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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Strage di uccelli: sopralluogo della Procura nella Valle della Canna, zone sotto sequestro

Sono state ispezionate diverse zone della valle e presumibilmente alcune di queste verranno messe sotto sequestro

La situazione della morìa di uccelli nella Valle della Canna si fa sempre più seria. Martedì mattina diversi cacciatori si sono recati in zona a bordo di alcuni battelli e hanno recuperato altri 2-300 volatili, la maggior parte in stato di decomposizione, altri in condizioni molto critiche. Le anatre vive sono state affidate a un veterinario, che ha disposto le prime cure sanitarie per poi trasportarli agli Amici degli animali.

Sopralluogo di Procuratore e cacciatori in Valle della Canna (foto M.Argnani)

Nel frattempo sul posto è arrivato anche il procuratore capo Alessandro Mancini per un sopralluogo - la Procura di Ravenna nei giorni scorsi ha aperto un fascicolo sulla vicenda - accompagnato dal colonnello della Forestale di Ravenna Giovanni Naccarato e dalla comandante della Polizia provinciale di Ravenna Lorena Mazzotti. Sul posto anche alcuni volontari di Legambiente e Francesca Santarella del meetup 'A riveder le stelle'. Sono state ispezionate diverse zone della valle e alcune di queste sono state messe sotto sequestro. Il Procuratore, che non ha voluto rilasciare commenti, ha spiegato che si sta lavorando per ricostruire tutta la trafila di eventi e le eventuali responsabilità che hanno determinato la strage di volatili.

L'ipotesi di reato configurabile appare al momento fluida, oscillando tra l'inquinamento ambientale e il disastro ambientale: scenari investigativi che potranno consolidarsi solo alla luce dell'inchiesta. Nel fascicolo confluiranno i risultati delle prime analisi che indicano nel botulino la causa di morte degli uccelli. Gli inquirenti acquisiranno inoltre carcasse di volati morti per ulteriori analisi di laboratorio. Al momento gli uccelli contagiati sarebbero almeno 1.300 anche se stime ufficiose indicano che oltre 3.000 esemplari potrebbero avere contratto la patologia che si è fin qui rivelata letale nell'oltre 90% dei casi.

Lega Nord

Nel frattempo lunedì il Parco del Delta del Po lunedì ha disposto la sospensione di qualsiasi forma di attività venatoria in un raggio di 3 chilometri dal perimetro dell'area interessata dalla moria di uccelli anatidi. "Non ci sono parole per commentare la decisione assunta dall’ente Parco in sintonia con la Regione Emilia-Romagna - commenta Massimiliano Pompignoli, consigliere regionale della Lega Nord - Invece di accertare le negligenze e le responsabilità di questa mattanza e di ringraziare tutti quei cacciatori che in questi giorni sono intervenuti, volontariamente, per rimuovere le carcasse e contribuire al ripristino della salubrità della Valle, la Regione e l’Ente Parco hanno ben pensato di ‘scaricare’ le conseguenze di questo disastro annunciato proprio su chi non ha responsabilità perché non coinvolto nella gestione dell’area. Se la Valle fosse stata gestita, come in passato, dai nostri cacciatori, tutto questo non si sarebbe verificato, e il motivo è semplice: la caccia è tutela della fauna selvatica ma anche passione, volontariato e profondo senso civico. A tutti quei cacciatori che stanno dando una mano per salvare il salvabile in una drammatica lotta contro il tempo si dovrebbe dire grazie se non di più. Con la decisione di interdire la caccia nel raggio di tre chilometri dal perimetro contaminato, invece, si è presa la direzione opposta, punendo chi non ha responsabilità nel disastro ambientale della Valle della Canna e relegando i cacciatori in un’area insufficiente e pericolosa dal punto di vista dell’incidenza numerica".

