Tentò di uccidere il suo avvocato: è seminfermo ma pericoloso

Tentò di uccidere il suo avvocato. La vicenda di Primo Bisi approda ad una risultanza medica, che dice che l'anziano è seminfermo di mente e socialmente molto pericoloso. E' quanto emerso - secondo l'Ansa - dalla perizia discussa nel primo pomeriggio davanti al Gip del tribunale di Ravenna in merito alla personalità del 75enne Primo Bisi, che il pomeriggio del 17 settembre scorso entrò nello studio di Ravenna dell'avvocato 43enne Francesco Manetti, in passato suo legale, e gli sparò ferendolo al petto per la richiesta di vedere onorata una vecchia parcella.

Secondo il professor Domenico Berardi, incaricato dal Gip Piervittorio Farinella, Bisi era però pienamente cosciente per tutti gli altri reati commessi quella giornata. Come la detenzione delle armi e l'evasione dai domiciliari che stava scontando nella casa di Longastrino, nel ravennate, del fratello ottuagenario. Lo psichiatra ha inoltre chiarito che il 75enne, definito come persona senza preoccupazioni o rimorsi, dovrebbe trovare giusta collocazione in un'ospedale psichiatrico giudiziario. All'udienza era presente anche l'avv. Manetti, tutelato dal collega Ermanno Cicognani. Gli atti sono stati restituiti al Pm Isabella Cavallari titolare del fascicolo.

Bisi in passato aveva commesso tre omicidi. Nel 1963 aveva ucciso un uomo a sprangate a Filo D'Argenta, nel ferrarese. Era tornato libero nel 1977, si era trasferito a Savio, nel ravennate, dove nel 2001 aveva ucciso la moglie e un vicino di casa a colpi di pistola. Nel 2010 aveva ottenuto la detenzione domiciliare per motivi di salute. Negli anni sul soggetto si erano dunque susseguite più relazioni psichiatriche dal contenuto non sempre univoco. Secondo quest'ultima, l'anziano non è schizofrenico, a differenza di quanto sostenuto da altri in passato. Ma soffre di un grave disturbo di personalità che lo porta a interpretare come persecutori comportamenti assolutamente neutri.