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Cronaca

Siccità: "Siamo ai livelli di metà luglio, in collina e montagna situazione più grave"

Il presidente del Consorzio bonifica Romagna occidentale: "Anche nel nostro comprensorio, pur con una situazione leggermente meno drammatica rispetto al resto della regione, ci sono molte preoccupazioni per il protrarsi del periodo di siccità"

Giovedì l'Anbi (unione regionale delle bonifiche) Emilia Romagna ha illustrato come la situazione delle falde acquifere, all'asciutto per via della scarsità di piogge e delle temperature elevate, rappresenti una vera emergenza pe l'agricoltura. "Anche nel nostro comprensorio, pur con una situazione leggermente meno drammatica rispetto al resto della regione, ci sono molte preoccupazioni per il protrarsi del periodo di siccità - commenta Alberto Asioli, presidente del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale che comprende la provincia di Ravenna - Le nostre reti distributive in pressione e l’alimentazione dei vettori irrigui a cielo aperto (ossia i canali di scolo che, grazie a opportune opere di regolazione collocate lungo il loro percorso, vengono adibiti alla funzione accessoria di adduttori per la distribuzione idrica alle aziende agricole del comprensorio di pianura del Consorzio) sono in funzione 24 ore su 24 da diversi giorni. A oggi abbiamo già distribuito circa 16 milioni di metri quadrati di acqua, un 20% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. In pratica un livello climatologico e di distribuzione che solitamente si raggiunge indicativamente verso metà luglio. Fino a ora siamo comunque riusciti a soddisfare tutte le richieste irrigue che ci sono pervenute, con la massima attenzione al risparmio e alla salvaguardia di questa fondamentale risorsa".

"Nel distretto collinare e montano, purtroppo, la situazione è un po’ più grave - prosegue il presidente - La ventina di invasi interaziendali realizzati nell’ambito dei precedenti Programmi di sviluppo rurale regionali, allo scopo di costituire una riserva d’acqua per irrigazione da utilizzare proprio nei periodo come questo con i corsi d’acqua naturali che non riescono a soddisfare il fabbisogno idrico delle colture, sta svolgendo appieno la propria funzione. Chi, però, non può attingere a tali invasi, o direttamente da corsi d’acqua naturali, si troverà costretto a fare scelte agronomiche importanti per salvare le coltivazioni. La speranza è che il Po continui ad avere una portata sufficiente affinché il Cer (Canale Emiliano Romagnolo) possa continuare ad attingere e distribuire l’acqua ai Consorzi associati, tra i quali il nostro".

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