Violentata a 9 anni e incolpata dalla famiglia, poi la morte della figlia: "Ho scelto di ricominciare a vivere per lei"
Una storia straziante di sopravvivenza di fronte a una serie di traumi devastanti, per uscirne più forte e, soprattutto, per "smettere di tremare". E' la storia di Antonella, che ha deciso di mettere nero su bianco il suo passato per "esorcizzare" tutto il dolore
Una storia straziante di sopravvivenza di fronte a una serie di traumi devastanti, per uscirne più forte e, soprattutto, per "smettere di tremare". E' la storia di Antonella Valletta, 48enne nata in Puglia ma trasferitasi a Ravenna da più di 25 anni, che ha deciso di mettere nero su bianco il suo passato per "esorcizzare" tutto il dolore e, soprattutto, per cercare di aiutare chi si trova nelle stesse condizioni. Per dire che sì, si può sopravvivere e rinascere.
E' il 22 giugno del 1982. Antonella ha 9 anni, abita in un piccolo paese della campagna pugliese. E' una bambina felice e sta tornando a casa come sempre, ma non sa che quel pomeriggio la sua vita cambierà completamente. All'improvvviso, infatti, la piccola Antonella viene fermata da colui che lei chiama "orco", un uomo che la rapisce per 12 ore e la violenta più e più volte. Poi, in piena notte, la "libera" abbandonandola per strada. La piccola, nella confusione più totale, riesce comunque a farsi strada fino a casa di una zia. Qui racconta ciò che le è appena successo, sicura di trovare la comprensione e la consolazione della sua famiglia. Invece no.
"La mia famiglia non mi ha creduto, facendomi passare per colpevole - racconta Antonella - Dicevano che avevo fatto una "fuitina", a 9 anni... Vivevamo in un paese bigotto e la mia famiglia era comandata da un gruppo religioso, una sorta di setta. Quando mi hanno portata a casa c'erano anche gli esponenti di questa setta, avevano fatto il lavaggio del cervello alla mia famiglia, dicevano che ero una fornicatrice che andava punita. Nonostante i segni di violenza molto evidenti sulla pelle, non sono stata creduta. Dicevano che lo avevo provocato io l'orco. Io cercavo solo un abbraccio da mia mamma, un abbraccio che non è mai arrivato".
Così la piccola Antonella, oltre alla violenza fisica, deve subire anche quella psicologica - e forse ancora più dolorosa - di una famiglia che non le crede e, anzi, la punisce per quanto le è successo. "Dicevano che non dovevo più stare in mezzo a quello che loro chiamavano 'mondo' - spiega la 48enne - Ho iniziato a fare scuola a casa, non potevo più vedere i miei amici, ho trascorso l'adolescenza in camera. Appena ho compiuto 18 anni mi sono ripresa un po' quello che mi era stato tolto: ho ricominciato a studiare e ho preso la patente, poi a 22 anni ho sposato un uomo che aveva promesso di proteggermi e sono venuta a Ravenna".
Ma non c'è pace per la giovane donna, che di nuovo si trova ad affrontare altri drammi dolorosissimi. "Mio marito si è rivelato per quello che era: una persona violenta - racconta Antonella - Abbiamo avuto una figlia, Ginevra, che è morta nel sonno a 8 mesi. A quel punto potevo scegliere: o farla finita, o ricominciare a vivere anche per Ginevra. Il giorno del funerale di mia figlia, nella camera da letto di Ginevra è entrata una farfalla, animale che alla mia bambina piaceva molto. Per me è stato un segnale che lei era ancora lì e mi diceva di non mollare. Così ho scelto di rialzarmi e ricominciare a vivere".
Antonella, sola sulle sue gambe, lascia il marito violento e affronta di nuovo la vita con un coraggio da leoni. Inizia un percorso di terapia, diventa operatore olistico e scopre, finalmente, il vero amore. "Fin da piccola sono stata sempre davvero molto attaccata alla vita, e forse questo mi ha salvata: la testardaggine di quella bambina di 9 anni, la rabbia, una rabbia che comunque mi teneva viva. Mi sono sempre detta "Se ce l'ho fatta a 9 anni, ce la posso fare anche adesso". E anche oggi è così: io adoro la vita, nonostante tutto. Ho scoperto che la vita aveva ancora tantissime belle cose da mettermi davanti, che il mio cuore aveva ancora spazio. Ora sono sposata da 13 anni con una persona splendida, che mi ha fatto capire che per fortuna gli uomini non sono tutti uguali".
Non solo: Antonella ha deciso anche di aiutare chi si trova nelle sue stesse condizioni, vittima di violenza da parte della famiglia o di estranei. Da qui nasce l'associazione 'Crisalide', da lei fondata e presieduta, a sostegno della lotta contro ogni violenza di genere. E da qui nasce anche il libro pubblicato nel 2020 'Ho smesso di tremare', dal quale è stato tratto uno spettacolo teatrale andato in scena all'Almagià a fine novembre. "Quando ho deciso di mettere nero su bianco la mia storia e finalmente porre fine a una lunga agonia interiore piena di terrore, ho iniziato a respirare, erano piccoli respiri di ossigeno pulito - dice la donna - Sapevo comunque che non sarebbe stato facile esporsi, ma era un timore diverso, era una paura coraggiosa, perché sapevo che molte persone finalmente potevano sentirsi capite e io non sentirmi più sola o viceversa. Subire una violenza sessuale a 9 anni, non essere creduta e quindi cadere in un’altra condizione di violenza quella psicologia, in un momento così importante della mia vita mi ha fatto crescere con tante insicurezze e tremori. Ma un giorno ho detto basta, io non avevo fatto niente di male e non avevo colpe, non avevo nulla di cui vergognarmi; così ho incominciato un lavoro interiore, doloroso sicuramente, ma lo dovevo a me stessa e al forte attaccamento alla vita che sentivo ancora. Ho pensato che nonostante tutto quello che avevo dovuto affrontare io ero ancora viva, ero una sopravvissuta e per questo dovevo sentirmi fortemente fortunata".
Da questo è nata la missione di Crisalide: dare voce ai sopravvissuti di violenza, ma soprattutto ascolto a chi porta ferite interiori, quelle che non si possono vedere con occhi e toccare con mano, ma che uccidono più di qualsiasi altra ferita. "Grazie a questo progetto che portiamo avanti creiamo incontri ed eventi pubblici, grazie a questo molte persone stanno trovando il coraggio di provare a rinascere, si avvicinano a Crisalide e chiedono di essere ascoltate e aiutate a superare le paure e alcune barriere mentali che purtroppo esistono quando si parla di sopravvivenza dopo una violenza, di qualsiasi genere. Crisalide è nata per sensibilizzare la società verso questo argomento, parlare alle famiglie dei sopravvissuti aiutando prima loro ad affrontare un trauma di questo tipo, perché spesso i veri problemi nascono proprio dalla famiglia o nel contesto in cui si vive, sensibilizzare i giovani e gli uomini all’educazione alla non violenza. Cerchiamo di impegnarci a non spegnere mai i riflettori su l’argomento violenza affrontandolo e soprattutto diamo speranza che da certe esperienze si può rinascere senza paura e vergogna. Ci vuole tanto coraggio, però ce la si può fare. Dobbiamo smettere di abbassare la testa, dobbiamo alzarla e dire basta. Vorrei un mondo migliore, ma questo può dipendere soltanto da ognuno di noi. Incominciando a parlarne senza vergogna e timore. Io oggi, sopravvissuta, respiro ogni attimo di libertà che questa vita ha voluto lasciarmi ancora".