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Cronaca

Subsidenza a Lido di Dante, Legambiente: "Le dighe foranee non risolvono i problemi"

La realizzazione di dighe foranee per la difesa della costa nei pressi di Lido di Dante per Legambiente "rischia di essere un palliativo momentaneo, se non si lavora anche sui problemi a lungo termine di cui soffre ormai tutta la fascia costiera emiliano-romagnola"

La realizzazione di dighe foranee per la difesa della costa nei pressi di Lido di Dante per Legambiente "rischia di essere un palliativo momentaneo, se non si lavora anche sui problemi a lungo termine di cui soffre ormai tutta la fascia costiera emiliano-romagnola". Evidenzia l'associazione ambientalista: "Se si mette assieme il fenomeno della “subsidenza”, l’abbassamento del terreno che colpisce gravemente la nostra regione, con il rischio di innalzamento marino a causa dei cambiamenti climatici, ci si rende conto che ci sono forti ipoteche sul futuro degli insediamenti e dell’economia costiera".

"L’ipotesi di aver bisogno di interventi di difesa sempre più costosi in futuro non è così remota, come dimostrano gli interveti che sono stati necessari a Cesenatico - evidenzia Legambiente -. Ad apparire paradossale è soprattutto il fatto che se da un lato si investono fondi per costruire strutture protettive del litorale, dall’altro si continuino a permettere attività che amplificano direttamente gli effetti della subsidenza, come l’estrazione di idrocarburi, proprio ad opera della piattaforma ENI Angelina 2 di fronte al Lido di Dante. Infatti è ormai certo che l’estrazione di fluidi, dal sottosuolo – e quindi anche di idrocarburi – sia una delle cause antropiche dell’aumento della subsidenza".

"Se è vero che non è possibile determinare con precisione quanto sia questa influenza, la politica dovrebbe assumersi la responsabilità di tutelare le future generazioni, evitando di correrre rischi - continua Legambiente -. Quando non disporremo più dei fondi dell’Eni, chi si potrà fare carico dei costi di queste immense opere di messa in sicurezza sempre più necessarie? Per Legambiente, quindi, l’azione più efficace per difendere le coste è vietare categoricamente le attività di estrazione o stoccaggio di idrocarburi nelle aree non idonee ad ospitarle, a partire da quelle a rischio subsidenza".

"Questa è la prima di una serie di richieste che lo scorso settembre l’associazione aveva avanzato alla politica, in occasione della presentazione dossier  Idrocarburi - conclude l'associazione ambientalista -. Richieste a cui le amministrazioni locali, che dovrebbero mettere in atto una politica lungimirante, non hanno mai risposto, a cominciare dal Comune di Ravenna".

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