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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cervia

La tromba d'aria che nel 1966 devastò Milano Marittima: "Vidi il ristorante alzarsi in volo, dentro c'era mia madre"

"Mentre la tromba d'aria mi gettava violentemente a terra, vidi il Gabbiano alzarsi in volo col pavimento e tutto ciò che c'era dentro, jukebox, flipper, frigoriferi, banco bar, tavoli e tutta la cucina"

Che effetto fa vedere davanti a sè, con i propri occhi, letteralmente 'volare' un ristorante intero, all'interno del quale per di più lavora la propria madre? E' una memoria storica che potrà raccontare alle future generazioni Paolo Maraldi, 78enne cervese divenuto celebre in città per le sue donazioni di sacchetti di frutta lasciati appesi al suo cancello - cosa che gli è valsa anche la premiazione da parte dell'amministrazione comunale. Se tutti ricordiamo benissimo le scene da apocalisse del 10 luglio 2019, quando un fortunale devastò la città, non tutti sanno che nel pomeriggio del 16 agosto del lontano 1966 una tromba d'aria si avventò su Cervia e Milano Marittima, creando anche in quel caso danni ingenti soprattutto sulla costa.

Ma ancor prima di quell'episodio, Paolo ne ricorda un altro: "Verso la fine degli anni '50 sul Molo di Milano Marittima Levante c'era il ristorante Kalumet e un capanno da pesca. Sul molo lato Cervia Ponente c'erano il ristorante Al Gabbiano e due capanni da pesca, tutti sia dalla parte di Levante che di Ponente interamente costruiti su palafitte. Nel 1963 una tremenda burrasca danneggiò una parte della terrazza del Kalumet, e il pezzo che si staccò con la violenza delle onde e del vento abbattè quasi interamente quella del Gabbiano. Calamità naturale: di risarcimento neanche parlarne".

Il ristorante il giorno dello Sposalizio del mare
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Dopo questo episodio, la tromba d'aria del 1966 colpì Paolo ancora di più, per evidenti ragioni: "Una violentissima tromba d'aria si abbattè zigzagando, da ovest verso est, verso il nostro litorale. Io ero a casa dove avevo una ditta che commerciava all'ingrosso e al dettaglio pesce surgelato e fresco, quando con i miei tre collaboratori abbiamo visto un vortice che procedeva da ovest e si dirigeva verso il mare, dove appunto c'era il ristorante con minimo 4 persone dentro compresa mia mamma, il mio amico Robert e due donne che lavoravano lì, e i due capanni da pesca. Salii subito su una Vespa di servizio e mi diressi velocemente verso il mare appena in tempo per vedere, mentre la tromba d'aria mi gettava violentemente a terra, il Gabbiano alzarsi in volo col pavimento e tutto ciò che c'era dentro, jukebox, flipper, frigoriferi, banco bar, tavoli e tutta la cucina. La sorte ha voluto che le persone che c'erano dentro, che erano 12, cadessero in mezzo ai sassi proprio sotto una fascia di pavimento di legno, che le ha protette da tutto quel che è caduto sopra. Questa tromba centrò in pieno in Gabbiano, si diresse verso Milano Marittima, tornò evitando il Kalumet e spazzò via il mio primo capanno da pesca, poi tornò verso Milano Marittima e nel ritorno verso Cervia distrusse l'altro mio capanno da pesca evitando quello di Milano Marittima; poi si diresse verso Savio dove proprio alla foce avevamo con un socio un altro capanno da pesca: lo distrusse e perse la sua forza diventando solo forte vento".

Paolo insieme all'amico Robert
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Un racconto incredibile quello di Paolo, che ricorda ancora: "Mia mamma concluse la stagione estiva del Gabbiano  facendo su quel pezzo di pavimento rimasto, dopo che avevamo portato un tavolo una bombola e un fornello a gas, le sue famose crescentine, che sia al mattino che al pomeriggio, quando l'ora di pranzo o cena era terminata si dedicava a quelle e c'era sempre la fila per acquistarle. Lo stesso anno verso la metà di settembre iniziammo i lavori e lo ricostruimmo interamente in cemento armato. Questa volta non c'erano trombe d'aria o mareggiate che potessero far paura; solo i bulldozer potevano demolirlo. Furono ricostruiti col metodo tradizionale anche i capanni da pesca, ma non quello della foce del Savio che cedemmo all'altro socio. Per qualche anno furono estati favolose poi, poi dove non arriva la forza della natura arriva l'uomo che fa e distrugge a suo piacimento. Nel 1973 col preavviso di pochi mesi, ma non sarebbe cambiato niente, arrivarono quei bulldozer che demolirono tutto per far posto alla costruzione della nuova Darsena. Noi dovemmo anche pagare le spese di alienazione. Ci diedero come contentino la concessione per un piccolo bagno a Tagliata, il cui valore era poco più di quello che spendemmo per demolirlo".

"La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede bene - conclude Paolo il suo racconto - Tutto sommato potrei anche dire di ritenermi io il fortunato, basta guardare il bicchiere mezzo pieno, visto che mia mamma e i clienti se la son cavata con al massimo qualche frattura o escoriazione, praticamente niente! Quindi quel 16 agosto 1966 la fortuna non è stata cieca, poiché ha salvato mia mamma e gli altri clienti, anche se la sfiga ci ha visto ugualmente molto molto bene".

Il ristorante ricostruito
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