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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Decreto spandimenti, Coldiretti: "Così si rischia l'aumento dell'inquinamento"

Coldiretti Emilia Romagna ha perciò scritto una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, con la proposta di modifiche al decreto

I terreni agricoli rischiano di diventare una discarica di materiali di diversa origine, dai fanghi di depurazione a generici digestati, con la previsione che il carico inquinante possa aumentare anche al di là dei limiti fissati dalle norme europee. È questo il parere di Coldiretti Ravenna sul testo del decreto ministeriale che sarà esaminato giovedì nella Conferenza Stato-Regioni, sull’utilizzazione in campagna degli effluenti di allevamento, delle acque reflue e dei digestati prodotti da impianto di biogas.

“Dopo che lo studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha rilevato che il coinvolgimento degli allevamenti nelle problematiche ambientali e nell’inquinamento dei nitrati nelle acque, contrariamente a quanto detto per anni, sia del tutto trascurabile o, quantomeno, minimo – afferma Massimiliano Pederzoli, presidente Coldiretti Ravenna e vicepresidente Coldiretti Emilia Romagna - c’è il rischio di vedere oggi legittimato l’inquinamento di suolo e di acque senza nessun controllo”.

Coldiretti Emilia Romagna ha perciò scritto una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, con la proposta di modifiche al decreto che vadano incontro alla necessità delle imprese agricole nella gestione di sostanze derivanti dai normali cicli di produzione, attraverso procedure semplificate e con modalità attente alla salvaguardia ambientale.

“Conosciamo bene la precedente strumentalizzazione dell’impatto dei nitrati sull’ambiente, di cui sono stati considerati responsabili gli allevamenti, con una evidente distorsione della verità – prosegue Pederzoli – adesso che studi più attenti e dettagliati hanno individuato una significativa e prevalente responsabilità di fonti diverse dall’agricoltura, non vorremmo che venissero aperti i campi e le acque ad altre fonti inquinanti, con rischi incontrollabili per una agricoltura come quella ravennate ed emiliano-romagnola che sul suo territorio produce alimenti tipici e di qualità”.

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