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Cronaca

Un giallo ambientato a Ravenna: la scrittrice Sara Scranna vince il primo premio al concorso “Il Canto di Dafne”

E' stato conferito a Sara Scranna il primo premio della sezione E "Per dire no alla violenza sulle donne" in memoria di Anna Maria Marino

Nella suggestiva cornice del Caffè Storico Tettuccio di Montecatini Terme, è stato conferito a Sara Scranna il primo premio della sezione E "Per dire no alla violenza sulle donne" in memoria di Anna Maria Marino, del prestigioso Concorso letterario internazionale “Il Canto di Dafne”, per il suo giallo ambientato a Ravenna e pubblicato dalla Brè Edizioni “Io sono il mare, un’indagine del detective Rebecca Rubini”. Il premio, realizzato con la collaborazione del Cenacolo Internazionale “Le Nove Muse” e promosso dalle associazioni “Culturalmente Toscana e Dintorni” e “Anna Maria Marino”, ha come presidenti Marina Pratici e Hafez Haidar, entrambi personalità culturali di primo piano e più volte candidati al Nobel per la Pace e per la letteratura.

"È stato per me un grandissimo onore ricevere un premio legato a un significato civile così importante come la lotta alla violenza sulle donne, tema che mi sta molto a cuore e che ho affrontato infatti nella mia opera con una protagonista che essa stessa è stata vittima, diretta e indiretta, di violenza che ne ha forgiato il carattere e condizionato l’esistenza, costringendola a opporsi a qualunque tipo di menzogna o sopruso - afferma Scranna -. Il suo carattere forte, disturbante e di rottura è proprio il risultato di un profondo dolore subito nell’infanzia; e il suo modo di sopravvivere a un tale tormento è prendere a testate il mondo per scovare la verità ovunque si trovi, dimostrando al mondo, ma in primo luogo a se stessa, di non essere peggiore degli altri. Nessuno è innocente".

"Ritengo che ogni occasione sia buona per ribadire il "no" alla violenza sulle donne, anche un giallo può essere il giusto mezzo per affrontare questo argomento e il come, anche quando la violenza cessa e l’orco viene catturato, le vittime restino tali, poiché ciò che hanno subito le segnerà per sempre" - conclude -. Le vittime restano vittime, marchiate nel profondo, condannate a notti in bianco popolate da incubi, a diffidare di tutto e di tutti, a non sentirsi degne, a sentirsi sbagliate e sporche, a pensare di avere la colpa addosso. Le vittime sono condannate a un eterno purgatorio: sputate dall’inferno, ma incapaci di raggiungere il paradiso". 

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