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Cronaca

E' sopravvissuto alla strage di Cefalonia e a un naufragio: il signor Battista compie 105 anni

Il ravennate Battista Vasumini faceva parte della divisione Acqui che occupava l’isola. Dopo essere stato catturato dai tedeschi, sopravvisse a un naufragio e al campo di concentramento

E' sopravvissuto agli orrori della guerra, a una strage, a un naufragio e alla prigionia in un campo di concentramento. Compie 105 anni il ravennate Battista Vasumini, memoria storica della tragedia di Cefalonia e attualmente ospite della  Casa di Riposo di San Pietro in Vincoli, dove il 5 ottobre alle 15.30 verrà festeggiato da istituzioni e amici.

La vicenda

Nel 1943 l’isola greca di Cefalonia era presidiata da truppe tedesche e truppe italiane al momento alleate. Quando l’8 settembre fu annunciato l’armistizio, vi fu un notevole disorientamento fra i comandanti delle truppe italiane i quali in mancanza di ordini superiori non sapevano come comportarsi. Allo stesso tempo i tedeschi chiesero agli italianii di consegnare tutte le armi e di arrendersi, promettendo loro di riportarli in Italia.

Notevole fu a quel punto il contrasto fra i vari comandanti sul comportamento da tenere e presto si innescarono degli scontri fra i soldati italiani e le truppe tedesche che, nel frattempo, avevano portato sull’isola ingenti rinforzi. La lotta si rivelò subito impari, in quanto i tedeschi disponevano di artiglieria e forze aeree tali da sopraffare gli italiani. Decisione inevitabile fu la resa. A questo punto iniziò il massacro. Si calcola che circa 5.000 soldati perirono combattendo o furono trucidati. Gran parte dei prigionieri italiani furono caricati su navi, molte delle quali poi affondate a causa di mine o bombardate dagli alleati. Molti prigionieri vennero trasferiti nei lager. Si stima che altri 2.000 siano morti in questi frangenti.

Come racconta Celso Ceroni, fra i soldati di Cefalonia c'era anche Battista Vasumini di Gambellara. Nato il 5 ottobre 1917, faceva parte della divisione Acqui che occupava l’isola di Cefalonia. In seguito all'armistizio fu tra quelli che si opposero alla consegna delle armi e in seguito fu fatto prigioniero dai tedeschi e caricato su una nave che incappò in una mina, affondando. "A nuoto raggiunse la riva assieme ad altri italiani - spiega Ceroni - Furono poi ripresi dai tedeschi e imbarcati su di una altra nave che li portò ad Atene. Pochi giorni dopo furono caricati su un treno merci, chiusi in un vagone senza finestre, attraversando la Jugoslavia e raggiungendo dopo diversi giorni la Polonia fino a Varsavia.
Da qui furono trasferiti nella Parte di Russia occupata dalla Germania e internati in un campo di concentramento, costretti ad eseguire lavori vari. In seguito alla avanzata dei russi, i tedeschi furono costretti a ritirarsi, abbandonando i prigionieri". 

"Battista e alcuni altri romagnoli si trovarono a vagare senza meta cercando di sopravvivere finché vennero catturati dai russi e portati in un altro campo di concentramento e da qui con un treno furono portati in Siberia dove trovarono temperature fino a quaranta gradi sottozero e tanta fame - prosegue Ceroni -Furono anche qui impegnati in vari lavori fino all’estate del 1945 quando, finalmente, furono caricati su un treno diretto in Germania e da qui in Italia.
Con vari mezzi di fortuna il nostro Battista raggiunse finalmente la famiglia di cui non aveva notizie da anni. E, a 105 anni è ancora qua con noi a ricordare questa tremenda avventura".

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