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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Cna: "Cancellare l'Imu sui beni strumentali"

La Cna chiede la cancellazione dell'Imu sui beni strumentali. L'introduzione della tassa, sottolinea l'associazione di categoria, "è stata una vera e propria mazzata per le imprese e le famiglie italiane"

La Cna chiede la cancellazione dell'Imu sui beni strumentali. L'introduzione della tassa, sottolinea l'associazione di categoria, "è stata una vera e propria mazzata per le imprese e le famiglie italiane. Da una recente indagine effettuata dalla Cna emerge che la regione Emilia Romagna è tra i territori più cari con un gettito complessivo di 2.317 milioni di euro di cui ben 1.919 milioni (83%) derivanti da immobili commerciali e produttivi (laboratori artigiani, capannoni, alberghi, negozi e uffici) e da seconde case".

"In questo contesto spicca il primato negativo registrato dal territorio ravennate che ha prodotto un gettito pro capite di 578 euro (contro una media nazionale di 391 euro) e un aumento del 168% nel passaggio dall’ICI all’IMU contro un aumento medio nazionale del 146% - continua Cna -. E’ bene, inoltre, ricordare che - se nel 2012 abbiamo registrato un forte appesantimento  della tassazione sugli immobili, soprattutto strumentali - le prospettive per l’anno in corso non sono sicuramente rosee visto che dai primi confronti con i Comuni non pare esservi la volontà di ridurre le aliquote. Inoltre, rileviamo che dal 2013 il coefficiente moltiplicatore da applicare alla rendita catastale dei fabbricati produttivi appartenenti alla categoria D (capannoni) passerà da 60 a 65 con un aumento previsto della base imponibile su cui si applicherà l’aliquota IMU pari all’8,3%. Quindi, oltre al danno del 2012 si aggiunge la beffa del 2013".

"A titolo esemplificativo: un capannone artigianale di 3050 mq, nel 2012 ha pagato un IMU di 14.770 euro mentre nel 2013 pagherà 16.012 euro; un capannone artigianale di 1700 metri quadrati che ha pagato, nel 2012, 6.310 euro ne pagherà quest’anno 6.840 - evidenzia l'associazione di Categoria -. A questo poi, si va a sommare l’introduzione della Tares, la nuova tassa rifiuti che - solo attraverso la singola voce relativa alla maggiorazione di 30 centesimi al metro quadro per la copertura dei costi indivisibili dei Comuni (illuminazione, strade. ecc.) - determinerà una forte crescita dell’imposizione sulle imprese. Ad esempio: un laboratorio di 2.500 metri quadri rischia un aumento di costi di quasi 1000 euro".

"Non basta quindi posticipare l’entrata in vigore della nuova tassa, occorre invece ridefinire  questo tributo strutturandolo come un vero e proprio sistema tariffario che rappresenti la reale produzione dei rifiuti delle varie categorie economiche - continua ancora l'associazione -. La CNA pone, pertanto, l’attenzione sul  tema della riduzione del prelievo fiscale complessivo sui contribuenti in regola, come condizione fondamentale per gettare le basi di un rinnovato sviluppo. E non è un caso se, tra le varie proposte che abbiamo avanzato in ambito nazionale, vi è anche quella di escludere dall’applicazione dell’Imu gli immobili strumentali all’attività di impresa, considerando che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio e che già subiscono una tassazione attraverso il loro concorso alla produzione del reddito di impresa".

"Ma se oggi, a causa del delicato rapporto tra Enti locali e Governo centrale - proprio sui temi  dei trasferimenti e del rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità -  risulta impraticabile, nel breve termine, una soluzione di questo genere, è possibile invece delineare una situazione in cui - attraverso un riequilibrio delle varie voci che riguardano la tassazione locale - si possano applicare aliquote Imu al minimo sui beni strumentali delle imprese", conclude la Cna.

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