Partito repubblicano italiano

Della stessa idea il Partito repubblicano ravennate: "E' ingiustamente penalizzante il provvedimento che va a colpire i cacciatori che, in questo momento critico, sono gli unici che volontariamente cercano di porre un argine a una situazione prodotta da altri - commenta Stefano Ravaglia, segretario comunale del Pri ravennate - La misura che vieta l’attività venatoria a specie che nulla hanno a che fare con il botulino può creare anche problemi di sicurezza: alla vigilia dell’apertura della caccia in pineta si restringe l’area e si dà vita inevitabilmente a una concentrazione di cacciatori in spazi limitati. Inoltre è quanto mai inusuale, e testimonia lo stato confusionale dell’Ente Parco di fronte a questo evento, che la misura venga diramata con un laconico comunicato, senza un preventivo confronto con Provincia e Comune di Ravenna che sono le istituzioni preposte alla verifica del provvedimento stesso. A questo punto i nodi problematici ed emergenti sono diversi. Anche solo limitandosi agli aspetti pratici il Pri si chiede come si misurano i confini dei 3 chilometri? Chi si farà carico delle opportune tabellazioni che delimitano i suddetti parametri? Quali zone, infine, restano aperte all’attività venatoria? Non era forse molto meglio limitare il divieto agli anatidi e ai rallidi lasciando inalterata la stanziale e la migratoria di ramo? Tutto questo evidenzia la superficialità con cui si muove l’Ente Parco del Delta nelle aree di pregio del territorio ravennate, prima mal gestendo i siti e poi imponendo misure che aumentano la conflittualità e l’insicurezza".

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Verdi

Per i Verdi dell'Emilia-Romagna la moria di avifauna nel ravennate "non è altro che una strage annunciata da più di un decennio, dovuta al mancato ricambio di acqua nella Valle Mandriole. Una strage che con una corretta gestione dell'acqua da parte del Comune di Ravenna e dell'Ente Parco del Delta del Po si sarebbe invece potuta evitare. Per scongiurare il ripetersi di fenomeni analoghi, occorre un immediato cambio di rotta. La soluzione c'è, ovvero, va emanata una determina urgentissima da parte del sindaco di Ravenna Michele De Pascale e del Presidente del Parco Marco Fabbri che faccia acquisire alla Valle Mandriole il diritto di attingere acqua dolce dal fiume Reno e dal Lamone in quantità sufficiente ad assicurare il necessario ricambio idrico. Ma c’è di più: per meglio coordinare l’impiego delle risorse oggi suddivise tra vari enti di gestione, e per assicurare una tutela armonizzata dei territori ricompresi nel perimetro del Parco del Delta del Po, occorre arrivare all’istituzione del Parco nazionale del Delta del Po. Le risorse incanalate in diverse forme di tutela sono vanificate dall'incuria cronica di oltre un decennio da parte delle varie amministrazioni, incuria che ha determinato l'affioramento della falda di acqua salata, con una grave perdita di biodiversità e deterioramento dell'habitat. In un contesto europeo di forte sensibilità ambientale, Ravenna e tutta l'Emilia Romagna si aspettano da parte del Sindaco e del Presidente del Parco una risoluzione definitiva del problema.  Alla Regione Emilia Romagna e al governo nazionale chiediamo di rompere ogni indugio e di realizzare il Parco Nazionale del Delta del Po, quell'area protetta che aspettiamo da 30 anni, dotandola degli strumenti tecnici ed economici necessari per la tutela di un ambiente unico che merita insieme la più adeguata conservazione e la massima valorizzazione".

Italia Nostra

"La sospensione della caccia per un intorno di 3 km attorno alla valle della Canna non ha alcun senso: a parte l’applicazione pressoché impossibile, verrebbero escluse dal divieto zone sensibili e si concentrebbero le attività venatorie in alcuni punti, per una strage ingiustificata che andrebbe ad aggiungersi al disastro in corso - commentano da Italia Nostra - Nessuna fase di “recupero” e nessuna pietà per il grido di dolore che si leva dalle nostre valli violentate e agonizzanti. Sconcertante la presa di posizione di alcuni partiti politici di maggioranza e opposizione. Siamo certi che non tutti i cacciatori siano così spietati dal rispondere: “Ma noi abbiamo pagato, abbiamo il diritto”. Chiediamo dunque che la caccia venga interdetta per quest’anno almeno per tutto il territorio del Comune di Ravenna". Infine, una nota amara, che speriamo venga totalmente smentita dall’ente interessato: come mai Arpae, l’ente preposto ai controlli delle acque e dei livelli di tossicità raggiunti, ha effettuato campionamenti solo mercoledì pomeriggio, dopo che per tre giorni è stata immessa acqua pulita, e, se abbiamo visto bene, solo dalla parte sud, quella più vicina ai punti di immissione?".

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