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Economia

"No acqua? No cibo!": Coldiretti spiega come affrontare i cambiamenti climatici

Garantire l’approvvigionamento di acqua significa garantire il futuro all’agricoltura. Lo sanno bene i giovani imprenditori agricoli di Coldiretti Ravenna

Garantire l’approvvigionamento di acqua significa garantire il futuro all’agricoltura. Lo sanno bene i giovani imprenditori agricoli di Coldiretti Ravenna che, in quel futuro, credono e investono ogni giorno e che lunedì sera, nell’ambito della rassegna “Visti da Vicino - Incontri con i protagonisti dell’economia e dell’agricoltura” hanno promosso il dibattito pubblico ‘No acqua? No cibo!’, dedicato alle sfide legate all’approvvigionamento e al risparmio idrico.

“Sfide che - ha esordito il Delegato di Giovani Impresa Coldiretti Ravenna, Marco Gambi – alla luce delle conseguenze dei cambiamenti climatici e della siccità, riguardano da vicino tutti noi, l’intera società, dall’agricoltura alla politica, tutti chiamati a fare la propria parte per accumulare meglio e non disperdere l’oro blu, ma anche per utilizzarlo bene e responsabilmente”. Ospiti della serata, alla quale hanno assistito anche i Consiglieri Regionali Mirco Bagnari e Manuela Rontini, il Coordinatore Anbi Emilia-Romagna Antonio Sangiorgi, il Direttore generale del Cer - Canale Emiliano Romagnolo, Paolo Mannini, e il Presidente Cer Massimiliano Pederzoli. Punta sui dati, inequivocabili, al fine di inquadrare la portata del problema ‘gestione risorse idriche’ il coordinatore Sangiorgi, ricordando in apertura “che l’85% del Made in Italy agroalimentare, fonte primaria di ricchezza del Paese, dipende strettamente dall’acqua e quindi dall’irrigazione, prima forma di nutrimento del pianeta”. Considerando che dal 2003 al 2017 si sono registrate le 4 estati più calde degli ultimi 150 anni, segnale di un trend termico ormai irreversibile manifestatosi con tutta la sua forza nell’anno appena terminato - il più siccitoso dal 1800 con il 31 % di pioggia in meno - e considerato che anche il 2018 non è iniziato meglio dato che le precipitazioni sono in calo del 12% rispetto alla media storica nei primi venti giorni di gennaio, diventa indispensabile non solo programmare, ma anche fare gli investimenti per risparmiare e accumulare acqua. A tal proposito fondamentale è il ruolo dell’Anbi, trade union tra i vari Consorzi di Bonifica al fine di stabilire i progetti prioritari, intercettare i fondi, da Piano Nazionale invasi a quelli del Psr regionale - e giungere rapidamente alla cantierabilità.

"Decisivo nei nostri territori, al fine di contrastare le annate siccitose, il ruolo del Cer - ha spiegato Mannini - nato per portare l’acqua del Po in Romagna e per gestirla in un’ottica di risparmio efficiente, ruolo sempre più delicato perché calano le precipitazioni, aumenta il consumo e c’è, ovviamente, anche la necessità di calmierare i costi dell’acqua”. A tal fine si rivela altrettanto fondamentale l’attività di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per “l’efficienza irrigua che il Cer conduce in proprio, a tutto vantaggio dell’utilizzatore finale, in primis l’agricoltore”. "Ma a beneficiare dell’azione del Cer è la società tutta dato che - ha sottolineato in chiusura il Presidente Pederzoli - in un’estate come quella del 2017 senza l’apporto del Cer, il più lungo canale di irrigazione d’Italia, gran parte della Romagna di costa si sarebbe trovata letteralmente ‘a secco’. Da qui l’appello lanciato alle istituzioni, in primis alla Regione Emilia-Romagna, “sensibile al tema della necessità irrigua, come dimostrato con i recenti bandi volti ad incentivare l’aggregazione tra agricoltori per la creazione di invasi collinari, chiamata - ha ribadito Pederzoli - a fare ancora di più, in termini di stanziamenti e snellimento burocratico - per contrastare concretamente gli effetti, su agricoltura e l’ambiente, della oramai conclamata modifica del clima”.

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