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Cronaca

Tunisino ucciso, la manifestazione "costa" 31 indagati

Un atto di fine indagine è stato fatto notificare a 31 persone, tra i 21 e i 47 anni, dal Pm ravennate Roberto Ceroni per la manifestazione non autorizzata

Una sfilza di denunce per la manifestazione che si tenne a Ravenna alcuni mesi fa. Un atto di fine indagine è stato fatto notificare a 31 persone, tra i 21 e i 47 anni, dal Pm ravennate Roberto Ceroni per la manifestazione non autorizzata della sera del 16 aprile scorso in centro a Ravenna, organizzata per protestare contro la morte del 27enne maghrebino Hamdi Ben Hassen, deceduto la notte della vigilia di Pasqua dopo una sparatoria con i carabinieri.

Tutte le 31 persone - considerati gravitanti nell'area anarchica e comunista, e difesi dagli avv. Alessandro Mancuso di Ravenna, Ettore Grenci di Bologna e Pier Paolo Bellini di Forlì - devono rispondere di manifestazione non autorizzata, peraltro con striscioni offesivi dell'onore e del decoro delle forze dell'ordine. Per due c'è anche l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale; per 27 c'é il rifiuto di fornire le generalità.

E per una c'è l'essersi travisata in volto senza giustificato motivo. Gli indagati, oltre che da Ravenna, sono delle province di Forlì-Cesena, Modena, Ferrara, Firenze, Bologna e Roma. In una nota i "proletari comunisti di Ravenna" hanno legato la notifica a una presunta azione intimidatoria messa in atto alla vigilia della manifestazione No-Tav contro la Cmc prevista a Ravenna per sabato 13 ottobre.

BAZZOCCHI - Sulla questione è intervenuto l'esponente di Lista per Ravenna, Giulio Bazzocchi. "C'è un particolare, molto rilevante e macroscopico, che riguarda le tristi vicende dello scorso aprile, per il quale, alla luce della notizia riportata, ho chiesto spiegazione via mail al signor Prefetto, al Questore, al Sindaco", ha premesso Bazzocchi, ricordando la manifestazione non autorizzata per le vie del centro di Ravenna dopo l'uccione del ragazzo tunisino nella notte di Pasqua. Nell'occasione erano stati esposti cartelli come "Carabinieri assassini", "Ucciso da Carabiniere" e
inneggiavano "Italia vergogna", "Voliamo la giustizia".

Il membro di Lista per Ravenna ricorda l'articolo 18 del Tulps, riguardante il capitolo "delle riunioni pubbliche e degli assembramenti in luoghi pubblici". Tale recita: "I promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore. I contravventori sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da euro 103 a euro 413. Con le stesse pene sono puniti coloro che nelle riunioni predette prendono la parola . Il Questore, nel caso di omesso avviso ovvero per ragioni di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica, può impedire che la riunione abbia luogo e può, per le stesse ragioni, prescrivere modalità di tempo e di luogo alla riunione".

Bazzocchi ricorda anche l'articolo 20 (art. 19 T.U. 1926): "Quando, in occasione di riunioni o di assembramenti in luogo pubblico o aperto al pubblico, avvengono manifestazioni o grida sediziose o lesive del prestigio dell’autorità, o che comunque possono mettere in pericolo l’ordine pubblico o la sicurezza dei cittadini, ovvero quando nelle riunioni o negli assembramenti predetti sono commessi delitti, le riunioni e gli assembramenti possono essere disciolti".

L'esponente di Lista per Ravenna si chiede "per quale motivo non è stata sciolta la manifestazione non autorizzata dell'8 aprile 2012 suddetta; Per quale motivo, a seguito della palese possibilità di identificare i manifestanti, a volto scoperto, molti dei quali riconosciuti dai cittadini e dagli appartenenti alla Forze dell'Ordine, come per esempio il fratello della vittima e prendendo lor parte ad una minifestazione non autorizzata, passibili di denuncia in base agli articoli sopraccitati del TULPS, non si è proceduto alla successiva denuncia dei manifestanti e revoca dei permessi di soggiorno umanitari, qualora i manifestanti o parte di essi ne fosse in possesso, dal momento che i manifestanti stessi si era appalesati come socialmente pericolosi e dunque i permessi umanitari sarebbero potuti essere revocati, in base all'art. 2 punto 2 del DPCM 5 aprle 2011".

Ma soprattutto "per quale motivo, come per i manifestanti non autorizzati del 16 aprile, non si è proceduto all'identificazione dei manifestanti dell'8 aprile e non è stata avviata un'indagine analoga a quella che ha riguardato i manifestanti del 16 aprile e se è possibile aprire il procedimento ora".

 

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