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Cronaca Faenza

Si inventa una start-up per pagare i creditori della società fallita: imprenditore nei guai

Si sarebbe inventato una start up "innovativa" al solo scopo di ottenere un finanziamento agevolato con cui pagare i creditori di un'altra sua società

Si sarebbe inventato una start up "innovativa" al solo scopo di ottenere un finanziamento agevolato con cui pagare i creditori di un'altra sua società. I militari della Guardia di Finanza di Faenza hanno dato esecuzione al provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Ravenna, su proposta dell’Eppo (European Public Prosecutor’s Office) – Ufficio di Bologna, sequestrando beni del valore di oltre 70.000 euro nei confronti di un imprenditore faentino operante nel settore della promozione pubblicitaria, accusato di aver creato, a fine 2019, una fantomatica “start up innovativa” nel campo della creazione dei portali web, risultata poi del tutto inesistente, al solo scopo di poter ottenere un finanziamento agevolato garantito dal Fondo nazionale per le piccole e medie imprese e controgarantito dal Fondo Europeo per gli investimenti strategici, di fatto poi utilizzato per ripianare i debiti di un’altra sua differente società, in avanzato stato di insolvenza.

L’indagine è partita dalle dichiarazioni rese ai militari della compagnia della Guardia di Finanza di Faenza da parte di una dipendente dell’imprenditore che, preoccupata per le eventuali responsabilità derivanti dalle richieste che gli venivano avanzate di “sistemare” contabilmente i bilanci delle società, ha denunciato ai finanzieri diverse operazioni fraudolente a sua conoscenza, ideate dal suo datore di lavoro con il fattivo contributo di un consulente finanziario locale. Le successive verifiche eseguite dalle Fiamme Gialle faentine hanno permesso di scoprire il piano truffaldino attuato, acquisendo - anche tramite una tempestiva perquisizione - numerosi elementi che dimostravano come l’imprenditore avesse creato solo sulla carta una "newco" innovativa, registrandola nella sezione speciale del Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio, per poi richiedere uno specifico contributo comunitario nell’ambito del Programma operativo regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014 – 2020 (c.d. “Fondo StartER”), non riuscendoci tuttavia solo a causa di alcune irregolarità rilevate nella documentazione presentata a corredo della domanda.

Ma l'imprenditore non si è scoraggiato, tanto da richiedere subito dopo anche un finanziamento agevolato con garanzia pubblica per 100.000 euro. L’operazione in questo caso è andata a buon fine e la finta start up ha avuto accesso al credito con una procedura semplificata, prioritaria e gratuita, basata esclusivamente sulle autocertificazioni fornite dallo stesso legale rappresentante dell’impresa. Grazie a tale agevolazione il 27 gennaio 2020, a poche settimane dall’esplosione dell’emergenza pandemica, il faentino si è visto accreditare la somma richiesta: dopo solo pochi giorni ha disposto ben 43 giroconti per pagare i fornitori di un’atra sua società già in crisi e poi definitivamente fallita.

Per riuscire nel suo intento, l’imprenditore ha chiesto ai suoi creditori di stornare le fatture fatte in passato alla sua impresa in fallimento e di riaddebitare, con nuove fatture (evidentemente false), gli stessi importi alla start up, così da essere pagati con i fondi illeciti nel frattempo concessi dall’istituto di credito. Ovviamente, poi, l'imprenditore è risultato insolvente nel pagamento delle rate di restituzione del finanziamento, riuscendo a saldare soltanto le prime scadenze.

Alla luce di quanto emerso l’uomo è stato denunciato per indebita percezione dell’erogazione pubblica, ottenuta con la falsa autocertificazione dei requisiti necessari, e per malversazione delle somme così ottenute, impiegate per scopi estranei allo sviluppo dell’attività d’impresa finanziata. La Procura Europea – sede di Bologna, competente per il danno causato alle finanze dell’Unione, garante ultimo del finanziamento illecitamente erogato, ha quindi tempestivamente richiesto al Gip del Tribunale di Ravenna, che ha accolto l’istanza cautelare, il sequestro dei beni nella disponibilità dell’indagato, fino al profitto illecito ottenuto, stimato in 70.782,50 euro, pari alla differenza tra il finanziamento concesso e la parte di capitale comunque restituita nel tempo. In esecuzione della misura cautelare patrimoniale, i finanzieri della Compagnia di Faenza hanno sottoposto a blocco giudiziario, per pari importo, le somme di denaro nella disponibilità dell’indagato, alcune polizze assicurative e un immobile sito in Faenza a lui intestati, che saranno successivamente confiscati in caso di condanna definitiva.

La presente operazione si inquadra in un più ampio piano di controlli predisposto dal Comando Generale del Corpo a contrasto dell’illecito utilizzo di risorse pubbliche erogate sotto diverse forme, ma, come in questo caso, vincolate a utilizzi specifici finalizzati allo sviluppo economico del territorio. A livello provinciale l’intensificazione di tali controlli, avviati già nella scorsa annualità, sta proseguendo anche in questi primi mesi del 2023, nel corso dei quali sono stati già conclusi 8 interventi, con esiti tutti irregolari, accertando la distrazione a fini personali di oltre 103.000 euro su un ammontare complessivo di finanziamenti controllati pari a 216.000 euro (circa il 50%).

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