Allarme dei sindacati: "Nessun rinnovo per la piattaforma Perro Negro 8 della Saipem"
Oltre al Perro Negro 8 di Saipem, sono attualmente presenti gli impianti americani Atwood Beacon e Key Manhattan. Un altro impianto è l'Adriatic 1 della Nabors Drilling International
La Filctem Cgil esprime "preoccupazione" per la notizia che il Perro Negro 8, la piattaforma di perforazione di proprietà Saipem operativa nelle acque ravennati dal 2010, viene "rilasciata" dalla committente Eni E&P di Marina di Ravenna. "I programmi della società petrolifera non prevedono per il 2015 interventi - affermano i sindacati - di conseguenza non viene esercitata l'opzione di rinnovo del contratto scaduto a fine novembre. Scende così a due il numero dei jack up (piattaforme galleggianti) operanti nell'offshore ravennate".
"Oltre al Perro Negro 8 di Saipem, sono attualmente presenti gli impianti americani Atwood Beacon e Key Manhattan. Un altro impianto è l'Adriatic 1 della Nabors Drilling International, un "fast move" di più piccole dimensioni, installato direttamente a bordo delle piattaforme - continua il sindacato -. Il Perro Negro 8, arrivato nella acque ravennati nel 2010 impiega circa 120 lavoratori, di cui il 30% italiani. Il personale italiano si avvicenda in turni di 15 giorni di lavoro e 15 di riposo. Viene supportato logisticamente dalla base Saipem a terra, nell'area portuale, che impiega circa 25 dipendenti tra tecnici e impiegati. Non si conoscono le sorti dell'impianto che momentaneamente verrà parcheggiato in attesa di nuove direttive dalla direzione aziendale milanese. Venerdì 5 dicembre, a Milano, l'azienda incontrerà le segreterie nazionali di Filctem Femca e Uiltec per approfondire l'organizzazione del fermo impianto e se vi sono prospettive di reimpiego in territorio italiano".
La Filctem Cgil sottolinea che "quanto fatto in termini di sicurezza e migliorie all'impianto - sia in termini di investimento da parte aziendale che di impegno e collaborazione tra l'ufficio sicurezza e i rappresentanti dei lavoratori in questi 4 anni di permanenza - ha permesso di raggiungere importanti risultati qualitativi sia in ambito di sicurezza che di vivibilità a bordo che ne fanno, attualmente, il miglior impianto in territorio italiano". “Negli ultimi anni - spiega Alessandro Mongiusti della Filctem Cgil - l'attività degli impianti di perforazione nel distretto ravennate è principalmente concentrata in operazioni di manutenzione dei pozzi già esistenti. Le attuali normative limitano l'esplorazione e la ricerca di nuovi giacimenti e con la partenza del Perro Negro 8 si raggiunge il minimo storico di impianti operanti simultaneamente a Ravenna. E' un campanello di allarme che mette a rischio la continuità della presenza attuale. I dati produttivi degli ultimi anni indicano un declino progressivo della produzione del distretto ravennate e le scelte strategiche di Eni potrebbero avere un effetto domino negativo sulle varie società legate al mondo oil & gas ravennate. Il ridimensionamento si ripercuoterebbe anche su altre diverse attività del territorio”.