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Cronaca Lugo

Un'attrice lughese protagonista del film Rai: "Essere Down? Non mi pesa per niente"

Il regista: "Sul set, la sua presenza si è rivelata un esempio per tutti: Carolina non subisce la propria diversità ma la accoglie, ci dialoga, vive la sua condizione con matura serenità"

E' uscito il 2 luglio su Raiplay "Dafne", il film di Federico Bondi vincitore del Premio Fipresci alla Berlinale 2019. La protagonista del film - Dafne appunto - è interpretata da Carolina Raspanti, giovane attrice lughese esordiente. Dafne, nel film, ha 35 anni, un lavoro che le piace, amici e colleghi che le vogliono bene. Ha la sindrome di Down e vive insieme ai genitori, Luigi (Antonio Piovanelli) e Maria (Stefania Casini). L’improvvisa scomparsa della madre manda in frantumi gli equilibri familiari: Dafne è costretta ad affrontare non solo il lutto ma anche a sostenere Luigi, sprofondato nella depressione. Grazie all’affetto di chi le sta intorno, alla propria determinazione e consapevolezza, Dafne trova la forza di reagire e cerca invano di scuotere il padre. Fino a quando un giorno accade qualcosa di inaspettato: intraprenderanno insieme un cammino in montagna verso il paese natale di Maria, e, nel tentativo di guardare avanti, scopriranno molto l’uno dell’altra.

"Qualche anno fa - racconta il regista Federico Bondi - vidi alla fermata dell’autobus un padre anziano e una figlia con la sindrome di Down che si tenevano per mano. Fermi, in piedi, tra il via vai di macchine e passanti mi apparvero come degli eroi, due sopravvissuti. Dafne  nasce da questa immagine-emozione, la scintilla che mi ha spinto ad approfondire. Sono entrato con curiosità in un mondo che non conoscevo, finché ho avuto la fortuna di incontrare Carolina, con cui è nata un’amicizia fondamentale non solo per il film ma anche per la mia vita. Sul set, la sua presenza si è rivelata un esempio per tutti: Carolina non subisce la propria diversità ma la accoglie, ci dialoga, vive la sua condizione con matura serenità. In un mondo che “obbliga” all’efficienza e all’illusorio superamento della sofferenza (esiste ormai anche la pillola per il lutto!), Carolina/Dafne ci ricorda di accettare, nei suoi limiti, la condizione in cui ci troviamo e di viverla pienamente. La scomparsa improvvisa della madre segna un punto di non ritorno nella vita della ragazza, che ora deve affrontare non solo i suoi problemi ma anche quelli del padre. A partire dalla complementarietà dei loro bisogni, in un momento così drammatico e doloroso, la parabola del loro rapporto offre un’opportunità per entrambi: Dafne è la storia di una “ripresa”, come ottimismo e volontà di superamento. Un invito, almeno negli intenti, ad abbandonare l’atteggiamento rigido del pregiudizio e sentimenti come la paura, a volte persino l’orrore o più spesso la compassione davanti al “diverso”, grazie all’ironia (la forza più evidente del carattere di Carolina, dotata di un umorismo spiazzante e imprevedibile) e, contemporaneamente, all’estrema serietà di cui la ragazza si fa portavoce: per lei la vita è una lotta da affrontare a viso aperto!".

Con una commistione di generi, e senza trasformare la disabilità in tema d’intrattenimento, Dafne è una commedia drammatica o un dramma in chiave di commedia: una dramedy dove si può ridere e piangere allo stesso tempo. Oggi in Italia sono quasi quarantamila le persone con la sindrome di Down. Non è una malattia, è una condizione genetica che accompagna per tutta la vita le persone nate con un cromosoma in più. Tuttavia, non esiste una persona Down uguale a un’altra, proprio come non c’è una persona normodotata uguale a un’altra. "Carolina è Dafne. La “realtà” è stata l’ispirazione e il metodo mentre scrivevo e mentre giravo - spiega ancora il regista - Non è stata Carolina a entrare nel film (non ha mai letto una sola pagina della sceneggiatura), è stato il film a piegarsi a lei. Potevo permettermi di “tradire” il testo originario ma non la fiducia di Carolina, che esigeva rigore, rispetto, ascolto. Tutti stimoli per tentare di restituire dignità alla sua storia, al suo sguardo e a quella stretta di mano alla fermata dell’autobus".

Carolina ha scritto anche due libri: “Questa è la mia vita” e “Incontrarsi e conoscersi: ecco il mondo di Carolina”. Carolina così si descrive in uno dei suoi libri: “Sono una normalissima ragazza e il fatto di essere Down non mi pesa per niente”. E’ nata il 10 gennaio 1984 a Lugo, dove si è diplomata all’Istituto Professionale indirizzo operatore turistico e lavora all’Ipercoop di Lugo. Grazie alla sua generosità, Carolina contribuisce allo sviluppo di progetti a favore di ragazzi diversamente abili, devolvendo tutti i recavi delle vendite dei suoi libri. Ha già donato circa 10.000 euro alla Coop. Sociale Lo Stelo di Cervia, che si occupa di ragazzi con problemi di handicap e nel suo laboratorio socio-occupazionale cura la stampa e la rilegatura dei libri.

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