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Cronaca Alfonsine

Nuovo sito di stoccaggio del gas ad Alfonsine: M5S contrario

In una zona della Bassa Romagna il Ministero dell'Ambiente sta valutando se disporre l'autorizzazione per la concessione di un vasto impianto di stoccaggio, interessando un largo tratto di territorio che si estende da Alfonsine a Voltana

In una zona della Bassa Romagna il Ministero dell’Ambiente sta valutando se disporre l’autorizzazione per la concessione di un vasto impianto di stoccaggio, interessando un largo tratto di territorio che si estende da Alfonsine a Voltana (Taglio Corelli), curato dalla società Stogit S.p.A. Il progetto prevede la realizzazione, su una area di estensione pari a circa 110.000 mq, di una nuova centrale di stoccaggio gas dove saranno localizzati gli impianti di compressione e di trattamento del gas naturale, con la perforazione di 19 nuovi pozzi (da adibire a stoccaggio gas) e la conversione di 5 pozzi esistenti (4 da adibire a monitoraggio ed 1 allo stoccaggio gas); pozzi che saranno distribuiti in 5 aree, futuri clusters, con utilizzo di 5 aree già esistenti da ampliare.

E' contrario al progetto il M5S della Bassa Romagna: “Il comunicato manca di fornire le notizie davvero rimarcanti, paventando un impatto ambientale “irrilevante” e trascurando il fatto che l’impianto metterebbe a rischio la tutela delle area protetta del Fiume Reno e andrebbe a modificare la destinazione d’uso di un’ampia zona agricola. La VIA dovrà invece tenere conto di come un progetto del genere inciderebbe sul territorio”.

Continua la nota dei grillini: “L’intero impianto produrrà inquinamento atmosferico emettendo ossidi di azoto e polveri sottili; per avere un’idea dei lavori da eseguire e della grandezza delle strutture basta tener conto del fatto che Il potenziale di gas stoccabile sarà di circa 2 miliardi di m3, il doppio della capienza attuale della centrale di San Potito. Oni sito dovrà necessariamente essere rischiarato durante la notte come se fosse giorno, provocando un notevole inquinamento luminoso. L’intero progetto prevede una serie di operazioni invasive nel sottosuolo (trivellazioni, pompaggio, modifiche alla morfologia) trascurando che il territorio interessato è classificato come Zona Sismica 2 (in una scala da 1 a 4 dove uno è il massimo grado di pericolosità): zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti”.

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