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Cronaca Centro / Via Castel San Pietro, 13

Sparatoria: voleva uccidere l'avvocato. E' partito con 3 pistole

La squadra mobile della questura di Ravenna ha fornito una prima ricostruzione dei fatti avvenuti lunedì, dove, il pluriomicida Primo Bisi, ha sparato all'avvocato Francesco Manetti

La squadra mobile della questura di Ravenna ha fornito una prima ricostruzione dei fatti avvenuti lunedì, in via Castel San Pietro, dove, il pluriomicida Primo Bisi, 75enne ferrarese, ha ferito gravemente con un colpo di pistola l'avvocato Francesco Manetti, che in ospedale ha superato l'intervento chirurgico alla spalla. L'uomo, già condannato per altri tre omicidi, si era allontanato dalla casa di Filo D'Argenta (Ferrara), dove viveva con i parenti, agli arresti domiciliari, già domenica sera.

Le armi di Primo Bisi (Massimo Argnani)



Bisi è stato interrogato lunedì sera in questura e ha raccontato tutto senza problemi, rimanendo convinto di avere agito per una giusta causa. Secondo le sue dichiarazioni, infatti, l'avvocato lo avrebbe difeso male, nell'ultimo processo per omicidio. Così, in sella ad uno scooter, ha raggiunto Ravenna, dicono gli inquirenti, con l'intenzione di uccidere Manetti.

agguato all'avvocato (Foto: Fiorentini-Argnani)

Ha atteso quindi fuori che l'avvocato arrivasse in studio, per poi presentarsi alle 16.30 di lunedì, chiedendo di vederlo. Essendo Manetti impegnato, Bisi è tornato un'ora dopo. Una volta faccia a faccia con il suo 'nemico', l'aggressore ha estratto da una cartellina la pistola monocolpo da lui fabbricata e ha fatto fuoco, colpendo la vittima alla spalla.

A quel punto i soci dello studio legale hanno sentito lo sparo e si sono precipitati nell'ufficio del collega, soccorrendolo, in un'altra stanza, e tentando di bloccare Bisi, in una colluttazione, nella quale ha perso la pistola. Disarmato, l'aggressore ha estratto una seconda pistola, una vecchia Beretta e minacciando gli avvocati, è riuscito a fuggire. Le grida sono state udite dal Commissario della polizia Municipale Paolo Claps, fuori servizio, che era in un bar vicino, con  l'ex Comandante dei vigili Bartolomeo Schioppa. I due si sono lanciati all'inseguimento del malvivente. In continuo contatto con le volanti della questura, i due agenti sono stati minacciati con una pistola dal pluriomicida, che si è nascosto in un cortile interno, in via Scuole Pubbliche.

Giunte sul posto, le volanti della Polizia sono state avvistate da Bisi, che ha gettato la Beretta in una fioriera. L'uomo è stato arrestato e dopo poco è stata trovata anche la pistola, con il colpo in canna. I controlli nello scooter hanno permesso di rinvenire nel sellino un'altra pistola rudimentale, oltre a quella con cui aveva sparato e alla Beretta, e munizioni per tutte e tre le armi. Un vero e proprio arsenale.

Due pistole, una calibro 38 e una 7.65, le ha costruite lui stesso, e ha fatto anche vedere come a chi lo ha interrogato, la Pm Isabella Cavallari e i funzionari di Polizia, in attesa dell'udienza di convalida del fermo che dovrebbe avvenire mercoledì, nonostante l'astensione dalle udienze dei legali. La terza, una Beretta 7.65 vera, rispondendo a reiterate domande fatte in momenti diversi senza cadere in contraddizione, dice che non è sua, che non l'ha portata lui, che non ne sa nulla.

I testimoni dell'aggressione a Manetti invece sostengono che l'aveva con sé, infilata nella cintura. E in ogni caso, dopo avere fatto fuoco con la finta 38 special a Manetti, se l'é portata via. Ed è con quell'arma che, inseguito da due vigili urbani fuori servizio, ha scarrellato, mettendo il colpo in canna, senza tuttavia fare fuoco. Ieri, in una prima versione, era stato detto che invece aveva tentato di fare fuoco, ma che la pistola si era inceppata. Nel frattempo migliorano le condizioni di Manetti: il legale ferito non è più intubato. La prognosi resta comunque riservata: attualmente si trova ricoverato in rianimazione.

Di certo Bisi, condannato a 16 anni più manicomio giudiziario per il duplice omicidio del 2011, aveva ottenuto come attenuazione "curativa" gli arresti domiciliari nel 2010. Mesi fa, come previsto dalla sentenza che parlava di Bisi come di uno che "risolveva le questioni in maniera primitiva", il tribunale di sorveglianza aveva disposto il ricovero all'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino: a ottobre, secondo gli inquirenti, a dicembre secondo il nuovo difensore, Marco Bertozzi, che per i tempi lunghi dell'esecuzione del provvedimento parla egli stesso di "qualcosa che non quadra nel sistema".

Secondo la versione di Bisi, che dice di aver pagato 30.000 euro allo studio e che gliene erano stati chiesti altri 8.000, il movente non sta tanto nell'ulteriore richiesta ma nell'entità della parcella perché, a suo dire, i domiciliari gli sarebbero spettati anche prima. Con sé, nello scooter con cui era arrivato a Ravenna, aveva una cinquantina di proiettili tra calibro 38 e 7.65. Dopo l'arresto, per due volte, nel giro di un'ora, aveva dato false generalità, prima di ammettere di essere Bisi, proprio il pluriomicida.

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