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Cronaca

La variante Omicron è al 16% dei casi in Romagna, Sambri: "Mi aspetto un ulteriore aumento"

“In Emilia-Romagna c'è una gradienza da ovest a est, con maggiore concentrazione di Omicron a Piacenza, fino alla Romagna dove è un po' più bassa”

Al 20 dicembre, vale a dire nove giorni fa, la circolazione della variante Omicron in Romagna si attesta a circa il 16%. Se si considera che appena due settimane prima una “flash survey” precedente effettuata per conto del Ministero della Sanità, indicava la presenza in Italia allo 0,32%, si può capire quanto rapidamente si stia diffondendo anche da noi la nuova variante del Coronavirus.

“In Emilia-Romagna c'è una gradienza da ovest a est, con maggiore concentrazione di Omicron a Piacenza, fino alla Romagna dove è un po' più bassa”, spiega il direttore del Laboratorio di Microbiologia di Pievesestina. In sostanza la nuova variante si sposta sull'asse della via Emilia dalla Lombardia, vale a dire secondo una delle grandi direttrici degli spostamenti delle persone. Ma di fatto la Omicron è destinata ad aumentare vertiginosamente: “Giovedì sarà pronto un nuovo sequenziamento su tamponi scelti a caso tra quelli effettuati il 27-28 dicembre – spiega Sambri – e mi aspetto un ulteriore aumento di Omicron”.

Tuttavia per l'esperto dell'Ausl Romagna “l'arrivo della nuova variante non è sufficiente, da solo, per spiegare l'aumento di contagi a cui stiamo assistendo. E' vero che il virus è più diffusibile, ma noi ci stiamo mettendo del nostro”. In che modo? Per la scarsa atenzione, “per la mascherina messa sotto il naso, che non serve assolutamente a niente”. E questo sta portando in affanno il sistema: al lavoratorio di Pievesestina, dai vari hub tamponi romagnoli sono pervenuti solo lunedì scorso 11.500 tamponi da analizzare.

Per il direttore della Microbiologia l'unica soluzione per abbassare questi numeri è vaccinarsi. “Lo dicono i numeri: in Germania il lockdown dei non vaccinati ha ridotto della metà l'incidenza dei casi”. E, conclude Sambri, “i vaccinati hanno tutto il diritto di dire che vogliono fare una vita normale, dato che hanno fatto questa scelta consapevole di vaccinarsi”.

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