "Le alte concentrazioni di clorofilla “a” (indicatore di trofia) sono sostenute da uno sviluppo microalgale caratterizzato da Diatomee appartenenti in particolare al genere Chaetoceros che conferisce alle acque una classica colorazione marrone. La sinergia tra l’azione del vento e il moto ondoso ha favorito la formazione di materiale organico bianco-giallastro addensato (schiume) in superficie, sia al largo che in costa, arrivando ad entrare anche in alcuni portocanali. L´avvistamento lungo la battigia di schiume bianche di dimensioni contenute è un fenomeno ricorrente, anche se non frequente".

Queste "schiume" in mare, analizza il responsabile della struttura Daphne, "sono spesso dovute alla sostanza organica particellata presente nell´acqua di mare (generata dall’intenso fenomeno eutrofico) che viene trasformata “montata” in schiume per azione del moto ondoso e del vento. Questa "trasformazione" si realizza più frequentemente in prossimità di substrati duri (nel nostro caso scogliere frangiflutto, pennelli portuali, massi di protezione) ed in maniera più evidente dopo mareggiate. Le schiume così formate persistono anche per giorni ed è possibile avvistarle "spiaggiate" anche in giornate di calma piatta".

Il loro destino è comunque quello di smontarsi e quindi sciogliersi nuovamente in acqua. "In pratica sono tensioattivi di origine naturale", tranquilizza Ferrari, che dà un ulteriore fotografia della formazione delle schiume: "Analogo processo avviene in mare aperto a seguito del passaggio di imbarcazioni che con le eliche effettuano la “montatura” della sostanza organica presente nell’acqua. All’apparenza sembra materiale mucillaginoso, ma dai monitoraggi effettuati dalla Struttura oceanografica Daphne di Arpae si smentisce tale situazione". Tutte le informazioni rilevate da Daphne sono inserite nel bollettino "Mare in-forma" pubblicato nel sito di Arpae.

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