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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Camera di Commercio: manifattura in crescita, ma ci sono segnali di rallentamento per micro e piccole imprese

Guberti (Camera di Commercio): "Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese. Le imprese, da sole, non possono farcela, c’è bisogno del contributo di tutti”

In crescita nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, sia la produzione manifatturiera (+7,8%, inferiore solo di 0,6 punti percentuale rispetto al risultato registrato nel trimestre precedente) sia il fatturato (+9,3%, 2,9 punti percentuali in meno rispetto ai primi tre mesi di quest’anno), in particolare per la componente proveniente dall’estero (+6,8%, con 8,4 punti di rallentamento). Per gli ordini complessivi, si rileva un’accelerazione nella crescita, rispetto al trimestre precedente, di 2,3 punti percentuali in più (+10,6% l’incremento nel secondo trimestre di quest’anno).

Cresce il volume d’affari delle costruzioni (+7,8%), confermando la robusta tendenza espansiva che si riflette sul numero delle imprese, che aumentano del +4,6%, con 242 unità in più rispetto al mese di giugno dello scorso anno, mentre nel commercio al dettaglio le vendite faticano a rimanere in terreno positivo (+0,7%). Ancora in difficoltà le vendite della piccola distribuzione (-1,9%). Secondo Prometeia, inoltre, il valore aggiunto della provincia per l’anno in corso rallenterà la risalita al +3,3%, per poi ridursi ulteriormente nel 2023 (+1,9%). Ma per le prime stime del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, le previsioni per l'anno prossimo sono destinate a peggiorare, a causa del deteriorarsi degli scenari economici (+0,1% nel 2023). 
È quanto è emerso nella riunione del Tavolo sulle opportunità economiche e occupazionali tenutosi ieri mattina (14 ottobre) alla presenza delle Istituzioni, dei vertici delle associazioni di categoria e di Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

“L’aggressione russa, così vicina a noi, ci ha costretto ad assistere ad un conflitto che, insieme al suo intollerabile fardello di violenza e sofferenza per milioni di persone, sta producendo conseguenze economiche pesanti per l’Europa e ancor più per l’Italia. Dal lato economico il balzo dei prezzi energetici ci lascia in balia di uno scenario fuori controllo. A ciò si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento e i colli di bottiglia nella rete logistica. L’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione più alta che si sia registrata da decenni chiudono il cerchio di uno scenario tra i più complessi della nostra storia recente. Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese, le imprese, da sole, non possono farcela, c’è bisogno del contributo di tutti. Ed in particolare di un forte, straordinario ed urgente intervento dello Stato a sostegno di imprese e famiglie. In questo quadro è oltremodo necessario il rigassificatore al largo di Ravenna; sarebbe inoltre un delitto non riprendere con sollecitudine le estrazioni in Adriatico”. Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, a commento dei dati diffusi dall’Ente di Viale Farini.

Gli indicatori del commercio estero – evidenzia l’Ufficio Studi della Camera di commercio di Ravenna - elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo semestre 2022, grazie anche agli effetti inflattivi, registrano ancora una variazione tendenziale trimestrale a due cifre (+32%). Il dato finale dei primi sei mesi, che sfiora i 3.188 milioni di euro, raggiunge il nuovo massimo della serie storica dei corrispondenti periodi, analizzati dal 2010. Tra gennaio ed agosto di quest’anno, infine, sono nate 1.468 nuove attività, a fronte di 1.314 cessazioni, portando a 38.551 unità la consistenza delle imprese registrate nella nostra provincia (+0,6% rispetto all’analogo periodo del 2021).

Scenari di previsione

Nel 2022, con le nuove stime riviste al rialzo (Scenari Prometeia – edizione luglio 2022), il valore aggiunto della provincia di Ravenna dovrebbe far salire la corsa dell’economia e con un ritmo pari a +3,3%, 1,2 punti percentuali in più rispetto alle previsioni elaborate ad aprile scorso, in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre (e dell’aspettativa di un possibile rientro dei prezzi dell’energia che però non si sta verificando….).  L’andamento dell’attività in provincia mostra un profilo più o meno analogo a quello regionale (+3,4%) e nazionale (+3,1%). La ripresa sarà però decisamente più contenuta nel 2023 (+1,9%), cinque decimi in meno, come per Emilia-Romagna (+2,1%) ed Italia (+1,9%), ma dipenderà dall’evolversi degli eventi.  Tutto ciò, dopo un 2021 record che ha consentito di recuperare larga parte di quanto perso durante la pandemia (+7,6%) e la profonda caduta del 2020.

