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Ausl Unica, Cna: "Non bisogna "mortificare” gli ambiti territoriali"

Giovedì nella sede della Cna provinciale di Ravenna in viale Randi 90, si terrà l’assemblea annuale provinciale della Confederazione sul tema “La sanità che cambia. Verso l’Azienda Unica della Romagna”

Giovedì nella sede della Cna provinciale di Ravenna in viale Randi 90, si terrà l’assemblea annuale provinciale della Confederazione sul tema “La sanità che cambia. Verso l’Azienda Unica della Romagna”. Introdurrà i lavori il direttore, Massimo Mazzavillani. Seguiranno gli interventi del presidente della Provincia, Claudio Casadio e del dott. Alberto Minardi, direttore del Distretto Sanitario Azienda USL di Ravenna. Le conclusioni saranno affidate a Paolo Govoni, presidente di Cna dell’Emilia Romagna.

Presiederà i lavori il presidente provinciale, Pierpaolo Burioli. “Con una riduzione del finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale di 30 miliardi e 706 milioni – sostiene il presidente Burioli -  si corre il rischio evidente di ledere il diritto universale, fortemente sostenuto dalla CNA, alla salute e alle cure, inficiando in tal modo la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza.  Appare scongiurato, per ora, l’ulteriore taglio, inizialmente previsto nella Legge di Stabilità”.

“Per affrontare concretamente gli effetti del razionamento economico finanziario – prosegue Burioli - è fondamentale, quindi, cercare di perseguire l’obiettivo del riequilibrio con interventi sul piano organizzativo, regolamentare e gestionale, salvaguardando il principio fondante - principio fortemente condiviso dalla Cna - del Piano Attuativo Locale del sistema sanitario nella nostra provincia ossia la centralità della persona in quanto titolare del diritto di salute e partecipe alla definizione delle prestazioni, della organizzazione dei servizi della loro valutazione. Il superamento della parcellizzazione, in un ottica di integrazione e complementarietà dove si dovrà ridefinire il ruolo delle strutture ospedaliere e dell’assistenza primaria, sarà un contributo decisivo per il successo della nuova Azienda Sanitaria della Romagna che con più di 1.100.000 abitanti e con un valore della produzione di circa 2 miliardi e 200 milioni di euro si qualificherà tra le più grandi del Paese”.

“La Cna – sottolinea Burioli - che con 5.600 imprese, 9.000 imprenditori  e 4.700 pensionati, rappresenta un forte capitale sociale di questo territorio, condivide i princìpi ispiratori l’Azienda Unica: articolazione dell’organizzazione per garantire la prossimità delle prestazione, differenziazione delle vocazioni, non ridondanza dei servizi nonché le azioni per darne concretezza agendo, proprio per liberare il massimo di risorse per la tutela della persona, innanzitutto su una razionalizzazione dei costi di amministrazione, efficienza nel sistema logistico e di approvvigionamento”.

“Su questi presupposti – aggiunge il direttore Mazzavillani - la Cna auspica che le Istituzioni regionali e locali, nel dare corso al processo politico amministrativo con cui pervenire alla costituzione della Ausl della Romagna, oltre a generare un bacino territoriale demografico e socio economico  in grado di affrontare, con solide basi, sfide ed opportunità che si affacceranno già nel breve periodo, garantiscano i migliori servizi mantenendo nel contempo un positivo radicamento con i territori. Il servizio sanitario regionale non è solo soddisfacimento dei bisogni di salute e welfare ma, non dimentichiamolo, costituisce l’indotto che produce anche nei servizi e lavori non sanitari un importante volano dell’economia locale Questa realtà ci porta a porre l’accento su quanta attenzione dovrà essere posta nel corso della costituzione dell’Ausl unica di Romagna affinché l’economia locale, non solo a breve ma soprattutto in prospettiva, possa avere benefici reali”.

“Alla luce di quanto affermato e in virtù della forza sociale ed economica che rappresentiamo – continua Mazzavillani - è nostro auspicio poter concorrere nell’elaborazione di quello che appare il più significativo processo di rinnovamento che vedrà coinvolto un territorio così vasto. Come Cna abbiamo già dichiarato la nostra disponibilità a partecipare ai tavoli istituzionali nei quali poter meglio rappresentate il nostro pensiero, chiedendo l’istituzione di un Tavolo permanente di confronto sulla costituenda Ausl Unica della Romagna. A tal proposito, come Tavolo Provinciale delle Associazioni imprenditoriali della provincia di Ravenna, abbiamo chiesto l’integrazione della Legge Regionale n. 29 del 2004 nella logica di orientare la fonte legislativa regionale al più ampio coinvolgimento dei vari attori sociali".

"Deve essere però ben chiara una questione: se come Cna condividiamo i princìpi che hanno portato alla creazione dell’Ausl della Romagna, siamo altrettanto convinti che questo processo non dovrà “mortificare” i cosiddetti ambiti territoriali che, a nostro parere, rappresentano la condizione vera per far sì che questo progetto determini importanti ricadute non solo sul sistema sanitario in senso stretto ma sull’intero welfare territoriale, sull’indotto e più in generale sull’intera economia”, aggiunge Mazzavillani.

“Occorre dunque partire dalla valorizzazione dei territori – prosegue ancora Mazzavillani -  per disegnare un nuovo ed efficiente modello integrato di welfare su scala più ampia per continuare a rispondere positivamente alle esigenze dei cittadini e delle imprese e, al contempo, per delineare nuove prospettive di sviluppo e di integrazione tra il pubblico e il privato. E’ fondamentale il richiamo ai territori perché riteniamo che si debba ripartire proprio da questi contesti ricercando le soluzioni per uscire da una crisi che da troppo tempo sta attanagliando la nostra economia e sta mettendo in discussione i livelli di sviluppo e di coesione sociale raggiunti dopo tanti anni di sforzi e di sacrifici".

"Una crisi che sta colpendo particolarmente il settore dell’artigianato e, più in generale, tutta la piccola e media impresa, quel segmento economico che tradizionalmente è più radicato nel  territorio - chiosa -. Per questo riteniamo indispensabile che oggi ci sia una maggiore attenzione verso le problematiche dell’impresa diffusa, a partire dall’applicazione  della disciplina comunitaria in tema di appalti pubblici che, proprio nella logica di aiutare le piccole e medie imprese, suggerisce alle stazioni appaltanti, ovviamente dove è possibile ed economicamente conveniente, di suddividere gli appalti in lotti funzionali. Questa raccomandazione dell’Unione Europea, del 2006, sostanzialmente ci dice che i criteri di partecipazione alle gare devono essere tali  da non escludere le piccole e medie imprese. Raccomandazione ripresa  molto chiaramente anche dall’articolo 13 dello Statuto delle Imprese divenuto legge nel 2011.

"Invece, nel nostro Paese, purtroppo, sta avvenendo esattamente il contrario: accorpamento delle gare e soglie  economiche così elevate da risultare impraticabili per le piccole e medie imprese. Così non può funzionare ed occorre trovare rapidamente le corrette soluzioni per stabilire i giusti criteri di equità ed allinearci alle disposizioni europee”. “L’Italia – conclude Mazzavillani - differisce dagli altri Paesi europei perché dispone di un sistema di micro, piccola e media impresa oggettivamente più diffuso, più solido, generalmente più competitivo, in una sola parola, migliore. Da qui dobbiamo ripartire per delineare moderne e originali traiettorie per un rinnovato sviluppo economico e sociale.

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