Sottomessa al marito, rinasce grazie a Sos Donna: "Ora ho un lavoro e ho recuperato la fiducia in me stessa"
La 30enne, madre di tre figli, fa parte delle donne aiutate dal progetto "Un lavoro per ricominciare". Un accompagnamento guidato verso una vita migliore, libera dai maltrattamenti
L’associazione Sos Donna di Faenza, centro contro la violenza alle donne, ha presentato i risultati del progetto Ottopermille della Chiesa Valdese “Un lavoro per ricominciare: consolidiamo le opportunità”, in continuità con la prima edizione del Progetto realizzata a cavallo tra il 2019 ed il 2020. Uscire dalla violenza attraverso un percorso per trovare o ritrovare la propria autonomia lavorativa ed economica, questo l’obiettivo: sono state 27 le donne seguite e 15 di loro hanno trovato un lavoro/esperienza di tirocinio tramite lo sportello, 7 sono state inserite in un corso di sartoria organizzato in collaborazione con l’Unione della Romagna Faentina e anche per ognuna di esse ci sarà una possibilità di occupazione quasi certa, in aziende del territorio. Una si è trasferita altrove e un’altra, in gravidanza, ha deciso di arrestarsi nella ricerca lavoro. Questo, a grande linee il primo risultato di un accompagnamento guidato verso una vita migliore, libera dai maltrattamenti.
Raffaella Meregalli, responsabile del progetto, racconta: "L’orientamento e accompagnamento al lavoro vuole supportare chi è sopravvissuto alla violenza maschilista e di genere nel complesso rapporto con il mondo professionale, per favorire la partecipazione sociale e lavorativa delle donne maltrattate permettendo loro di sperimentarsi come portatrici di valore, con la consapevolezza che il lavoro favorisce, da un lato, indipendenza e accesso ai diritti, dall’altro, ripropone discriminazioni e disuguaglianze sugli assi di genere, razza, classe, abilità".
Antonella Oriani, presidente dell’associazione Sos Donna di Faenza, ha contestualizzato il momento storico nel quale il percorso si è sviluppato: "L’emergenza sanitaria, economica e sociale determinata dalla pandemia hanno fortemente impattato la progettualità, rendendo i percorsi più lunghi. La quasi totalità delle donne che seguiamo (native e migranti) ha visto il proprio spazio di azione ridotto e compresso sulle necessità formative e di cura dei figli e delle figlie o delle persone fragili. Anche le operatrici dei centri hanno in parte sperimentato sentimenti derivanti sia dal fatto di essere donne sia dalla fatica di dover reinventare la modalità di orientamento e Sostegno a fronte di uno scenario stravolto dalla pandemia, unita alla preoccupazione di esposizione al contagio". "Dopo un periodo di lontananza forzata, molte delle donne hanno richiesto una maggior presenza delle operatrici al loro fianco, ricercando spazi di riflessione e di empowerment individuale: questo ci ha portate a garantire una maggior presenza fisica da parte delle operatrici incaricate degli Sportelli Lavoro in termini d’impegno in più giornate, rispetto a quelle preventivate", spiega Meregalli.
Dall’osservatorio di Sos Donna si è registrato un aumento delle situazioni ad alto rischio in relazione alla permanenza forzata in casa, un rallentamento dei percorsi di fuoriuscita dalle violenze (imputabile anche alla maggiore difficoltà di trovare un impiego), una trasformazione delle reti produttive di riferimento che si sono indebolite o hanno reso i requisiti di accesso ancora più escludenti (titoli di studio, patente e automobile, turni extraflessibili…). Il supporto alle donne non è mai stato interrotto e il numero di donne sostenute è rimasto significativo.
Nella totalità del progetto si sono rivolte allo sportello di orientamento e accompagnamento al lavoro dell’associazione Sos Donna, con sede a Faenza e Riolo Terme, 27 donne di cui il 90% straniere e il 95% con uno o più figli/e. Sono aumentate di molto le ore di sostegno dedicate a ciascuna di loro, poiché in media hanno avuto 13,5 ore di colloqui personali con le operatrici, a cui vanno aggiunte le ore di back office di ulteriore supporto che si sono attivate per alcune di esse (es. contatti con agenzie del lavoro, aziende, centro per l'impiego, accompagnamenti sul territorio, ricerca attiva lavoro), a cui si sommano infine anche le ore dedicate alle azioni di babysitteraggio, di sostegno nell'acquisto di un'auto, nell'autonomia abitativa, patenti, comunicazione ed altri
Negli ultimi mesi di progetto, grazie anche alle azioni di contenimento messe in atto a livello nazionale rispetto alla pandemia, per le donne ci sono state maggiori possibilità anche di riprendere, per esempio i corsi d’italiano, fondamentali dato che la prevalenza di donne è di origine straniera e ha avuto scarse possibilità di apprendere la lingua proprio come forma di esclusione nella relazione maltrattante. Un'altra richiesta, quanto mai attuale, per le donne impegnate nella ricerca lavoro è spesso stata quella di essere in possesso della patente di guida e di un mezzo di trasporto. Proprio per questo motivo per una delle donne in percorso per le quali era fondamentale avere la patente, in quanto ha trovato lavoro nell'ambito delle pulizie con turni spezzati e un altro impiego serale in un ristorante nel territorio, ci si è attivati per sostenerla nell'acquisto dell'auto. Altre tre donne sono state sostenute nel percorso di acquisizione della patente di guida, che hanno con successo ottenuto entro la fine dell’anno.
Chi sono le donne che hanno beneficiato del progetto “Un lavoro per ricominciare”
Attraverso questa progettualità Sos Donna ha sostenuto alcune donne anche in altri aspetti della quotidianità, proprio per aiutarle a poter affrontare in maniera più serena l’inizio di una nuova esperienza lavorativa. Infatti, 3 donne con storie diverse, tutte in un percorso di uscita dalla violenza con minori a loro carico, a seguito di un completo abbandono economico da parte degli ex maltrattanti sono state aiutate per un periodo iniziale nel pagamento di alcuni mensilità di affitto, utenze, con l’acquisto di materiale scolastico ed attraverso la distribuzione di card alimentari, per garantire ai nuclei beni di prima necessità.
La testimonianza: "Con il lavoro ho recuperato la fiducia in me stessa"
Cosa nel concreto è significato far parte di “Un lavoro per ricominciare” ed essere aiutate da Sos Donna? Una delle testimonianze arriva da una donna di 30 anni con tre figli minori, sostenuta dal progetto: "L’aver partecipato al percorso di reinserimento lavorativo mi ha permesso come prima cosa di recuperare la fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Ho potuto fare un tirocinio formativo e adesso ho un contratto di lavoro a tempo indeterminato in un ambito nel quale non avrei mai potuto immaginare di potermi cimentare e ben riuscire. Un altro grande passo fatto grazie al progetto è stato prendere la patente di guida: non ho ancora un’auto, ma quando riuscirò ad averne una la mia quotidianità migliorerà ulteriormente. Per donne come me, che hanno vissuto sempre in uno stato di sottomissione, è stato fondamentale incontrare qualcuno che ci ha potute aiutate a vederci come mai nessuno ci ha viste prima (nemmeno noi stesse) inserendoci in un percorso verso l’autonomia e l’indipendenza economica".