Tariffe per attingere acqua decuplicate: "Rischiamo una crisi senza precedenti"

"Se fosse spumante o champagne, ci potrebbe essere qualche motivazione che spinge il Consorzio di Bonifica della Romagna a decuplicare nel volgere di poco tempo le imposte su quanto esce dai rubinetti. Trattandosi, invece, di un bene primario come l’acqua, tutto questo impone alla politica di esercitare il suo ruolo “critico” e di controllo". Sono parole dure quelle con cui il consigliere regionale di Lega Nord Andrea Liverani contesta l'aumento di tariffe per le 150 aziende che prelevano acqua dai canali gestiti dal consorzio.

"Qualcuno deve spiegarci in base a quale meccanismo - continua Liverani - la tassa del Consorzio è schizzata in poco tempo da 30 euro all’ettaro a 400. Uno sproposito, dal momento che territori confinanti pagano, rispettivamente 35 euro (nel ferrarese) e 85 (nel bolognese). L’applicazione del nuovo regolamento dei consorzi impone un riequilibrio tra costi e ricavi gestionali. Di conseguenza, viene da chiedersi quale gestione passata abbia portato oggi a tali rincari, che ora mettono a serio rischio le principali colture della Romagna e la stessa sopravvivenza delle aziende che affermano di non essere in grado di sostenere una sana concorrenza. A rischio, in particolare, le colture di piselli freschi, pomodori, fagiolini, cipolle e quant’altro, i cui rincari, date le condizioni di iniquità cui sono soggetti i produttori locali, saranno pressoché inevitabili. Ci auguriamo che la levata di scudi di agricoltori e associazioni di categoria possa sortire un profondo ripensamento di tutta la politica tariffaria del Consorzio. Altrimenti, il rischio è che i nostri agricoltori siano tagliati definitivamente fuori dal mercato". Il consorzio, dopo un incontro con le organizzazioni agricole, ha prospettato la possibilità di rivedere i conteggi delle tariffe, che tuttavia con buona probabilità non torneranno più ai livelli di quelle stabilite fino a pochi mesi fa.