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Economia

Commercio, segnali di miglioramento: ma la crisi non è ancora finita

E’ quanto emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti sulla natimortalità delle imprese di commercio e turismo tra maggio e agosto 2015

Il commercio dà segnali di miglioramento, ma la crisi non è ancora finita. Nonostante il ritorno in territorio positivo di consumi e vendite, i negozi tradizionali continuano infatti a diminuire: tra maggio ed agosto di quest’anno si registrano 276 PMI in meno rispetto al 1° quadrimestre 2015. Aumentano leggermente le imprese del commercio ambulante (+6) rispetto al quadrimestre precedente. Continuano a diminuire le imprese che operano nel commercio di carburanti (-16) rispetto al periodo precedente e quelle del commercio di giornali, riviste e periodici (-10), in flessione ormai da anni. L’unico settore in decisa controtendenza è quello delle imprese che operano via internet in Emilia Romagna (+33), rispetto al primo quadrimestre 2015.

E’ quanto emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti sulla natimortalità delle imprese di commercio e turismo tra maggio e agosto 2015. Inoltre lo stesso Osservatorio, sulla base di rilevazioni delle imprese di intermediazione immobiliare (elaborazione ANAMA Confesercenti) per l’Emilia Romagna ha stimato la presenza di ben 44.272 negozi sfitti sul territorio regionale. Per uqnaro roguarda il territorio ravennate, il saldo tra iscrizioni e cessazioni, al 31 agosto 2015, è di meno 40 imprese, su 3.415 imprese totali iscritte.

“Rispetto agli scorsi anni – spiega Roberto Manzoni, presidente regionale Confesercenti – il mercato interno mostra qualche segnale di miglioramento, ma per i negozi tradizionali è sempre una fase difficile. A pesare su questi ultimi sono soprattutto la deregulation delle aperture delle attività commerciali: il regime attuale, che prevede la possibilità di rimanere aperti h24 per 365 giorni l’anno, è insostenibile per i piccoli negozi che continuano a perdere quote di mercato a favore della grande distribuzione. Se non si modificherà la normativa, i negozi non agganceranno mai la “ripresina” e continueranno a chiudere. Occorre, inoltre, un rilancio dei consumi più robusto se vogliamo arrivare a una vera inversione di tendenza.”

“La crisi economica, le liberalizzazioni e gli affitti che, soprattutto nelle aree di pregio commerciale, sono sempre più elevati, stanno svuotando le città di negozi -  afferma il direttore regionale Confesercenti Stefano Bollettinari. Per agevolare il ripopolamento delle attività commerciali, Confesercenti propone l’inserimento nella prossima legge di stabilità di un meccanismo ‘combinato’ per riportare i negozi della città: una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali, un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere declinato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti. In questo modo si favorirebbe, in un momento di ripartenza dell’economia, la ripresa del mercato immobiliare, dando allo stesso tempo nuovo impulso alla rinascita del commercio urbano e delle botteghe. Si creerebbe quindi valore per tutti i soggetti interessati”. 
 

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