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Economia

Agricoltura e caporalato, Coldiretti attacca le cooperative dei braccianti: "Sparano nel mucchio"

"Siamo i primi a ritenere positiva una collaborazione a tutto campo volta a prevenire e sanzionare eventuali fenomeni illegali".

“Con questi atteggiamenti non si va da nessuna parte e di certo non si contribuisce fattivamente al contrasto di un fenomeno preoccupante qual è quello del caporalato, contro il quale Coldiretti è da sempre in prima linea”. Dopo aver accolto con estremo favore l’approvazione del Decreto Legge che inasprisce pene e controlli nei confronti di chi sfrutta la forza lavoro, “decreto che pone l'Italia all'avanguardia nella tutela del lavoro nei campi, alla cui stesura ha contribuito anche la nostra Organizzazione”, il direttore Coldiretti Ravenna, Walter Luchetta non le manda a dire alle coop braccianti che “sparando nel mucchio, peraltro ‘a salve’ – dato che non hanno il coraggio di fare nomi e cognomi e per di più confondono e assimilano irregolarità amministrative al caporalato – infangano l’intera categoria degli imprenditori agricoli”.

Il direttore della Coldiretti provinciale invita le coop agricole braccianti a cambiare registro e rotta: “Siamo i primi a ritenere positiva una collaborazione a tutto campo volta a prevenire e sanzionare eventuali fenomeni illegali in agricoltura – afferma Luchetta – riteniamo tuttavia diffamante il quadro tratteggiato, ben lontano dalla realtà. Non possiamo escludere che ci sia qualche mela marcia, ma da qui ad affermare che il fenomeno del caporalato e del lavoro nero è dilagante nella nostra provincia è falso ed altamente offensivo”. E ancora: “Il lavoro nero – afferma il Direttore – è una piaga che stigmatizziamo e combattiamo, diffondendo quotidianamente la cultura della legalità in agricoltura, se anche le coop braccianti vogliono davvero contribuire a questa operazione-trasparenza, allora denuncino con nomi e cognomi chi non rispetta la legge e lo facciano al più presto anche per quelle sacche che delinquono attraverso il caporalato. Perché – conclude Luchetta – la strada della demagogia è un vicolo cieco e noi tutti – dalla forza  lavoro, agli imprenditori fino al consumatore finale – ora come ora abbiamo bisogno di ben altro: di una grande azione di responsabilizzazione di tutta la filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità in relazione all’ambiente, alla salute e, ovviamente, al lavoro”.

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