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Cronaca

Tensione al porto: "I lavoratori si rifiutano di imbarcare materiale bellico per la guerra Israele-Gaza"

"I lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione"

"I lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possano alimentare il conflitto tra Israele e Hamas, ripreso in queste settimane nella Striscia di Gaza. Si rifiuteranno di essere complici nell’alimentare una guerra che sta mietendo soprattutto vittime civili in quel tremendo teatro di guerra". A comunicarlo, in una nota, sono i sindacati Cgil, Cisl e Uil e le loro categorie dei trasporti, Filt, Fit e Uiltrasporti.

"Siamo venuti a conoscenza che nei prossimi giorni una nave ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici. La nave sbarcherà il carico in un porto israeliano - spiegano i sindacalisti -  La possibilità che il carico sia destinato ad alimentare il conflitto che in questi giorni sta infiammando il Medio Oriente è altissima. Nel caso la nave dovesse effettivamente presentarsi al carico per imbarcare quei container, i lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione".

Cgil, Cisl e Uil e le categorie Filt, Fit e Uiltrasporti si schierano "contro l’uso della guerra come strumento per dirimere i conflitti" e sollecitano il governo italiano, la comunità internazionale e l’Onu a "intervenire urgentemente per imporre il cessate il fuoco tra le parti in guerra: il mondo del lavoro e i lavoratori del porto di Ravenna vogliono contribuire con questo atto concreto alla ricerca di una soluzione al conflitto che crei le condizioni per la pace tra i popoli israeliano e palestinese e per il loro diritto a vivere pacificamente in un proprio stato libero e indipendente, mettendo fine ad una guerra che da decenni ha mietuto decine di migliaia di vittime innocenti".

Ravenna in Comune: "Solidarietà ai lavoratori portuali"

"Nella realtà sconfortante di un conflitto che si prolunga da settantatre anni come quello israelo-palestinese, ogni gesto di opposizione alla guerra va salutato con convinzione e appoggiato in ogni modo - commenta l'iniziativa il capogruppo di Ravenna in Comune, Massimo Manzoli - E’ per questo che esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori del Porto di Ravenna. La situazione nel conflitto mediorientale si trascina a fasi alterne con periodiche riesplosioni di guerra vera e propria, alternate a lunghi periodi di violazione dei diritti umani e di espansione delle colonie israeliane, che ormai hanno eliminato ogni continuità territoriale nei territori palestinesi, e con essa la possibilità di giungere alla soluzione della costituzione di una Stato di Palestina, hanno istituito una situazione di vero e proprio apartheid, e hanno indotto buona parte della popolazione palestinese a una radicalizzazione in senso islamista e jihadista, contribuendo così ad incancrenire ulteriormente i termini del conflitto. Auspichiamo, pur senza illusioni, che la tregua scattata nelle ultime ore, non sia un semplice silenzio delle armi destinato a rompersi a breve, ma l’inizio di una nuova fase in cui l’iniziativa internazionale riesca finalmente a creare le condizioni per una pace stabile e duratura. Nel frattempo, crediamo che sia della massima importanza rafforzare la mobilitazione popolare che un po’ in tutto il mondo si va sviluppando, pur nell’ignavia e nella sostanziale complicità di gran parte del mondo politico. Per questo, come Ravenna in Comune, aderiamo all’iniziativa dei lavori portuali e alle altre manifestazioni di protesta e di pressione per una giusta pace in Palestina che si terranno nei prossimi giorni e nei mesi a venire".

Partito Comunista: "Totale solidarietà al popolo palestinese"

"La Federazione di Ravenna del Partito Comunista solidarizza con la decisione dei lavoratori del Porto di Ravenna di non voler caricare armi e materiale bellico destinato allo stato di Israele. La nostra posizione come comunisti è molto chiara: totale solidarietà al popolo palestinese al quale viene da più settant’anni negata la dignità di vivere e prosperare - scrive Daniel Grotti, segretario del PC di Ravenna - Quando muoiono 235 civili innocenti fra i quali 65 bambini, noi comunisti non abbiamo dubbi nell’appoggiare e nel solidarizzare con le vere vittime di questo conflitto. Forse ne ha qualcuno in più il Partito Democratico, che assieme alla destra ha partecipato alla manifestazione pro Israele che si è svolta a Roma. La solita ipocrisia perbenista e politicamente corretta. Negli anni trenta, per sfuggire ai ghetti ed alle discriminazioni, tanti ebrei divennero comunisti e tanti di loro chiesero riparo e rifugio all'Unione Sovietica. Gli ebrei facevano parte di quella evoluta società socialista e si integrarono brillantemente nel mondo del lavoro, della cultura e dello sport. Gli ebrei sono nostri fratelli come lo sono i palestinesi e tutti i popoli del mondo. Non sono nostri fratelli, invece, gli stati imperialisti come Israele che opprimono i deboli e gli innocenti, facendosi scudo di orrori passati che non possono giustificare attacchi criminali contro una popolazione debole ed innocente, costretta a vivere in un enorme ghetto a cielo aperto ed in una miseria senza prospettive. Viva la Palestina libera!".

Casa delle Donne

"Alla notizia del rifiuto dei lavoratori del porto di Ravenna di imbarcare materiale bellico diretto in Israele, vogliamo esprimere apprezzamento e sostegno alla scelta di non "essere complici nell'alimentare una guerra che sta mietendo soprattutto vittime civili in quel tremendo teatro di guerra" come riporta il loro comunicato - viene evidenziato dall'associazione Casa delle Donne -. Hanno iniziato tre anni fa i lavoratori del porto di Genova, per contrastare il transito di carri armati, missili ed esplosivi diretti in Yemen e in altri teatri di guerra. Dopo Genova, Livorno, Napoli ora anche i portuali di Ravenna si rifiutano di caricare armi. Auspichiamo che l'azione si allarghi a tutti i porti italiani perchè tutto passa dai nostri porti, come dice The Weapon Watch, l'Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, che denuncia anche gravi mancanze nel rispetto delle disposizioni di legge e dei trattati internazionali sul traffico di armi e materiale esplosivo. Come donne pacifiste della Casa delle donne sosteniamo il gesto di coraggio e responsabilità dei lavoratori del porto di Ravenna e di tutti i portuali d'Italia perchè il rifiuto di essere complici, lo sciopero, la non collaborazione con il traffico di morte sono azioni nonviolente, che contribuiscono alla crescita di una cultura di pace e giustizia nel mondo".

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