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Economia

Dagli oli di scarto nasce il biocarburante: il progetto di Hera

Risultato ottenuto grazie alla partnership con Eni, agli accordi con i colossi della ristorazione collettiva e alla raccolta domestica. Parte del biocarburante alimenterà i mezzi della raccolta dei rifiuti

Oltre 194 mila litri di biocarburante ottenuti dalla raccolta di 176 tonnellate di oli di scarto. Sono i numeri scaturiti nel ravennate dal progetto Hera Oli Vegetali Esausti (HOVE), che, in partnership con Eni, punta ad ottenere carburante non inquinante partendo da rifiuti alimentari. Dati che, su scala complessiva, hanno consentito ad Hera di produrre circa 1,7 milioni di litri di biocarburante da 1.540 tonnellate di olio di scarto da cucina. Gli oli esausti provengono sia dalle raccolte urbane nei territori dove il gruppo svolge il servizio di igiene urbana, sia da punti ristoro gestiti da grandi realtà del settore che hanno stretto accordi con Hera.

Nel ravennate sono stati interessati 153 punti di raccolta territoriale degli oli urbani (125 contenitori stradali e 28 stazioni ecologiche) e 16 punti ristoro del gruppo Camst, oltre alla mensa Hera gestita da Elior e al Roadhouse di Mirabilandia. Una volta pretrattati secondo gli standard del Gruppo, gli oli vengono convogliati alla bioraffineria di Porto Marghera (Venezia), dove, grazie all'intervento di Eni, avviene la trasformazione in biocarburante. Una parte del biocarburante prodotto torna a Hera per alimentare i mezzi destinati alla raccolta dei rifiuti urbani.

L’attività, spiega Hera, costituisce un tassello rilevante per la protezione ambientale, perché gli oli esausti, se non smaltiti correttamente, sono dannosi per la natura. Ma la loro lavorazione è un importante supporto alla transizione energetica perché il biocarburante abbatte le emissioni di anidride carbonica rispetto ai processi di produzione del gasolio tradizionale, senza necessità di modifiche al motore o agli impianti di distribuzione. Complessivamente, prosegue Hera, il biocarburante ha consentito di evitare l’emissione nel 2022 di circa 4.900 ton di CO2, l’equivalente dell’anidride carbonica assorbita in un anno da oltre 58.000 alberi.

“Il progetto di recupero e trasformazione degli oli esausti si inserisce pienamente nel più ampio, ambizioso, contributo che il Gruppo Hera sta dando alla transizione energetica e alla decarbonizzazione del Paese”, spiega Franco Fogacci, direttore centrale Servizi Ambientali e Flotte Hera. “Si tratta di un impegno, ben articolato nel Piano Industriale al 2026, che prevede investimenti per oltre 4,1 miliardi, finanziati anche dal PNRR, su sviluppo dell’economia circolare, promozione delle fonti rinnovabili, tutela del patrimonio idrico e resilienza delle reti”.

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