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Economia

Banche, il ravennate Antonio Patuelli confermato alla presidenza dell'Abi

"L'Italia deve ammodernare le sue spesso vetuste normative, allineandole ai migliori standard europei", è la richiesta di Patuelli, secondo cui la riforma della giustizia civile è "prioritaria"

Il neoeletto Consiglio dell’Abi, che si è riunito martedì dopo l’Assemblea annuale, accogliendo l’indicazione unanime formulata ai sensi di Statuto dal Comitato esecutivo, ha rieletto per acclamazione Antonio Patuelli, presidente dell’Abi per il prossimo biennio 2018 - 2020. "L'Italia deve ammodernare le sue spesso vetuste normative, allineandole ai migliori standard europei", è la richiesta di Patuelli, secondo cui la riforma della giustizia civile è "prioritaria". Negli ultimi anni, ha ricordato il numero uno di palazzo Altieri nel suo intervento all'assemblea dell'Associazione bancari, "l'Italia ha compiuto passi avanti nelle regole del mercato. In autunno e' stata approvata la riforma del diritto fallimentare del 1942: sollecitiamo l'emanazione dei relativi decreti delegati. La fine della legislatura non ha permesso l'approvazione della riforma della giustizia civile che è prioritaria". 

Patuelli ha rinvendicato i risultati ottenuti, a cominciare dal forte calo delle sofferenze, che, "al netto degli accantonamenti, sono ridotte a circa 50 miliardi rispetto al picco del 2015", e dei crediti deteriorati netti, 135 miliardi rispetto ai 200 di giugno 2015 Le crisi sono costate alle banche "circa 12 miliardi per i salvataggi e per nuovi fondi europei e nazionali di garanzia", ma la tenuta del sistema è stata garantita da "addirittura 70 miliardi di aumenti di capitale e ancor più colossali continui prudenziali accantonamenti".

Patuelli ha messo in guardia dai rischi "strategici" dell'Italia dal non partecipare maggiormente all'Ue, scelta che potrebbe porci nei "gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani". E ha chiesto anche gli strumenti perché in futuro banche e risparmiatori non debbano sopportare un peso così gravoso: "L'Unione Bancaria deve consentire ai sistemi nazionali di garanzia dei depositi di poter effettuare interventi preventivi per le banche in crisi, per evitare danni maggiori". E anche una maggiore razionalizzazione dei costi per gli interventi: "Chiediamo che le norme dispongano che ciascuna banca debba contribuire ai Fondi di garanzia di cui può teoricamente usufruire e non ad altri".

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