Ma per le prime stime del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, le previsioni per l'anno prossimo sono destinate a peggiorare, a causa del deteriorarsi degli scenari economici: il valore aggiunto di Ravenna dovrebbe crescere del +3,6% nel 2022 e dello 0,1% nel 2023. L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, dell’inflazione, le difficoltà nelle catene produttive internazionali e le conseguenze della guerra, porteranno a una frenata dell’attività nell’industria. La crescita proseguirà più moderata nei servizi, mentre sarà sostenuta nelle costruzioni, settore che continuerà a trarre vantaggio dalle misure a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico. In maggior dettaglio per quanto riguarda i settori economici analizzati per la provincia di Ravenna, nel 2022, esaurita la spinta derivante dal recupero dei livelli di attività precedenti (+14,4% nel 2021), si ridurrà la crescita del valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto provinciale all’1,8%. 

Nel 2023 la crescita riprenderà leggermente (+2,1%), con il recupero del commercio internazionale. Quest’anno, si sta registrando ancora una nuova notevole crescita del valore aggiunto ravennate delle costruzioni (+15,7%), anche se con una dinamica inferiore a quella dello scorso anno (+25,9%), che trainerà la crescita complessiva. La tendenza positiva subirà un deciso rallentamento nel 2023 (+2,8%), con lo scadere delle misure adottate a sostegno del settore.  La dinamica dell’inflazione e l’aumentata incertezza hanno posto un freno alla ripresa dei consumi che conterrà la tendenza positiva dei servizi nel 2022 (+2,9%). Nel 2023 l’ulteriore rallentamento della dinamica dei consumi dovrebbe ridurre più decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto dei servizi (+1,9%).  Il modello di previsione non ci permette di entrare in maggior  dettaglio per i settori dei servizi che hanno affrontato la recessione e la successiva ripresa in modi decisamente diversi.

Nell’anno in corso, la dinamica dell’inflazione, l’escalation dei costi energetici, l’incertezza e la complessità dei nuovi scenari porranno un freno alla ripresa dei consumi delle famiglie (+2,9%), che risulterà nuovamente inferiore alla dinamica del valore aggiunto complessivo provinciale e decisamente inferiore rispetto a quella del reddito disponibile (+5,7%), dopo la ripartenza avvenuta nel 2021. La revisione al rialzo della crescita del commercio mondiale per il 2022, operata rispetto all’edizione precedente, ha portato a migliorare anche la dinamica delle esportazioni provinciali  (+20,3%), che offriranno un più che sostanziale sostegno alla ripresa.

Per quanto riguarda la sfera occupazionale, con la ripresa dell’attività e le riaperture possibili, nel 2021 l’occupazione aveva ripreso a crescere (+3,6%), così come le forze di lavoro (+2,9%) per un rientro parziale sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente.  Le note dolenti si ripercuotono sul mercato del lavoro: il trend positivo dell’anno scorso non dovrebbe proseguire nel 2022; si prevede infatti un -0,5% per gli occupati e -1,4% per le forze-lavoro,  in controtendenza rispetto agli andamenti della regione e nazionale.  Secondo le previsioni di Prometeia, per la crescita degli occupati bisognerà attendere l’anno venturo, se però per la crisi energetica si troveranno delle soluzioni. Il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel corso del 2021 e nel 2022 dovrebbe scendere ancora arrivando al 5,3% (5,1% in Emilia-Romagna e 8,4% in Italia), per poi proseguire questa graduale ma contenuta discesa anche nel 2023, quando si dovrebbe attestare al 4,8%.

Nonostante le valutazioni al rialzo su l’anno 2022 per l’andamento dell’economia, legate al miglioramento del turismo, dell’attività industriale ed al proseguo della corsa dell’edilizia nella prima parte dell’anno, con il conflitto Russia-Ucraina e tutte le possibili conseguenze, permangono forti preoccupazioni per lo scenario generale che è estremamente complesso e instabile e rende difficile prevedere un percorso di crescita: l’escalation della bolletta energetica, ormai fuori controllo, incombe sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie, i rincari dei prezzi rendono più pesante e pericoloso l’effetto dell’inflazione e si riducono i consumi ed il tenore di vita ed infine le carenze di materie prime per gli approvvigionamenti stanno mettendo un preoccupante freno all’attività. Sono tutti fattori che ostacolano la ripresa economica agganciata nel 2021 dal nostro Paese e le imprese, soprattutto le piccole, rimangono schiacciate dal permanere dell’aggravio dei costi.

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