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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Un pacco di pasta su tre è straniero": le bufale alimentari danneggiano l'economia ravennate

Il 53% degli italiani ha utilizzato almeno una volta internet durante l’anno per raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari. Ma incappare in bufale e "fake news" è molto facile, e i rischi sono alti

Mentre quasi 1 italiano su 3 (31%) ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare debbano essere puniti con l’arresto e mentre 3 italiani su 4 (66%, dati Coldiretti) si dicono preoccupati dell’impatto di quello che mangiano sulla salute anche per effetto delle fake news sulle caratteristiche dei cibi che si moltiplicano in rete, da Coldiretti arriva un doppio appello. “In primis – sottolinea il presidente Coldiretti Ravenna, Massimiliano Pederzoli – che si acceleri con la riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari, risalenti addirittura anche agli inizi del 1900, indispensabile per combattere con un sistema più punitivo le forme diffuse di criminalità organizzata che operano nel food e alterano la leale concorrenza tra le imprese. In secondo luogo che diventi quanto prima operativo il Decreto che introduce l’etichettatura d’origine per grano e pasta, altro passo verso quella trasparenza che può tutelare i nostri produttori di cereali e la salute del consumatore finale, oggi giorno minacciati da importazioni selvagge e dalle bufale alimentari che circolano su internet. Tra queste, segnalate nell’ambito dell’indagine #stopfakeatavola promossa dalla Coldiretti e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, quella secondo la quale il Kamut è una varietà antica di cereali con proprietà esclusive. “Il Kamut – tuona Pederzoli - non è altro che un marchio commerciale privato, registrato negli Stati Uniti, con cui viene venduto il grano della varietà Khorasan, peraltro coltivata anche in Italia, che ha caratteristiche particolari riscontrabili anche nel farro o nella varietà di grano duro italiane come Senatore Cappelli”.

Nel mondo vasto del web, sempre più un porto franco delle bufale alimentari con un preoccupante effetto valanga in una situazione in cui, secondo l’indagine, il 53% degli italiani lo ha utilizzato almeno qualche volta durante l’anno per raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari (dati Coldiretti), "troviamo anche la favola che le banane sono le più ricche di potassio a quella che la carne e il latte fanno sempre male o, ancora, che chi è intollerante al lattosio non deve mangiare formaggi", continua Coldiretti. Ma per l'azienda le fake news sono anche "le pubblicità delle aranciate fatte con appena il 12% di succo o quelle dell’olio di oliva di grandi marchi che fanno immaginare paesaggi toscani mentre la confezione contiene quello importato dalla Tunisia o ancora il prosciutto nostrano che è fatto con maiali tedeschi senza alcuna informazione in etichetta per i consumatori e lo stesso dicasi per la pasta".

“Bufale come quella del Kamut – afferma Pederzoli – aggravano la già difficile congiuntura che interessa il comparto cerealicolo nazionale e locale, determinata dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale del grano importato dall’estero e poi utilizzato per fare pasta venduta come italiana. Una realtà che, come più volte denunciato da noi, alla luce anche dei frequenti arrivi di grano estero al nostro porto, rischia di essere favorita dall'approvazione del Ceta (Comprehensive economic and trade agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. Da qui la necessità di accelerare sul percorso di ratifica ed entrata in vigore dell’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta, in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia".

Quella del grano è una coltivazione fondamentale non solo per il nostro Paese, ma anche per l’intera provincia di Ravenna, nella quale su 116.000 ettari di superficie agraria utile, ben 24mila (quindi un buon 20%) sono coltivati a frumento; di questi 13.400 a grano tenero e i restanti 10.600 a grano duro, con una produzione raccolta in quintali totale pari a 1.233.000 (dati 2015). Aggiungendo i dati relativi al mais, poi, circa 5mila ettari coltivati, la percentuale di coltivazione a cereali sul totale degli ettari coltivati in provincia sale al 25%. Per contrastare questi fenomeni e ristabilire una corretta informazione Coldiretti è impegnata costantemente e da anni nell’educazione nelle scuole e nell’informazione nei mercati degli agricoltori con il progetto Campagna Amica che consente di ricostruire un rapporto diretto tra chi produce e chi consuma nel segno della trasparenza

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