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Cronaca

Welfare, la Cgil: "Per i servizi serve un nuovo modello"

La Cgil ritiene che vada ricomposto il sistema di welfare locale in termini di rete complessiva che tenga conto di tutte le forme di erogazione, produzione e offerta di servizi, anche integrativi, compresi quelli svolti dal privato sociale ed imprenditoriale

In provincia di Ravenna i segnali di povertà sono in forte aumento e assumono sempre più contorni di insicurezza e instabilità sociale. “Di fronte a tante difficoltà - commenta Mirella Rossi, della segreteria della Camera del lavoro di Ravenna – il modello esistente delle rete dei servizi si manifesta insufficiente. Oggi come oggi, la rete dei servizi non riesce a intercettare i nuovi e reali bisogni delle persone e a fornire risposte all’altezza nell’ erogazione dei servizi, in particolare alle fasce più deboli quali anziani, disabili, infanzia e tutto coloro che vivono un disagio sociale”.

Le difficoltà degli enti locali e i tagli di risorse hanno appesantito la sostenibilità del welfare tradizionale che non è sufficientemente attrezzato a farsi carico delle molteplici problematiche. La Cgil di Ravenna sostiene l’affermazione di un modello di servizi alla persona in rete, dove la programmazione e le responsabilità siano pubbliche, integrato in un percorso partecipato dei soggetti privati, consolidando le scelte effettuate rispetto alla gestione diretta, senza escludere la possibilità di ulteriori gestioni dirette di servizi strategici e innovativi.

“Il ruolo degli enti locali – commenta Rossi - è di vitale importanza e deve essere svolto pienamente esercitando la funzione di indirizzo, programmazione, monitoraggio e controllo dei servizi sociali comunque erogati. Va quindi confermata la validità della scelta delle Asp come azienda multiservizi alla persona, ed è necessario operare per la sostenibilità economica, anche attraverso l’ampliamento delle funzioni affidate in piena coerenza con i principi ispiratori del progetto di legge regionale, che si auspica venga approvato celermente”.

Il recente percorso di accreditamento dei servizi socio sanitari  ha superato il sistema degli appalti, passando dalla convenzione al contratto di servizio. Con l’unicità di gestione si afferma un modello che garantisce trasparenza del processo, migliore qualità dei servizi e condizioni di lavoro. La Cgil ritiene che vada ricomposto il sistema di welfare locale in termini di rete complessiva che tenga conto di tutte le forme di erogazione, produzione e offerta di servizi, anche integrativi, compresi quelli svolti dal privato sociale ed imprenditoriale. Incluso il volontariato, sempre più importante, attraverso un ruolo attivo del pubblico volto ad assicurare coordinamento, rispetto delle regole e dei diritti degli utenti e dei lavoratori.

Molto si chiede ai soggetti pubblici, la strada maestra è quella faticosamente scelta anche dalla Regione Emilia Romagna: riprogettare il welfare dove nuovi bisogni, programmazione, responsabilità pubblica, sussidiarietà, qualità, trasparenza e protagonismo dei cittadini costruiscano un nuovo Patto che ridia fiducia e slancio alla nostra società, integrando forti processi di innovazione che intervengano sulla produzione delle prestazioni, sulla loro omogeneità e sui costi.

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